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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5885 del 17 giugno 1997
«Quanto alle cosiddette «reazioni a corto circuito», anche se normalmente riferibili a stati emotivi e passionali non integranti una condizione patologica, possono tuttavia costituire, in determinate situazioni, manifestazioni di una vera e propria...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10207 del 23 ottobre 1992
«La «marginalità» e la «devianza sociale maggiore» non incidono sulla capacità di intendere e di volere, ove non si evidenzino nel quadro clinico significativi elementi patologici che, esulando dalle mere disarmonie comportamentali e da un alterato...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6234 del 30 aprile 1990
«L'infermità mentale ex artt. 88 e 89 c.p. presuppone l'esistenza di un vero e proprio stato patologico idoneo ad alterare i processi dell'intelligenza e della volontà con esclusione o notevole diminuzione della capacità di intendere e di volere,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4861 del 21 aprile 1988
«Il grado d'incidenza della malattia sulla capacità d'intendere e di volere deve essere valutato in concreto e non con richiami a classificazioni scientifiche enunciate in astratto, poiché le malattie mentali hanno portata diversa sui singoli...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 8038 del 2 settembre 1997
«Non esiste incompatibilità logico-giuridica tra due sentenze, emesse nei confronti dello stesso imputato per fatti diversi commessi in tempi diversi, delle quali una lo ritenga incapace e l'altra, viceversa, capace di intendere e di volere (ovvero...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10264 del 19 ottobre 1988
«Il riconoscimento di un'infermità di mente contenuto in una sentenza non può vincolare il giudice di altro procedimento successivo a carico della stessa persona, poiché l'accertamento delle condizioni mentali dell'imputato deve essere fatto in...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1407 del 9 febbraio 1985
«Nel caso in cui, per il tempo trascorso dal fatto e per l'età frattanto raggiunta dall'imputato, l'accertamento della capacità di intendere e di volere del minore infradiciottenne al momento del fatto non possa essere più effettuata utilmente o si...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5275 del 4 maggio 2000
«Il giudice può addivenire al proscioglimento dell'imputato per incapacità di intendere e di volere solo dopo aver accertato la configurabilità, in termini materiali e di colpevolezza, del reato attribuito all'imputato stesso. (Nella specie la...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2584 del 4 settembre 1993
«Spetta al giudice per le indagini preliminari verificare, in sede di convalida dell'arresto, sulla base della documentazione sanitaria in atti e del contenuto dell'interrogatorio svolto, se l'arrestato fosse capace di intendere e di volere al...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3031 del 26 marzo 1993
«L'epilessia non costituisce di per sé una malattia che comporti uno stato permanente di infermità mentale nel soggetto; la incapacità di intendere o volere è invece ravvisabile nel momento del raptus, vale a dire allorché il malato è colto da una...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3450 del 26 marzo 1991
«La prima circostanza, infatti, presuppone una relazione caratterizzata da un rapporto di supremazia di un soggetto nei confronti di un altro che, anche qualora derivi da una peculiare posizione nella famiglia, non si esaurisce nella titolarità...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11856 del 4 dicembre 1995
«La morte dell'imputato, intervenuta successivamente alla proposizione del ricorso per cassazione, impone l'annullamento senza rinvio della sentenza, per estinzione del reato, con l'enunciazione della relativa causale nel dispositivo, risultando...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2645 del 1 marzo 2000
«Tale condotta deve indurre a far intendere alla vittima che il millantatore abbia la capacità di esercitare un'influenza sui pubblici poteri tale da rendere i detti principi vani e cedevoli al tornaconto personale, con la conseguenza che alla...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 8862 del 12 luglio 1980
«L'infermità totale o parziale di mente va intesa come uno stato patologico e quindi esulano dalla sua nozione quelle anomalie del carattere o altre anormalità - quali le psicopatie - che, pur influendo sul processo di determinazione o di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11394 del 13 novembre 1991
«Il vizio parziale di mente può, tuttavia, portare ad escludere la premeditazione, quando attraverso la disamina e la valutazione critica della perizia psichiatrica e di tutti gli elementi in suo possesso, il giudice accerti che la diminuita...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 48841 del 5 dicembre 2013
«In tema di imputabilità, ai fini del riconoscimento del vizio totale o parziale di mente, possono rientrare nel concetto di "infermità" anche i disturbi della personalità o comunque tutte quelle anomalie psichiche non inquadrabili nel ristretto...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 34785 del 26 settembre 2011
«In tema di capacità di intendere e di volere, il mero dato anagrafico dell'età avanzata (nella specie ottanta anni) e la presenza di momentanei "deficit" mnemonici non possono costituire, di per se stessi, indici di assenza o riduzione di detta...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 21867 del 5 giugno 2007
«In tema di imputabilità, esula dalla nozione di infermità mentale il gruppo delle cosiddette «abnormità psichiche» come nevrosi d'ansia o reazioni a «corto circuito» che hanno natura transitoria e non sono indicative di uno stato morboso, inteso...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8282 del 8 marzo 2006
«In tema di imputabilità, il «disturbo antisociale della personalità» può rientrare nella nozione di infermità e può incidere, escludendola o scemandola grandemente, sulla capacità di intendere o di volere. Quest'ultima può assumere rilevanza...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 958 del 24 aprile 1991
«Gli artt. 88 e 89 del codice penale che disciplinano, rispettivamente, l'infermità totale o parziale di mente, come cause che escludono o diminuiscono notevolmente l'imputabilità, ossia la capacità di intendere e di volere, postulano — secondo il...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 723 del 21 gennaio 1989
«Stabilire se un soggetto, nei singoli casi, sia nel momento del fatto privo di capacità di intendere e di volere, ovvero abbia la stessa grandemente scemata ovvero lo stabilire se trattasi di soggetto con personalità anormale, costituisce una...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9889 del 16 ottobre 1992
«L'epilessia non deve essere considerata una patologia tale da causare una permanente deficienza psichica giacché in periodi extra-accessuali il soggetto ha piena capacità di intendere e di volere e conserva lucidità e completa consapevolezza delle...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4041 del 3 aprile 1992
«Ai fini della sussistenza del vizio di mente, anche nei casi di epilessia conclamata i soggetti che ne soffrono non patiscono alcuna diminuzione delle loro capacità psichiche, al di fuori dei momenti di crisi e al di fuori dei casi in cui, per la...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 299 del 15 gennaio 1992
«Alla stregua degli studi psichiatrici scientifici ormai consolidati, si deve distinguere tra psicosi e psicopatia, l'una considerata vera e propria patologia mentale, tale da alterare i processi intellettivi o volitivi, l'altra da valutarsi alla...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 22765 del 22 maggio 2003
«In tema di imputabilità, gli articoli 88 e 89 c.p. - che disciplinano rispettivamente l'infermità totale e parziale di mente, quali cause che escludono o diminuiscono la capacità di intendere e di volere - postulano l'esistenza di una vera e...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3633 del 4 aprile 1995
«Tra la diminuente del vizio parziale di mente, che attiene alla capacità di intendere e di volere ed all'imputabilità, e la intensità del dolo, considerata come grado rilevante della determinazione a conseguire il proposito criminoso, esiste...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 13852 del 17 ottobre 1989
«Infatti, mentre quest'ultimo attiene alla imputabilità del soggetto, il dolo rappresenta la volontà del soggetto diretta verso l'evento ed appartiene alla struttura del reato, di cui costituisce elemento attuale ed operante ed attiene alla...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1574 del 20 febbraio 1986
«Nel nostro sistema giuridico — penale il vizio parziale di mente non è incompatibile con l'elemento soggettivo del reato in quanto implicano due concetti operanti su piani diversi: l'uno riconduce alla imputabilità del soggetto, secondo la nozione...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 25843 del 18 novembre 2013
«La dichiarazione di addebito della separazione implica la imputabilità al coniuge del comportamento, volontariamente e consapevolmente contrario ai doveri del matrimonio, cui sia ricollegabile l'irreversibile crisi del rapporto fra coniugi. (Nella...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 17977 del 1 settembre 2011
«Ai fini della sussistenza della incapacità di intendere e di volere, costituente causa di annullamento del negozio (nella specie, dimissioni), non occorre la totale privazione delle facoltà intellettive e volitive, essendo sufficiente la...»