-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 42649 del 3 novembre 2004
«Nell'ipotesi in cui taluno faccia uso di un documento falsificato recante un'impronta contraffatta è configurabile solo il reato di cui all'art. 489 c.p. e non anche, in concorso, quello di cui all'art. 469 c.p., giacché tale ultima disposizione,...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 25881 del 9 giugno 2004
«Integra il reato di uso di atto falso (art. 489 c.p.) l'utilizzo, mediante presentazione ai funzionari del competente dipartimento trasporti, di documenti stranieri contraffatti per ottenere l'immatricolazione in Italia di veicoli i cui dati di...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 12640 del 20 marzo 2001
«Nel delitto di uso di atto falso, la nozione di uso comprende qualsiasi modo di avvalersi del falso documento per uno scopo conforme alla natura dell'atto; ad integrare il reato basta, pertanto, la semplice esibizione del documento falso. (In...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3363 del 15 marzo 1999
«In materia di falsità in atti, il delitto previsto dall'art. 489 c.p. (uso di documento falsificato, senza concorso nella falsificazione) tutela l'interesse dell'autore apparente del documento, comunque leso dalla sua utilizzazione, che ne rende...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1290 del 10 febbraio 1983
«Il primo uso dell'atto da parte di chi lo abbia falsificato o di chi sia concorso con l'autore nella falsificazione costituisce il reato di cui all'art. 485 c.p. e non già la minore ipotesi di cui all'art. 489 c.p., la quale può configurarsi solo...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 40650 del 12 dicembre 2006
«Integra il delitto di uso di atto falso (489 c.p.), la condotta del cittadino straniero che esibisca agli organi di polizia, in occasione di controlli effettuati in Italia, il passaporto falsificato nella data di scadenza e nel codice di...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 26173 del 18 giugno 2003
«Ai fini dell'individuazione della condotta di uso, rilevante per la configurazione del reato di cui agli artt. 489 e 485 c.p., assume rilievo la funzione rappresentativa del documento usato e non già quella dell'atto documentato. Ne consegue che...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 1978 del 27 febbraio 1982
«Colui che — pur non avendo materialmente falsificato un titolo di credito — abbia per primo fatto uso del medesimo, d'intesa con l'autore materiale della falsificazione od essendo comunque consapevole della falsità, deve rispondere del reato...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 43341 del 29 novembre 2005
«Ai fini dell'integrazione del reato di uso di atto falso (art. 489 c.p.), è necessario che l'agente non abbia concorso nella falsità o che non si tratti di concorso punibile; ne deriva che sussiste il reato in questione quando la falsificazione...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 21651 del 6 maggio 2004
«Ai fini dell'integrazione del reato di uso di atto falso (art. 489 c.p.), è necessario che l'agente non abbia concorso nella falsità o che non si tratti di concorso punibile; ne deriva che sussiste il reato in questione quando la falsificazione...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 16687 del 29 novembre 1989
«Scopo della norma posta dall'art. 490 c.p. è la tutela della fede pubblica attraverso la conservazione di atti pubblici o scritture private per il loro insostituibile valore documentale. Ne consegue che la lesione o messa in pericolo...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2658 del 19 marzo 1993
«Il delitto di falso per soppressione non richiede il dolo specifico, ossia l'intenzione di frustrare o eliminare, in tutto o in parte, l'efficacia probatoria dell'atto, o il fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di recare ad altri un...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 9080 del 3 luglio 1989
«Ai fini della configurabilità del dolo del reato di soppressione, distruzione e occultamento di atti veri, è sufficiente la sola consapevolezza che l'atto non sarà in grado di adempiere più a quella funzione probatoria di cui era dotato.»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 12109 del 3 dicembre 1987
«Il fine specifico di procurare a sé o ad altri un vantaggio è richiesto quale componente essenziale dell'elemento psicologico del reato di cui all'art. 490 c.p., solo quando il documento si identifica in una scrittura privata, in quanto il falso...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3518 del 17 aprile 1985
«Ai fini della configurabilità del delitto di cui agli artt. 476 e 490 c.p. non occorre alcun dolo specifico, essendo sufficiente la consapevolezza che l'atto soppresso non sarà in condizioni di adempiere alla funzione di prova che gli è propria,...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4946 del 28 maggio 1984
«Ai fini dell'ipotizzabilità del reato di falso per soppressione è sufficiente un'azione idonea cosciente e volontaria; non hanno invece alcuna rilevanza le modalità di realizzazione dell'azione medesima, poiché la scelta di queste, fra le tante...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 9209 del 11 ottobre 1997
«In tema di falso documentale, il timbro del protocollo apposto sulla corrispondenza pervenuta ad un ufficio pubblico ha natura di atto pubblico; ed infatti, posto che il registro di protocollo è indiscutibilmente atto di fede privilegiata, in...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8816 del 15 giugno 1990
«La soppressione, la distruzione e l'occultamento della dichiarazione dei redditi ai fini della tassazione concernente l'Irpef o l'Irpeg, dopo che sia stata presentata all'ufficio delle imposte e sia stata controllata con apposita attestazione...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 12872 del 25 settembre 1989
«Il delitto di soppressione, distruzione e occultamento di atti veri, di cui all'art. 490 c.p., allorché concerna cambiali od altri titoli di credito trasmissibili per girata od al portatore, deve ritenersi incluso nel provvedimento di amnistia...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3763 del 22 marzo 1988
«Il delitto di soppressione, distruzione e occultamento di atti veri, di cui all'art. 490 c.p., allorché concerna cambiali od altri titoli di credito trasmissibili per girata od al portatore, deve ritenersi incluso nel provvedimento di amnistia...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4193 del 7 maggio 1985
«La soppressione, distruzione o occultamento, da parte di privati, di targhe automobilistiche — ossia di documenti a contenuto meramente dichiarativo, con i quali si attestano, ai fini dell'immediata individuazione di ciascun autoveicolo, i dati di...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 6861 del 16 luglio 1983
«Non osta all'applicazione del principio di specialità fra il reato di danneggiamento e quello di soppressione di atti, la diversità del bene protetto (nel danneggiamento il patrimonio, nel falso per soppressione la fede pubblica), in quanto...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4743 del 8 maggio 1982
«L'art. 490 c.p. punisce chiunque distrugge, sopprime od occulta un atto pubblico o una scrittura privata veri. La scrittura predisposta dal pubblico ufficiale, anche se da lui non sottoscritta perché la dichiarazione inserita a verbale non è stata...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 465 del 21 gennaio 1982
«I documenti menzionati dall'art. 491 c.p. sono equiparati agli atti pubblici ai soli effetti della pena, mentre conservano i caratteri intrinseci della scrittura privata agli effetti dell'integrazione degli elementi costitutivi del reato.»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 6940 del 15 luglio 1981
«La tutela penale predisposta dall'art. 491 c.p. in relazione alla falsità in titoli di credito, ha per oggetto anzitutto la fede pubblica, che rispetto alla norma si pone come interesse primario, ed ha anche per oggetto il diritto di credito che...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 371 del 9 gennaio 1980
«Il delitto di falsità in cambiale non lede un bene giuridico disponibile bensì un preminente interesse sociale qual è quello della pubblica fede documentale. Conseguentemente non può trovare applicazione l'esimente del consenso dell'avente diritto.»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 537 del 17 aprile 1973
«Il delitto di falsità in cambiale offende non solo il bene primario della pubblica fede, ma anche quello patrimoniale delle persone cui sia stato negoziato il titolo e consente quindi il risarcimento del danno. Pertanto l'attenuante di cui...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 36911 del 13 ottobre 2011
«Vi è concorso formale tra il reato di falsità in titoli di credito e quello di ricettazione degli stessi, non solo perché non vi è alcun rapporto di continenza e quindi non si pone un problema di alternatività o specialità tra i due reati, ma...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5394 del 13 aprile 1989
«La nullità di un determinato negozio non incide in alcun modo sulla sua natura giuridica, che deriva dalla sua particolare struttura e dal suo contenuto; pertanto, costituisce in ogni caso testamento olografo — equiparato, quoad penam, all'atto...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4075 del 5 maggio 1981
«Poiché l'uso del documento costituisce parte integrante della condotta criminosa, correttamente si deduce che si è in presenza di una pluralità di reati dal fatto che mentre la falsificazione delle cambiali venne eseguita in un unico contesto di...»