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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 7720 del 7 agosto 1996
«L'art. 473 c.p. (contraffazione, alterazione o uso di segni distintivi di opere dell'ingegno o di prodotti industriali), si propone di tutelare la fede pubblica contro gli specifici attacchi insiti nella contraffazione o alterazione del marchio o...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3040 del 15 marzo 1987
«Il reato previsto dall'art. 474 c.p. («introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi») ha per oggetto la tutela della pubblica fede e richiede la contraffazione o alterazione del marchio o segno distintivo della merce, che sia...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11426 del 30 ottobre 1976
«Il negoziante che vende un prodotto contraffatto, senza avere avuto alcun rapporto con il contraffattore, ma a conoscenza della contraffazione, è punibile a norma dell'art. 474 c.p., e non già dell'art. 517 c.p., che è applicabile quando il fatto...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2723 del 10 marzo 1975
«In tanto può ritenersi ricorrente il reato di vendita di prodotti industriali con segni mendaci (art. 517 c.p.) in quanto sia esclusa la sussistenza del delitto di contraffazione di segni distintivi giuridicamente protetti o del delitto di...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 239 del 27 febbraio 1973
«L'art. 517 c.p. prevede un tipo di reato a carattere sussidiario che si distingue dal reato di cui all'art. 414 c.p.: 1) per il bene giuridico che è quello dell'ordine economico anziché quello della pubblica fede; 2) per la materialità del reato...»
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Cassazione penale, Sez. Feriale, sentenza n. 39187 del 23 settembre 2013
«Il reato di commercio o somministrazione di medicinali guasti o imperfetti integra una fattispecie di pericolo presunto, in quanto mira ad impedirne l'impiego a scopo terapeutico, sanzionando ogni condotta che renda probabile o possibile la loro...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 24190 del 24 maggio 2005
«La pubblicazione della sentenza di condanna per il reato di cui all'art. 515 c.p. (frode nell'esercizio del commercio), prevista dall'art. 518 c.p., va disposta anche con riferimento all'ipotesi del tentativo, atteso che la disposizione de qua,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6072 del 30 gennaio 2008
«Il delitto di violenza carnale di cui all'art. 519 c.p. rientra nel catalogo di quelli ostativi ai fini dell'applicazione dell'indulto benché la legge n. 241 del 2006 non ne faccia menzione, perché essa fa espresso riferimento al delitto di cui...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1390 del 17 maggio 1996
«Per proporre querela non è richiesta una formula sacramentale, ma deve manifestarsi in forma esplicita o implicita la volontà di chiedere la punizione del colpevole. Tale intenzione non può però essere dedotta dal comportamento successivo alla...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1965 del 12 ottobre 1995
«In tema di violenza carnale, il reato è perseguibile di ufficio ogni qual volta sia connesso, sia pure solo dal punto di vista investigativo, con altri delitti perseguibili di ufficio, come sono ad esempio i reati di induzione e agevolazione della...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8453 del 27 luglio 1994
«Deve qualificarsi come tentativo di violenza carnale (e non come diffamazione aggravata) il fatto di chi, minacciando — e poi attuando la minaccia — di inviare ai parenti di una donna foto compromettenti scattate in occasione di incontri amorosi...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8168 del 19 luglio 1994
«Non è censurabile dal giudice di legittimità l'apprezzamento del giudice di merito, il quale abbia ritenuto che il delitto di ratto a fine di libidine e quello di violenza carnale siano rimasti nettamente separati in relazione alle condotte, non...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 5640 del 12 maggio 1994
«Il consenso della vittima per rapporti sessuali particolari non può escludere l'eventuale sussistenza di reati di ratto, violenza carnale, minacce e lesioni, ove questi comportamenti siano di fatto realizzati oltre una sfera di ragionevole...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3141 del 15 marzo 1994
«Ai fini della configurabilità del delitto di violenza carnale, non si richiede che la violenza sia tale da annullare la volontà del soggetto passivo, ma è sufficiente che la volontà risulti coartata. Neppure è necessario che l'uso della violenza o...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 6202 del 21 giugno 1993
«La violenza carnale compiuta dal marito in danno della moglie non deve presentare connotazioni diverse rispetto a quella compiuta da un soggetto estraneo. (Nella specie trattavasi di imputazione di tentata violenza carnale. I giudici di merito...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 12784 del 18 dicembre 1991
«Al fine di accertare l'elemento della costrizione nel delitto di cui all'art. 519 c.p. non è utile comparare la condotta del soggetto passivo rispetto a parametri comportamentali prevedibili e dettati dall'esperienza, in specie quando la violenza...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1778 del 8 febbraio 1991
«In tema di violenza carnale, non esiste valido consenso alla congiunzione se il soggetto passivo abbia ceduto alle voglie dell'aggressore solo per porre fine ad una situazione divenuta angosciosa ed insopportabile a causa del comportamento...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 6649 del 8 maggio 1990
«Ai fini della configurabilità del reato di violenza carnale non costituisce requisito indispensabile una compenetrazione totale, essendo sufficiente anche una introduzione parziale dell'organo genitale del soggetto attivo nel corpo dell'altro.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4412 del 16 aprile 1994
«In tema di violenza carnale si ha congiunzione ogniqualvolta avvenga una qualsiasi compenetrazione, anche abnorme, tra organi genitali ovvero tra un organo genitale e la bocca. Ne deriva che rientra nella suddetta nozione sia il coito anale, che...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 6294 del 25 maggio 1992
«In relazione al reato di violenza carnale, legittimamente è esclusa l'ammissibilità del prelievo ematico e della relativa perizia sul bambino nato dal rapporto incestuoso, quando vi osti il diritto personalissimo di riservatezza attribuito...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9212 del 27 giugno 1990
«Il delitto di violenza carnale presunta, di cui all'art. 519, cpv., n. 2, c.p., prescinde dalla regolarità, tipicità o legittimità del rapporto di affidamento e, segnatamente, di cura che può ben configurarsi anche nei confronti di un...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3791 del 15 maggio 1986
«L'ipotesi di violenza carnale presunta, di cui all'art. 519, comma secondo, n. 2, c.p., sussiste in relazione a qualsiasi rapporto fiduciario di affidamento, sia pure temporaneo, del minore infrasedicenne al colpevole. (Fattispecie relativa a...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 624 del 19 gennaio 1996
«In tema di violenza carnale presunta, ex art. 519 cpv. n. 3 c.p., sussistono due ipotesi, a seconda che la vittima sia inferma di nascita ovvero che, a cagione della sua inferiorità fisica o psichica, la vittima non sia in grado di resistere al...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 10804 del 20 ottobre 1994
«In tema di violenza carnale, la condizione di inferiorità psichica prescinde da fenomeni di patologia mentale essendo riferibile a fattori di natura diversa connotati da tale consistenza ed incisività da viziare il consenso all'atto sessuale della...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3256 del 22 marzo 1991
«In tema di violenza carnale e ratto a fine di libidine di persona inferma, per decidere della infermità di mente del soggetto passivo o della sua inferiorità fisica o psichica, non è necessario l'accertamento peritale, potendo il giudice formare...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6091 del 11 novembre 1988
«A norma del secondo comma dell'art. 444 c.p.c., la speciale competenza del pretore del luogo in cui ha sede l'ufficio del porto d'iscrizione della nave riguarda solo le controversie che hanno per oggetto gli infortuni sul lavoro e le malattie...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 5321 del 11 febbraio 2004
«I delitti contro la libertà sessuale commessi prima dell'entrata in vigore della Legge 15 febbraio 1996, n. 66, ai fini dell'applicabilità della circostanza aggravante di cui al capoverso dell'art. 520 c.p. (qualità di pubblico ufficiale), non è...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 470 del 15 gennaio 1985
«L'art. 521 c.p. incrimina gli «atti» di libidine violenti e non l'«atto di libidine violento»; ciò significa che possono integrare la materialità del delitto sia una singola manifestazione di concupiscenza sia una pluralità senza che, in questa...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 515 del 19 gennaio 1984
«Integra la materialità del delitto di atti di libidine qualunque atto, diverso dalla congiunzione carnale, suscettivo di dare sfogo alla concupiscenza, come toccamenti lascivi e ancor più gravemente, strofinamenti dell'organo virile sugli organi...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 7819 del 4 ottobre 1983
«In tema di delitti contro la libertà sessuale, gli atti di libidine violenti, di cui all'art. 521 c.p., sono non soltanto quelli con i quali si soddisfa, ma anche quelli con i quali si eccita la brama sessuale. Pertanto, ai fini della sussistenza...»