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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1824 del 20 luglio 1992
«Il diniego di applicazione della custodia cautelare in luogo di cura in sostituzione della custodia in carcere motivato con l'assenza di pericolosità dell'indagato è in contrasto con il dettato dell'art. 286 c.p.p., che non indica fra le...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3843 del 2 dicembre 1997
«L 'infermità mentale non costituisce uno stato permanente ma va accertata in relazione alla commissione di ciascun reato; essa non può essere ritenuta sulla sola base di un precedente proscioglimento dell'imputato per totale incapacità di...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3787 del 9 marzo 2012
«Il contratto stipulato dal rappresentante, in forza di procura a vendere che sia stata annullata per incapacità d'intendere e di volere del rappresentato, ai sensi dell'art. 428, primo comma, c.c., deve ritenersi concluso da rappresentante senza...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 11191 del 4 luglio 2012
«Ne consegue che detta deroga al regime dell'annullabilità per incapacità legale non può essere estesa all'ipotesi del malizioso occultamento del proprio stato da parte dell'interdetto o dell'inabilitato, sia perché la condizione di questi ultimi...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3273 del 20 novembre 1999
«Il ricorso per saltum avverso un'ordinanza dispositiva di misura coercitiva può essere proposto, ai sensi del secondo comma dell'art. 311 c.p.p., dall'indagato o dal suo difensore soltanto per violazione di legge, per tale dovendosi intendere, con...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 39894 del 12 ottobre 2004
«Non può legittimamente negarsi la convalida dell'arresto in flagranza o del fermo per la ritenuta sussistenza di uno stato di incapacità di intendere e di volere dell'arrestato o del fermato, quando il detto stato non fosse tale da essere...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5689 del 7 giugno 1996
«In tema di giudizio abbreviato, la definibilità del processo «allo stato degli atti», che costituisce la condizione per l'accesso al rito semplificato ai sensi del comma 1 dell'art. 440 c.p.p., è data dalla non suscettibilità di modificazione del...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 5924 del 23 maggio 1995
«Anche nel giudizio abbreviato in fase di appello, l'accertamento dell'imputabilità, quale capacità di intendere e di volere del soggetto, costituisce una verifica doverosa per il giudice, riguardando un presupposto necessario in mancanza del quale...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5179 del 11 febbraio 1993
«Nonostante il silenzio sul punto dell'art. 425 c.p.p., con la sentenza di non luogo a procedere per totale incapacità di intendere e di volere al momento del fatto va applicata dal giudice per le indagini preliminari la misura di sicurezza del...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 15108 del 30 marzo 2004
«Non può essere concessa l'estradizione di un imputato minorenne nell'ipotesi in cui l'ordinamento dello Stato richiedente preveda che lo stesso sarà giudicato come se fosse un adulto, la sua imputabilità sarà presunta senza alcun previo...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 37020 del 26 ottobre 2006
«La gelosia quale stato passionale, in soggetti normali, si manifesta come idea generica portatrice di inquietudine, non diminuisce e tanto meno esclude la capacità di intendere e di volere del soggetto, salvo che essa derivi da un vero e proprio...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 24696 del 31 maggio 2004
«In tema di imputabilità, la capacità di controllo delle proprie azioni va distinta dalla capacità di intendere e di volere, in quanto capacità del soggetto di modulare e calibrare la sua condotta in funzione di elementi condizionanti di ordine...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 24614 del 5 giugno 2003
«In tema di imputabilità, le anomalie che influiscono sulla capacità di intendere e di volere sono le malattie mentali in senso stretto, cioè le insufficienze celebrali originarie e quelle derivanti da conseguenze stabilizzate di danni cerebrali di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 967 del 27 gennaio 1998
«L'esistenza o meno di detto fattore va accertata sulla base degli apporti della scienza psichiatrica la quale, tuttavia, nella vigenza dell'attuale quadro normativo e nella sua funzione di supporto alla decisione giudiziaria, non potrà mai...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1435 del 7 febbraio 1996
«...abnorme e automatica. Solo in questa seconda ipotesi può parlarsi di infermità mentale dipendente da causa patologica e idonea ad escludere o ad attenuare fortemente la capacità di intendere e di volere. (Fattispecie relativa a uxoricidio).»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11373 del 22 novembre 1995
«In tema di imputabilità, affinché una reazione «a corto circuito» costituisca manifestazione di una vera e propria malattia che comprometta la capacità di intendere e di volere del soggetto, è necessario che essa si inquadri in una preesistente...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4954 del 13 maggio 1993
«In tema di imputabilità, la cosiddetta «reazione a corto circuito», quando non risulti dimostrato il suo collegamento ad uno stato patologico, risolvendosi in un turbamento di carattere transitorio, dovuto a forte eccitazione emotiva o a una...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3171 del 11 aprile 1981
«Il semplice stato di agitazione non determina infermità che faccia escludere la capacità di intendere e di volere, non essendo un vero e proprio stato morboso.»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1391 del 28 giugno 1975
«L'eventuale esistenza di una infermità che esclude la capacità di intendere e di volere non può essere desunta dalla sola ebrietà i cui momentanei effetti sono identici sia nei soggetti normali, sia in quelli anormali, ma deve essere accertata...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6065 del 28 giugno 1984
«In caso di ubriachezza volontaria o colposa, l'imputabilità rimane integra, quali che siano gli effetti dell'alcool sulla capacità di intendere e di volere del soggetto, il quale perciò risponde del reato commesso, sempre che sia accertata...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 842 del 19 gennaio 1980
«Il principio di cui all'art. 92 c.p. secondo il quale, in caso di ubriachezza, è presunta la capacità d'intendere e di volere del soggetto, non esime il giudice dall'obbligo d'accertare in ogni singola fattispecie la colpevolezza attraverso...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 8918 del 11 ottobre 1985
«Non influisce sull'imputabilità, ad eccezione del caso fortuito della forza maggiore, lo stato di intossicazione temporanea da assunzione di stupefacenti, che altera la capacità di intendere e di volere soltanto correlativamente all'azione...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2116 del 1 marzo 1985
«Anche al di fuori dell'ipotesi di intossicazione cronica, l'uso e l'abuso di sostanze stupefacenti (o alcooliche) possono concorrere a determinare una condizione giuridica di minorata o esclusa capacità di intendere e di volere, ma solo quando...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4420 del 12 maggio 1984
«Ai fini dell'accertamento della capacità di intendere e di volere, lo stato di intossicazione da stupefacenti deve essere riferito al momento della consumazione del reato, con la più ampia discrezionalità per il giudice di accertarne l'entità e...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 35872 del 1 ottobre 2007
«La situazione di tossicodipendenza che influisce sulla capacità di intendere e di volere è solo quella che, per il suo carattere ineliminabile e per l'impossibilità di guarigione, provoca alterazioni patologiche permanenti, cioè una patologia a...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3191 del 18 marzo 1992
«L'intossicazione da alcool o da sostanze stupefacenti di cui all'art. 95 c.p., in riferimento agli artt. 88 e 89 stesso codice, influisce sulla capacità di intendere e di volere se e in quanto, per il suo carattere ineliminabile e per...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7523 del 30 maggio 1990
«L'intossicazione o lo stato di tossicodipendenza che, ai sensi dell'art. 95 c.p. e con riferimento agli artt. 88 e 89 stesso codice, influisce sulla capacità di intendere e di volere, è solo quella cronica, quella, cioè, che — per il suo carattere...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 10218 del 12 luglio 1989
«Ai fini dell'imputabilità lo stato di tossicodipendenza può assumere rilevanza soltanto se sul medesimo si innesti e si sovrapponga uno stato patologico riguardante anche la capacità di intendere e di volere.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5012 del 23 aprile 1988
«In ogni caso, già nello stadio iniziale e intermedio di psicopatologia, conseguente alla assunzione di stupefacenti, possono verificarsi casi di alterazioni della capacità di intendere e di volere, e non soltanto nel terzo stadio di deterioramento...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11591 del 29 novembre 1985
«La cronica intossicazione da sostanze stupefacenti condiziona tutto il comportamento del soggetto, incidendo nella sfera neuropsichica e provocando lo sfacelo della personalità, con carattere permanente, proprio di una malattia, così da escludere...»