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Assegno di inclusione 2026, dimezzato il primo mese, niente pił sospensione tra i rinnovi: ecco tutte le novitą

Assegno di inclusione 2026, dimezzato il primo mese, niente pił sospensione tra i rinnovi: ecco tutte le novitą
Assegno di inclusione 2026, arriva lo stop alla sospensione tra i rinnovi, ma primo assegno dimezzato. Ecco cosa cambia, chi perde e quanto vale il taglio. La novità in manovra
L'assegno di inclusione - Adi, attivo dal primo gennaio 2024 (e previsto dall'art. 1 D.L. 48/2023 - Decreto lavoro 2023 - poi convertito nella legge n. 85 dello stesso anno), è la misura nazionale che ha sostituito il discusso reddito di cittadinanza. Da non confondere con il Supporto Formazione Lavoro (Sfl), che ha modalità e destinatari differenti, l'Adi sostiene i nuclei familiari in condizione di fragilità economica e sociale. La sua finalità è contrastare povertà, esclusione sociale e vulnerabilità, promuovendo - al contempo - percorsi personalizzati di inserimento lavorativo, formazione e inclusione sociale.

In vista del 2026, la bozza della legge di Bilancio include maggiori stanziamenti a sostegno dell'Adi, per un aumento complessivo di circa 380 milioni di euro. Tuttavia, parte di questi fondi sarà compensata da un taglio al Fondo nazionale per la lotta alla povertà e all'esclusione sociale di circa 267 milioni di euro. Nelle ultime settimane, il Governo ha indicato proposte di modifica all'assegno di inclusione, nel quadro dei lavori sulla manovra. In particolare, sarebbero introdotte significative novità sui criteri di erogazione dei contributi periodici. Si profila la concreta ipotesi della stretta sui rinnovi, con un nuovo meccanismo di funzionamento della misura assistenzialistica. In estrema sintesi:
  • oggi, tra il termine dei primi 18 mesi di erogazione del contributo e l'avvio di un nuovo ciclo, è prevista una sospensione di un mese;
  • la proposta di modifica contenuta nella bozza di legge di Bilancio 2026 prevede - a favore dei nuclei familiari - la richiesta di immediato rinnovo senza più alcuna sospensione del sussidio;
  • la prima mensilità del nuovo periodo viene però dimezzata, mentre dal secondo mese in poi l'assegno tornerebbe a essere erogato per intero.
Attualmente, gli importi mensili dell'assegno di inclusione oscillano tra i 480 e i 700 euro circa, stabiliti in rapporto al reddito e ai membri del nucleo familiare. Al momento del rinnovo, quindi, i beneficiari andrebbero a perdere alcune centinaia di euro per il solo primo mese.

La scelta in oggetto rappresenta un compromesso politico, perché da una parte si vuole la continuità di un sostegno essenziale alle famiglie, in tempi di carovita e forti difficoltà a far quadrare i bilanci mensili. Dall'altro, si palesa la necessità di contenere l'impatto economico complessivo della misura. Secondo la relazione tecnica allegata all'emendamento al testo della manovra 2026, questa modifica dovrebbe portare a un risparmio di circa 100 milioni di euro per le casse pubbliche. Risorse che, quindi, potranno essere volte ad altre destinazioni e investimenti per la collettività.

Oggi il funzionamento dell'Assegno di Inclusione prevede due componenti principali, ossia:
  • la Quota A, un'integrazione del reddito familiare fino a una soglia massima stabilita;
  • la Quota B, un sostegno economico per i nuclei familiari residenti in abitazioni in locazione e con contratto regolarmente registrato.
Condizionato alla cosiddetta prova dei mezzi e al possesso di specifici requisiti personali (tra cui la residenza in Italia da almeno cinque anni), il beneficio - al fine di garantirne la tracciabilità e la regolarità - viene erogato mensilmente sulla carta di pagamento elettronica (Carta Adi o Carta di inclusione) per un periodo continuativo non superiore a 18 mesi, previa firma del Patto di attivazione digitale su iniziativa del nucleo familiare. Al termine dei primi 18 mesi, è possibile domandare il rinnovo della misura per un altro anno, subordinato al controllo dei requisiti e alla continuità del percorso di inclusione sociale e lavorativa.

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