Il Governo sta lavorando a una modifica sostanziale dell'Assegno di inclusione, che potrebbe cambiare radicalmente la vita di oltre 750 mila nuclei familiari italiani. La novità principale riguarda l'abolizione del cosiddetto "mese di pausa", quel periodo di sospensione che attualmente separa la fine della prima erogazione di diciotto mesi dal rinnovo del sussidio per i successivi dodici mesi. Questa interruzione, che ha sempre rappresentato un momento di difficoltà per le famiglie più fragili, potrebbe presto diventare solo un ricordo.
L'esecutivo guidato da Giorgia Meloni intende inserire questa modifica nella Legge di Bilancio per il 2026, garantendo così un'erogazione ininterrotta del beneficio. In termini pratici, l'eliminazione di questo mese di stop si tradurrebbe in un vantaggio economico concreto: circa 670 euro aggiuntivi che rimarrebbero nelle tasche delle famiglie beneficiarie, una sorta di "tredicesima" che potrebbe fare la differenza per chi vive in condizioni di fragilità economica e sociale.
Le nuove regole per il rinnovo
Parallelamente a questa potenziale riforma, l'Inps ha recentemente chiarito le procedure che i beneficiari devono seguire per ottenere il rinnovo dell'Assegno di inclusione. Come specificato nel messaggio 3048 del 14 ottobre 2025, le famiglie che hanno già usufruito della misura per diciotto mesi e che, dopo aver atteso il mese di sospensione, presentano domanda per il rinnovo di dodici mesi, devono necessariamente accedere nuovamente al Sistema Informativo per l'Inclusione Sociale e Lavorativa (Siisl). Questo passaggio è fondamentale per poter definire il nuovo percorso di inclusione sociale e lavorativa del nucleo familiare.
L'Istituto ha precisato che, se la composizione del nucleo non è cambiata rispetto alla precedente domanda, non sarà necessario aggiornare il Patto di attivazione digitale (Pad), semplificando così la procedura burocratica. Il primo incontro con gli operatori dei Servizi Sociali assume un ruolo fondamentale in questa fase: serve infatti a verificare, confermare o eventualmente modificare i percorsi di inclusione individuati nei mesi precedenti, assicurandosi che siano ancora coerenti con i bisogni reali della famiglia.
Gli obblighi e le scadenze da rispettare
Il sistema prevede tempi precisi, che i beneficiari devono rispettare per non perdere il diritto all'Assegno di inclusione. Dopo il primo incontro con i Servizi Sociali, qualora fossero necessari ulteriori appuntamenti, le famiglie avranno a disposizione 90 giorni per presentarsi, sia su convocazione che in modo autonomo. Durante questi incontri, i Servizi Sociali procedono con il riesame della valutazione multidimensionale di tutti i componenti del nucleo familiare, ridefinendo gli impegni previsti nei Patti di inclusione sociale e lavorativa e stabilendo le nuove scadenze per gli appuntamenti successivi.
Per i membri delle famiglie che rientrano in un percorso di attivazione lavorativa presso i Centri per l'impiego, gli obblighi sono ancora più stringenti: entro 60 giorni devono sottoscrivere il Patto di attivazione digitale individuale (Padi), se non lo hanno già fatto in precedenza, e successivamente presentarsi al Centro per l'impiego per la sottoscrizione o l'aggiornamento del Patto di servizio personalizzato (Psp).
I percorsi di inclusione possono proseguire anche indipendentemente dalla percezione del beneficio economico: se il Centro per l'impiego ha già registrato attività relative all'aggiornamento o alla sottoscrizione di un Psp dopo la presentazione della domanda di rinnovo, la scadenza di 60 giorni viene automaticamente prorogata a 90 giorni, a condizione che sia stata completata l'analisi multidimensionale da parte dei Servizi Sociali.
Cos'è l'Assegno di inclusione e chi può richiederlo
L'Assegno di inclusione, annunciato con il Decreto Lavoro del 2023, rappresenta - insieme al Supporto Formazione e Lavoro - uno degli strumenti principali con cui il governo Meloni ha sostituito il Reddito di cittadinanza nella lotta alla povertà. La misura è diventata operativa all'inizio del 2024 e si rivolge specificamente alle famiglie in difficoltà economica che includono almeno un soggetto "fragile": minori, persone over 60, disabili o soggetti seguiti dai servizi sociali.
L'importo del contributo varia in base a diversi fattori e oscilla mediamente tra 480 e oltre 700 euro mensili, dopo l'iscrizione alla piattaforma Siisl e la sottoscrizione del Pad. Per quanto riguarda i requisiti personali, il richiedente deve essere cittadino europeo o familiare di cittadino europeo, oppure cittadino di Paesi terzi con permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo, o ancora titolare di protezione internazionale. È inoltre necessario essere residenti in Italia da almeno cinque anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo, e non avere riportato misure cautelari personali o sentenze definitive di condanna nei dieci anni precedenti.
Sul fronte economico, per accedere al beneficio e per rinnovarlo, il nucleo familiare deve rispettare precisi limiti: Isee inferiore a 10.140 euro annui, patrimonio immobiliare diverso dalla prima casa non superiore a 30mila euro, reddito familiare annuo non superiore a 6.500 euro (che sale a 8.190 euro per famiglie con membri over 67 o con disabilità gravi, e fino a 10.140 euro per chi vive in affitto con contratto dichiarato nella Dsu). Il patrimonio mobiliare, che include conti correnti e investimenti, non deve superare i 6mila euro per i single, gli 8mila euro per nuclei di due persone e i 10mila euro per nuclei di tre o più persone, con soglie maggiorate di 5mila euro per ogni componente con disabilità e di 7.500 euro per ogni componente in condizione di disabilità grave o non autosufficienza.