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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 6496 del 5 luglio 1997
«In tema di reato continuato la valutazione del giudice circa l'identità del disegno criminoso costituisce il solo criterio da adottare, nonché l'istituto della continuazione può essere applicato anche quando sia stata già pronunciata una sentenza...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 9955 del 29 settembre 1995
«L'istanza di applicazione del vincolo della continuazione fra reati che formano oggetto del procedimento in corso e reati ad esso esterni, già accertati con sentenze divenute irrevocabili, può essere presentata per la prima volta davanti alla...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2280 del 28 gennaio 1993
«Ai fini della determinazione dei criteri di irrogazione della pena, non occorre nella motivazione una «parte spaziale autonoma» essendo sufficiente che i relativi criteri siano indicati nell'intero corpo della decisione.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 38303 del 19 ottobre 2005
«L'aberratio ictus bioffensiva (art. 82, comma secondo, c.p.), che si realizza allorché l'autore abbia arrecato offesa alla persona diversa e anche a quella cui originariamente era diretta la sua azione, attribuisce la responsabilità per la parte...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 723 del 21 gennaio 1989
«Stabilire se un soggetto, nei singoli casi, sia nel momento del fatto privo di capacità di intendere e di volere, ovvero abbia la stessa grandemente scemata ovvero lo stabilire se trattasi di soggetto con personalità anormale, costituisce una...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 29106 del 18 luglio 2001
«L'accertamento del fatto-reato in tutte le sue componenti, comprese quelle circostanziali, presenta carattere di priorità rispetto a quello dell'imputabilità del soggetto cui il fatto medesimo viene attribuito. (Nella specie, in applicazione di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 13852 del 17 ottobre 1989
«Il giudice, una volta accertato l'elemento intenzionale del reato, risultante dalla volontà dell'agente e dalla rappresentazione dell'evento da parte del medesimo, non è tenuto, se l'imputato è seminfermo di mente, ad alcuna particolare indagine...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3262 del 22 marzo 1991
«Il giudice di merito ha il dovere di dichiarare d'ufficio la mancanza di condizioni di imputabilità soltanto quando sia evidente la prova della totale infermità di mente, mentre l'eventuale vizio parziale di mente costituisce una semplice...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5815 del 9 maggio 1987
«Il vizio parziale di mente va considerato come elemento accidentale del reato, e quindi non può essere preso in considerazione dal giudice della impugnazione ove non formi oggetto di uno specifico punto di gravame o non sia, a questo,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2079 del 1 marzo 1985
«La circostanza aggravante del motivo futile non è astrattamente incompatibile con la diminuente del vizio parziale di mente, dovendo di volta in volta il giudice del merito accertare la reale incidenza dell'infermità sulla concreta sussistenza del...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 26358 del 9 giugno 2005
«Il condannato al pagamento della pena pecuniaria è tenuto al pagamento della pena anche nel caso in cui sia stata pronunciata nei suoi confronti dichiarazione di fallimento. Ne consegue che il giudice di sorveglianza può stabilire la conversione...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3565 del 14 settembre 1994
«Alla stregua dei principi affermati dalla sentenza della Corte costituzionale 30 giugno 1971, n. 149 (richiamata dalla più recente sentenza della stessa corte in data 7 aprile 1987, n. 108), con la quale veniva dichiarata la illegittimità...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 16183 del 20 aprile 2001
«È immanente al vigente sistema normativo una sorta di incompatibilità presunta con il regime carcerario per il soggetto che abbia compito i settanta anni, sicché, nell'ipotesi di esecuzione della pena detentiva che lo riguardi, in presenza di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4328 del 4 agosto 2000
«La detenzione domiciliare applicata in luogo del rinvio dell'esecuzione della pena, escludendo la sottoposizione del condannato al regime penitenziario e consentendogli di vivere dignitosamente nell'ambito familiare e provvedere nel modo più ampio...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6283 del 4 febbraio 1997
«La ragione ispiratrice della disposizione dell'art. 147 comma primo n. 2 c.p. — che consente il rinvio dell'esecuzione della pena per grave infermità fisica — è quella di evitare al condannato trattamenti inumani e la sua sottomissione ad una pena...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5037 del 15 gennaio 1993
«In tema di rinvio facoltativo dell'esecuzione della pena per gravi ragioni di salute, il giudice di merito, con adeguata e coerente motivazione, deve dar ragione delle sue scelte, bilanciando il principio costituzionale dell'eguaglianza di tutti i...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5949 del 4 dicembre 1999
«In tema di rinvio dell'esecuzione della pena per grave infermità fisica, ai sensi dell'art. 147, comma 1, n. 2, c.p., pur sussistendo il dovere, per il giudice, di tener conto, indipendentemente dalla compatibilità o meno dell'infermità con le...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2819 del 6 luglio 1992
«La potestà punitiva dello Stato, che l'esecuzione della pena attua con la costrizione del condannato, ha un limite costituito dalla tutela della salute come fondamentale diritto dell'individuo (art. 32 Cost.), che neppure la generale...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1050 del 5 maggio 1992
«Ai fini del differimento facoltativo dell'esecuzione della pena, sono irrilevanti le patologie psichiche, ancorché riconosciute dal giudice della cognizione sulla base di indagine peritale.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 104 del 10 marzo 1992
«In tema di rinvio dell'esecuzione della pena, ai sensi dell'art. 147 n. 2 c.p., poiché la ratio ispiratrice della norma, in relazione ai referenti di rango costituzionale, è costituita dal divieto di trattamento disumano del condannato (art. 27...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2125 del 22 giugno 1992
«In tema di applicazione di amnistia occorre avere riguardo alla qualificazione del fatto giudicato, considerato nel momento della contestazione e del giudizio, mentre non assume rilievo la quantità della pena in concreto inflitta. (Nella specie il...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2910 del 25 luglio 1991
«Ai fini dell'applicazione dell'amnistia il giudice, quando sia nell'impossibilità di accertare l'epoca di consumazione del reato, deve attenersi all'ipotesi più favorevole al reo.»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 12338 del 13 settembre 1990
«La valenza paritaria dell'amnistia e della prescrizione, già ritenuta sussistente nel vigore della L. 3 agosto 1978, n. 405 e alla luce delle disposizioni contenute nell'art. 12 di detta legge, che contemplano decisione sugli effetti civili...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1644 del 27 giugno 1989
«Nell'ipotesi di più condanne, per cui vi sia stato provvedimento di cumulo delle pene, competente ad applicare l'amnistia impropria è il giudice che ha pronunciato le singole sentenze di condanna e non il giudice dell'esecuzione delle pene...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 11272 del 23 novembre 1985
«Quando un provvedimento di clemenza condiziona l'applicabilità dell'amnistia alla concreta sussistenza di un'attenuante, il giudice ha il potere-dovere di accertare anche d'ufficio se essa ricorra, indipendentemente dalla richiesta dell'appellante.»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 1922 del 18 febbraio 1978
«Nel caso in cui il reato sia escluso dall'ambito di applicazione dell'amnistia, ma si profili la possibilità di eliminazione di un'aggravante, a norma dell'art. 69 c.p., mediante il giudizio di prevalenza o di equivalenza di una circostanza...»
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Cassazione penale, Sez. VII, sentenza n. 41965 del 14 novembre 2007
«In tema di prescrizione del reato, la sentenza della Corte costituzionale n. 393 del 2006 non comporta un'applicazione indistinta della previsione di cui all'art. 6 L. n. 251 del 2005, avendola limitata ai procedimenti pendenti in primo grado alla...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 49540 del 31 dicembre 2003
«In tema d'impedimento del difensore per concomitanza di altro impegno professionale, questi ha l'onere di prospettare, in modo tempestivo e motivato, le ragioni che gli impediscono di presenziare, nonché di fornire specifica ragione della...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8903 del 2 ottobre 1997
«Il reato di cui all'art. 221 Tuls, che consiste nell'utilizzazione dell'immobile senza licenza d'abitabilità, cioè nel tenere una condotta positiva in assenza del provvedimento abilitativo, è permanente fino al momento in cui sopravviene...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1799 del 21 febbraio 1985
«La pendenza innanzi alla Corte costituzionale di una questione di legittimità costituzionale non cagiona, di per sé ed automaticamente, la necessità di sospendere, fino alla decisione della Corte stessa, tutti i procedimenti penali nei quali tale...»