Nonostante ciò, le anticipazioni circolate consentono già una prima riflessione sul possibile assetto della disciplina, che andrebbe a colmare un vuoto normativo che, da anni, lascia i caregiver senza strumenti adeguati.
Il caregiver familiare è colui che assiste un parente con disabilità grave o non autosufficienza, spesso a tempo pieno e senza compenso. A oggi, la normativa è lacunosa: esistono riferimenti sparsi, come la legge di bilancio 2018 o misure settoriali, ma manca un quadro organico. Le conseguenze sono pesanti: perdita del lavoro o della possibilità di lavorare, stress psicologico, isolamento sociale e impatto significativo sulla qualità della vita.
L’ipotesi di un disegno di legge dedicato rappresenta quindi un passaggio atteso, anche se - va ribadito - siamo in una fase preliminare.
Secondo quanto anticipato, il futuro DDL dovrebbe introdurre una classificazione nazionale dei caregiver in quattro categorie, un elemento mai formalizzato fino ad oggi. Le fasce, basate sulla convivenza e sul numero di ore settimanali dedicate all’assistenza, sarebbero:
- caregiver convivente prevalente, con almeno 91 ore settimanali di assistenza;
- caregiver convivente, con un impegno compreso tra 30 e 90 ore;
- caregiver non convivente, che presta almeno 30 ore settimanali;
- caregiver con impegno ridotto, convivente o meno, che dedica da 10 a 29 ore a settimana.
Tuttavia, l’accesso al contributo sarebbe subordinato al rispetto di condizioni economiche molto restrittive, tra cui avere un ISEE non superiore a 15.000,00 euro e produrre redditi da lavoro non superiori a 3.000,00 euro annui.
Questi limiti ridurrebbero notevolmente la platea degli aventi diritto. Si stima che il beneficio potrebbe coprire circa 50.000 caregiver, un numero molto basso rispetto agli oltre 7 milioni di persone che svolgono attività di cura.
Un aspetto positivo, secondo quanto trapelato, è che l’assegno non verrebbe conteggiato nell’ISEE, evitando effetti negativi sull’accesso ad altre prestazioni.
Pur rappresentando una potenziale svolta simbolica, quanto emerge finora lascia spazio a diverse perplessità. Innanzitutto, il contributo economico riguarderebbe solo una piccola fascia di caregiver, mentre gli altri otterrebbero solo un riconoscimento formale, senza sostegni concreti.
Inoltre, dalle anticipazioni non sembrano emergere interventi strutturali sui servizi territoriali, come assistenza domiciliare, supporto psicologico, servizi di sollievo o percorsi integrati socio-sanitari. Molte associazioni sottolineano che un vero cambiamento dovrebbe combinare contributi economici e rafforzamento del welfare, altrimenti il peso dell’assistenza continuerà a ricadere quasi interamente sulle famiglie.
Va infine precisato che il DDL Locatelli sarà discusso, sempre secondo quanto riferito da fonti ufficiose, solo dopo che la legge di bilancio 2026 sarà approvata e ben potrebbe, dunque, subire modifiche.