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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7765 del 27 febbraio 2002
«L'ordinanza con cui il giudice di primo grado disponga l'accompagnamento coattivo dell'imputato ai fini dell'esame e l'assunzione di esso senza il preventivo avvertimento della facoltà di non rispondere (in violazione degli artt. 490 e 210 c.p.p.)...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 1226 del 29 gennaio 1999
«In tema di lettura, nel dibattimento, delle dichiarazioni dei soggetti indicati nell'art. 210 c.p.p., la normativa transitoria di cui alla legge 7 agosto 1997 n. 267 subordina l'applicabilità delle nuove regole, nei giudizi di merito in corso, al...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8796 del 28 luglio 1998
«Le dichiarazioni rese dal coimputato che nel rispetto delle condizioni stabilite dall'art. 210 c.p.p., sia stato invitato a rispondere secondo verità, in virtù dell'art. 198 c.p.p., sono utilizzabili. Ciò in quanto l'esortazione a dire il vero,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 855 del 27 gennaio 1996
«Il divieto di assumere come testimoni le persone menzionate nell'art. 210, comma 1, c.p.p. permane anche dopo che sia intervenuta nei loro confronti sentenza irrevocabile di condanna. (A sostegno del principio di cui in massima, la S.C. ha...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11805 del 11 marzo 2004
«In applicazione del principio tempus regit actum deve escludersi l'inutilizzabilità dell'esame dibattimentale di imputato di reato connesso, effettuato ai sensi dell'art. 210 c.p.p., senza l'avvertimento previsto dall'art. 64, comma terzo, lett....»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3252 del 14 febbraio 1994
«La disciplina prevista dall'art. 468 c.p.p. (deposito, a pena di inammissibilità, della lista dei testimoni, periti e consulenti tecnici, con l'indicazione delle circostanze su cui deve vertere l'esame) non può estendersi alle persone imputate in...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 44595 del 29 novembre 2008
«In tema di svolgimento della ricognizione personale, non è causa di nullità o di inutilizzabilità dell'atto l'inosservanza delle formalità previste dagli artt. 213 e 214 c.p.p. al fine di assicurare la partecipazione di persone il più possibile...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 5043 del 9 febbraio 2004
«In tema di misure cautelari personali, poiché i gravi indizi di colpevolezza sono quegli elementi a carico, di natura logica o rappresentativa, idonei a fondare il convincimento di qualificata probabilità di colpevolezza, l'individuazione...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 14855 del 31 marzo 2003
«Qualora sussista discrasia tra l'esito della ricognizione fotografica eseguita dinanzi alla polizia giudiziaria e quello della ricognizione personale esperita nel corso del dibattimento, la possibilità di ritenere prevalente il primo sul secondo è...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 484 del 20 marzo 1997
«La identificazione effettuata in sede dibattimentale non obbedisce alle formalità previste per la ricognizione in senso proprio, di cui agli artt. 213 e seguenti c.p.p., siccome riferibile esclusivamente al contenuto di identificazioni orali del...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10162 del 26 novembre 1996
«Le argomentazioni che specificamente riguardano le ragioni per le quali il giudice ritiene non attendibili le prove a favore dell'imputato devono avere lo stesso spessore di adeguatezza e coerenza richiesto per la motivazione delle prove a carico;...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 8455 del 26 luglio 1995
«La dichiarazione del teste che, nel corso dell'esame in sede dibattimentale, afferma di riconoscere l'imputato, è parificabile a tutte le altre rese dal teste e quindi ben distinto, sul piano strutturale, dalla ricognizione formale disciplinata...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 734 del 23 gennaio 1995
«L'«individuazione fotografica» costituisce prova atipica, in quanto non disciplinata dalla legge né collocabile nell'ambito della «ricognizione», e legittimamente può essere assunta, se ritenuta dal giudice idonea ad assicurare l'accertamento dei...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1680 del 8 giugno 1993
«Il giudice di merito può trarre il proprio convincimento da ogni elemento indiziante o di prova e, quindi, anche da ricognizioni non formali e riconoscimenti fotografici, sicché nell'ambito dei poteri discrezionali di valutazione che l'ordinamento...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 503 del 11 luglio 1992
«La ricognizione di voce o di persona che diventa inutilizzabile, sotto il profilo probatorio, a norma dell'art. 191 c.p.p., ove compiuta in violazione del disposto degli artt. 213 ss. c.p.p., come traspare dal tenore delle norme in questione, è...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 10141 del 5 ottobre 1995
«Mentre il fallimento dell'alibi non può essere posto a carico dell'imputato come elemento sfavorevole, non essendo compito di quest'ultimo dimostrare la sua innocenza, ma onere dell'accusa di provarne la colpevolezza, l'alibi falso, cioè quello...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9676 del 7 settembre 1994
«È irrilevante la circostanza che, nel corso della ricognizione di persone, l'indagato venga collocato fra due persone con caratteristiche fisiche completamente diverse, atteso che le prescrizioni di cui agli artt. 213 e 214 c.p.p. non sono...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4860 del 29 aprile 1994
«Il riconoscimento di persone, fondato com'è su un procedimento intuitivo prelogico, non consente l'esplicazione di argomenti razionali a sostegno dell'esito del medesimo a norma dell'art. 214 c.p.p. che prevede unicamente il requisito della...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 1061 del 5 febbraio 1993
«Se è vero che le norme generali degli artt. 213, 217 c.p.p. prevedono una forma vincolata per la ricognizione, nel senso di un suo caratteristico allestimento formale con conseguente nullità per l'inosservanza di tali formalità, ciò non significa...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5926 del 20 maggio 1998
«Per il riconoscimento della refurtiva da parte del derubato non devono essere necessariamente osservate le formalità stabilite per la ricognizione di cose; in questo caso, infatti, il derubato, avendo avuto il possesso delle cose rubate, è in...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 9256 del 12 settembre 1991
«In tema di utilizzabilità nel giudizio abbreviato degli atti di polizia giudiziaria, l'identificazione di cose sequestrate oggetto del reato da parte della persona offesa, eseguita su iniziativa della polizia giudiziaria anche al fine della...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 20066 del 26 maggio 2010
«L'esperimento giudiziale ha la funzione di verificare in concreto un'ipotesi esplicativa sullo sviluppo di un accadimento, ed a controllare il contesto, onde evitare il pericolo di fattori di confondimento. (Fattispecie nella quale la Corte ha...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2380 del 9 marzo 1995
«Condizione imprescindibile per la utile effettuazione dell'esperimento giudiziale previsto dall'art. 218 c.p.p. è che sia possibile la ricostruzione del fatto in termini di sostanziale identità rispetto a quelli emergenti dai dati di riferimento....»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 9693 del 3 marzo 2003
«Deve ritenersi valido e processualmente utilizzabile il riconoscimento operato in udienza dalla persona offesa, nel corso dell'esame testimoniale, nei confronti dell'imputato presente. Anche nella vigenza del nuovo c.p.p., invero conserva validità...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 8739 del 21 febbraio 2003
«I divieti di lettura di cui all'art. 514 c.p.p., qualora non abbiano ad oggetto atti affetti da inutilizzabilità c.d. “patologica”, quale derivante da una loro assunzione contra legem, possono essere superati dall'accordo delle parti. (Nella...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4501 del 5 febbraio 2002
«In tema di giudizio abbreviato, qualora il prossimo congiunto, alla cui assunzione sia stata condizionata la richiesta di accesso al rito, si avvalga della facoltà di non rendere testimonianza ai sensi dell'art. 199 c.p.p., ben possono essere...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 12081 del 23 novembre 2000
«Il prossimo congiunto dell'imputato ha sempre la possibilità di avvalersi della facoltà di non deporre prevista dall'art. 199 c.p.p., nulla rilevando che in precedenza egli vi abbia rinunciato. Detta possibilità sussiste quindi anche nel caso in...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 6086 del 25 maggio 1998
«In tema di impugnazione relativa a processo in corso alla data di entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale e che prosegue con l'applicazione delle norme anteriormente vigenti, la mancanza della dichiarazione di impugnazione entro il...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 8687 del 28 luglio 1995
«L'accertamento di una situazione di famiglia di fatto e perciò di convivenza more uxorio, ai fini di riconoscere ad un soggetto non coniuge dell'imputato la facoltà, di astenersi dal deporre ed il diritto di essere avvisato di tale facoltà, si...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 6726 del 8 giugno 1995
«L'art. 199 c.p.p., che disciplina la facoltà di astenersi dal deporre dei prossimi congiunti dell'imputato, non è suscettibile di interpretazione estensiva, avendo il legislatore provveduto ad individuare, sulla base di criteri improntati a...»