In assenza di nuove misure, infatti, dal 1° gennaio 2026 scatterebbe una riduzione automatica delle detrazioni già prevista dalla normativa vigente: il bonus per la prima casa scenderebbe dal 50% al 36%, mentre per le seconde abitazioni si passerebbe dal 36% al 30%.
La riduzione dovrebbe proseguire negli anni successivi, con ulteriori aggiustamenti delle aliquote e con tetti di spesa ridotti fino al 2033. Solo dal 2034, salvo correttivi, l’aliquota tornerebbe al 36%, ma con un massimale dimezzato rispetto a quello attuale.
L’ipotesi più concreta prevede, da un lato, il mantenimento della percentuale al 50% per le ristrutturazioni sulla prima casa, evitando così la riduzione al 36%; dall’altro, consentire ai contribuenti di recuperare il credito d’imposta in 5 anni anziché in 10. Quest’ultima misura garantirebbe un ritorno fiscale più rapido a chi ha sufficiente capienza Irpef, ma rischia di penalizzare coloro che hanno un’imposta lorda ridotta e potrebbero non riuscire a sfruttare tutte le rate maggiorate.
Sul fronte della finanza pubblica, l’accorciamento della rateizzazione avrebbe un impatto immediato e significativo. Non è un caso che in passato il legislatore avesse scelto di allungare a 10 anni il recupero, proprio per diluire l’onere a carico dello Stato. Secondo le prime stime, la conferma dei bonus casa per il 2026, compreso il mantenimento dell’aliquota al 50% per le ristrutturazioni, l’ecobonus base e un’ulteriore proroga del bonus mobili, comporterebbe una spesa di circa 2 miliardi di euro.
Ad oggi il bonus ristrutturazioni consente di detrarre il 50% delle spese sostenute, fino a un tetto di 96.000 euro per unità immobiliare, ripartendo l’importo in 10 quote annuali. Possono beneficiarne non solo i proprietari, ma anche gli inquilini o i familiari conviventi che partecipano alle spese.
A questo incentivo si affianca il bonus mobili ed elettrodomestici, anch’esso al 50%, ma con un limite ridotto a 5.000 euro per il 2025, la cui conferma dal 2026 dipenderà dalle scelte politiche della manovra.
Il dibattito riguarda anche gli altri strumenti del pacchetto “casa”. Senza nuove proroghe, ecobonus e sismabonus scenderebbero al 30% nel biennio 2026-2027. Inoltre, l’ecobonus di nuova generazione escluderà definitivamente le caldaie a gas, che in passato erano state agevolate al 50 o al 65% a determinate condizioni, in coerenza con la transizione energetica.
Le scelte del legislatore in materia hanno un rilievo che va oltre la singola detrazione. Gli incentivi edilizi muovono intere filiere produttive e contribuiscono a stimolare investimenti che migliorano la qualità e l’efficienza del patrimonio abitativo. Un abbassamento delle aliquote rischierebbe di frenare la propensione delle famiglie a pianificare lavori, proprio mentre altri strumenti fiscali vanno incontro a tagli o a scadenze.