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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 31695 del 29 luglio 2008
«Ai fini dell'integrazione del delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, l'elemento della minaccia ricorre solo quando questa sia ingiusta ed il male prospettato risulti idoneo a condizionare la sfera della libertà morale del soggetto...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 43873 del 26 novembre 2007
«Commette il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni e non quello di violenza privata colui il quale, a fronte dell'illegittima occupazione, da parte di un pedone, di uno spazio destinato al parcheggio di autoveicoli, nell'attesa del...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 37980 del 23 ottobre 2001
«In tema di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle persone, per la sussistenza del reato, è necessario, non solo che la pretesa arbitrariamente esercitata sia munita di specifica azione, ma anche che la condotta illegittima...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 13037 del 12 novembre 1999
«Qualora taluno consegni ad altri del denaro per effettuare l'acquisto di stupefacenti da destinare ad uso personale, un tale contratto ha causa illecita, di tal che l'eventuale suo inadempimento non può dar luogo a ripetibilità, mediante azione...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4681 del 16 maggio 1997
«Non si configura il reato di cui all'art. 393 c.p. allorché il terzo incaricato della esazione del credito, non si limiti ad una negotiorum gestio, bensì agisca anche, e soprattutto, per il perseguimento dei propri autonomi interessi illeciti. In...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 32 del 5 gennaio 1995
«Non è configurabile, per mancanza di arbitrarietà, il delitto di cui all'art. 393 c.p., nella condotta di un imprenditore edile che, tenuto in forza di contratto preliminare alla vendita di appartamenti in edilizia convenzionata, rifiuta la...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2222 del 18 febbraio 1991
«Può parlarsi di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone soltanto se il comportamento dell'agente si sia concretato nella realizzazione di una pretesa di diritto mediante la sostituzione della privata violenza alla...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 705 del 10 gennaio 2014
«I delitti di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza o minaccia alle persone e di estorsione (la cui materialità è descritta dagli artt. 393 e 629 cod. pen. nei medesimi termini) si distinguono in relazione all'elemento...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 38820 del 22 novembre 2006
«In tema di esercizio arbitrario delle proprie ragioni (art. 393 c.p.), la pretesa arbitrariamente attuata dall'agente deve corrispondere perfettamente all'oggetto della tutela apprestata in concreto dall'ordinamento giuridico di guisa che ciò che...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10336 del 4 marzo 2004
«Nel delitto di esercizio arbitrario delle proprie ragioni la minaccia e la violenza non sono fini a se stesse, ma sono strettamente connesse alla condotta dell'agente, diretta a far valere il preteso diritto, rispetto al cui conseguimento si...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 13162 del 17 novembre 1999
«Ricorre il delitto di violenza privata e non quello di esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone allorché si eccedono macroscopicamente i limiti insiti nel fine di esercitare, sia pure arbitrariamente, un preteso...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 8836 del 5 settembre 1991
«Il reato di «ragion fattasi» di cui all'art. 393 c.p. non è escluso dalla circostanza che il preteso diritto appartenga a soggetto diverso dall'agente, se questi, nella qualità di negotiorum gestor e senza la necessità di investiture formali,...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 6445 del 28 aprile 1989
«Il criterio di differenziazione tra le due ipotesi delittuose previste dall'art. 629 c.p. e dall'art. 393 c.p., risiede nell'elemento soggettivo. Nel reato di estorsione l'intenzione dell'agente si concretizza nel fine di conseguire un profitto,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10534 del 26 ottobre 1988
«Il reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni si differenzia da quello di cui all'art. 610 c.p., che contiene egualmente l'elemento della violenza o della minaccia alla persona, non nella materialità del fatto che può essere identica in...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 16569 del 2 maggio 2007
«Al fine della sussistenza dell'ipotesi aggravata del reato di vilipendio di cadavere è sufficiente il dolo generico, ovvero la consapevolezza di operare la mutilazione, nella cui condotta è insito il vilipendio. (Nell'occasione la Corte ha...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 17050 del 11 aprile 2003
«L'elemento psicologico del reato di vilipendio di cadavere consiste nel dolo generico, ed è integrato quando l'agente sia consapevole che la condotta posta in essere è idonea ad offendere il sentimento di pietà verso i defunti ed è vietata da...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1107 del 17 maggio 1971
«Ai fini della tutela penale accordata dall'art. 410 c.p., rientrano nella nozione di «cadavere» tutti i resti umani tuttora capaci di suscitare l'idea della pietà verso i defunti. Ai fini della sussistenza del delitto aggravato previsto dal...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 5772 del 16 febbraio 2005
«Mentre nel delitto di occultamento di cadavere il celamento dello stesso deve essere temporaneo, ossia operato deliberatamente in modo che il cadavere sia in seguito necessariamente ritrovato e non occorrono particolari accorgimenti nel...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 27290 del 17 giugno 2004
«Il reato di cui all'art. 411 c.p.(distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere) pur realizzandosi con il nascondimento di un cadavere si differenzia dal reato di cui all'art. 412 c.p. (occultamento di cadavere) in quanto l'occultamento è...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2802 del 28 marzo 1985
«Il reato di cui all'art. 411 c.p., nelle ipotesi di soppressione e di sottrazione, si realizza, come quello meno grave di occultamento di cadavere punito dall'art. 412 dello stesso codice, con un nascondimento del cadavere, ma mentre in...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4494 del 29 gennaio 2008
«Una volta provata la realizzazione del reato di omicidio senza che il cadavere della vittima sia stato rinvenuto, la prova del concorrente reato di soppressione di cadavere è in re ipsa. (Nella circostanza, la Corte ha ribadito il principio che...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1027 del 12 gennaio 2006
«Il reato di cui all'art. 411 c.p., anche nella forma tentata, presuppone che l'azione volta alla distruzione attinga le spoglie di un soggetto che abbia subito la cessazione irreversibile di tutte le funzioni vitali, dovendo altrimenti tale...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 36465 del 10 ottobre 2011
«Nel delitto di occultamento di cadavere il celamento dello stesso deve essere temporaneo, ossia operato in modo tale che il cadavere sia in seguito necessariamente ritrovato, mentre nel delitto di soppressione o sottrazione di cadavere il...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 5139 del 2 giugno 1983
«Ai fini dell'elemento soggettivo del reato di sottrazione di cadavere è sufficiente, quale dolo generico, la volontà cosciente e libera di sottrarre i resti umani senza averne diritto, essendo indifferente il fine propostosi dall'agente (lucro,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 8748 del 4 marzo 2011
«L'integrazione del reato di occultamento di cadavere non richiede che il nascondimento sia correlato a particolari accorgimenti, essendo sufficiente la sistemazione del cadavere in modo tale da ritardarne il ritrovamento per un tempo apprezzabile....»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1119 del 3 maggio 1990
«Il delitto di cui all'art. 412 c.p. si consuma nel momento e nel luogo in cui si verifica in conseguenza dell'azione del colpevole un evento costituente occultamento, e, dunque, ha natura di reato istantaneo con effetti permanenti.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5819 del 13 giugno 1981
«Elemento differenziale del delitto di occultamento di cadavere da quello di distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere è che il celamento dello stesso deve essere temporaneo, ossia deliberatamente operato in modo che il cadavere sia...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 742 del 7 maggio 1969
«Il delitto di occultamento si distingue da quello di soppressione di cadavere per la precarietà del nascondimento, onde l'occultamento definitivo costituisce soppressione del cadavere. Nel primo reato, pur sussistendo la consumazione sin dalla...»
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Corte costituzionale, sentenza n. 65 del 4 maggio 1970
«Non è fondata, in relazione all'art. 21 Cost. la questione di legittimità costituzionale dell'art. 414 ultimo comma c.p., perché nell'ordinamento attuale l'apologia punibile è solo quella manifestazione di pensiero, che per le sue modalità integri...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 25833 del 4 luglio 2012
«L'esaltazione di un fatto di reato, finalizzata a spronare altri all'imitazione integra il delitto di istigazione a delinquere quando, per le sue modalità, sia concretamente idonea a provocare la commissione di delitti, il cui accertamento,...»