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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1461 del 4 febbraio 1999
«In materia di gioco d'azzardo, il denaro che a norma dell'art. 722 c.p. deve essere confiscato non è solo quello impegnato nel giuoco al momento della constatazione da parte dei verbalizzanti, ma anche quello «esposto» a tal fine, vale a dire...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3074 del 11 novembre 1997
«La posta in gioco nel reato di gioco d'azzardo costituisce corpo di reato, perciò la strumentalità probatoria sottesa al vincolo è insita nel rapporto tra cosa-corpo di reato e fattispecie contestata e non necessita di specifica motivazione una...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 637 del 28 aprile 1993
«È legittimo il sequestro dei locali ove sia praticato il gioco d'azzardo, allorché esista un rapporto strutturale e strumentale con l'attività criminosa. (Fattispecie: organizzazione finalizzata solo apparentemente allo svolgimento di attività...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 5 del 23 aprile 1993
«Anche nel caso di estinzione del reato, astrattamente non incompatibile con la confisca in forza del combinato disposto degli artt. 210 e 236, comma secondo, c.p., per stabilire se debba farsi luogo a confisca deve aversi riguardo alle previsioni...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1775 del 3 marzo 1986
«Per l'applicazione della confisca voluta dall'art. 722 c.p. è sufficiente che, attraverso qualsiasi mezzo di prova, anche indiziaria, venga accertato che il denaro sia stato impiegato per l'esercizio del giuoco d'azzardo.»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 7979 del 15 luglio 1992
«L'art. 724, primo comma, c.p. sanziona il fatto di bestemmiare con invettive e parole oltraggiose e dunque punisce non la manifestazione di un pensiero ma una manifestazione pubblica di volgarità. Ne consegue che non può ricondursi la bestemmia...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1692 del 26 febbraio 1986
«Ai fini della sussistenza del reato di bestemmia, di cui all'art. 724 c.p., è assolutamente necessaria — per legittimità di contestazione e per attuazione di difesa — la concreta individuazione della bestemmia medesima. (Fattispecie relativa ad...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11738 del 7 dicembre 1985
«È luogo aperto al pubblico l'edificio scolastico in quanto ad esso è consentito l'accesso a determinate condizioni alla categoria di persone che hanno diritto ad accedere per ragioni scolastiche o di servizio o di relazione con gli uffici in esso...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3076 del 4 aprile 1985
«Ai fini della sussistenza del reato di bestemmia di cui all'art. 724 c.p., è necessario che il comportamento avvenga «pubblicamente», nel senso precisato dall'art. 266, quarto comma, c.p. Infatti, poiché l'azione, che offende il comune senso...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 31407 del 21 settembre 2006
«Poiché la pubblica decenza va commisurata secondo un criterio storico-sociologico al sentimento comune dell'uomo medio e non alla particolare sensibilità di un singolo, la nudità integrale in luoghi pubblici o aperti al pubblico, al di fuori della...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3557 del 20 marzo 2000
«Vanno qualificati come atti contrari alla pubblica decenza quelli che, a differenza degli atti osceni, non toccano la sfera degli interessi sessuali ma ledono semplicemente le regole etico sociali attinenti al normale riserbo ed alla elementare...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9685 del 13 novembre 1996
«Ai fini della determinazione delle categorie dell'osceno e degli atti contrari alla pubblica decenza, il giudice deve adottare, quali parametri di valutazione del modificarsi dei costumi sull'intero territorio nazionale, mode (costumi...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2194 del 18 febbraio 1987
«La forza preclusiva del principio ne bis in idem, di cui all'art. 90 c.p.p., non opera nel caso in cui il fatto sul quale si è formato il giudicato, pur essendo unico come entità di ordine materiale, importi la violazione di diverse disposizioni...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3254 del 28 aprile 1986
«Sono atti contrari alla pubblica decenza tutti quegli atti che, in spregio ai criteri di convivenza e di decoro che debbono essere osservati nei rapporti tra i consociati, provocano in questi ultimi disgusto e disapprovazione, come l'orinare in...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 16438 del 27 aprile 2011
«Ai fini dell'integrazione del reato di inosservanza dell'obbligo di istruzione dei minori la mancata conoscenza, da parte dei genitori, della omessa frequentazione scolastica dei propri figli non esclude l'elemento soggettivo, incombendo comunque...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 22037 del 10 giugno 2010
«L'inosservanza dell'obbligo di frequentare la scuola media superiore non configura la contravvenzione di cui all'art. 731 c.p., in quanto all'estensione dell'obbligo scolastico oltre la scuola media (art. 2, lett. c), L. 28 marzo 2003, n. 53) non...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 37400 del 11 ottobre 2007
«In tema di inosservanza dell'obbligo dell'istruzione elementare dei minori, integrano « giusti motivi» di esclusione della punibilità tutte quelle circostanze che rendono oggettivamente inattuabile l'adempimento dell'obbligo di istruzione quali:...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 16965 del 4 maggio 2007
«L'art. 731 c.p. sanziona l'inosservanza dell'obbligo dei genitori di impartire ai figli minorenni l'istruzione elementare e, pertanto, non ricomprende l'inosservanza dell'art. 2 lett. c) della legge 28 marzo 2003 n. 53 secondo cui è assicurato a...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 32539 del 29 settembre 2006
«Il semplice rifiuto del minore di frequentare la scuola non costituisce motivo di esclusione dalla responsabilità in ordine al reato di cui all'art. 731 c.p., inosservanza dell'obbligo di istruzione dei minori, atteso che si configura quale giusto...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 8425 del 13 giugno 1989
«Anche dopo la legge di depenalizzazione n. 689 del 1981 la inosservanza dell'obbligo di istruzione dei minori è assistita da sanzione penale.»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 358 del 17 gennaio 1989
«L'art. 731 c.p. ha carattere meramente sanzionatorio ed è compresa tra le norme penali in bianco e cioè di quelle norme il cui precetto è integrato dalle leggi extra penali che si susseguono nel tempo, fermo restando il bene giuridico tutelato...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3624 del 19 marzo 1999
«La contravvenzione di cui all'art. 733 c.p. (danneggiamento al patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale) costituisce un presidio esterno al sistema di tutela apprestato dalla legge 1 gennaio 1939, n. 1089, che tra le sue figure di...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 7129 del 21 luglio 1998
«Il provvedimento che ammette l'accertamento tecnico preventivo non è suscettibile di ricorso per cassazione ai sensi dell'art. 111 Cost., trattandosi di provvedimento connotato dal carattere della provvisorietà e strumentalità, come risulta...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 4052 del 20 gennaio 1997
«Il reato contravvenzionale previsto dagli artt. 11 comma primo e 59 della legge 1 giugno 1939, n. 1089 è reato di condotta, che consiste nel demolire, rimuovere, modificare o restaurare le cose di interesse artistico senza l'autorizzazione del...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 6199 del 21 giugno 1993
«Il soggetto attivo del reato ex art. 733 c.p. può essere rappresentato sia dal proprietario sia dal possessore o dal detentore, dato che un'interpretazione eccessivamente restrittiva del termine «proprio» paradossalmente escluderebbe dalla tutela...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 9196 del 5 luglio 1989
«Il danneggiamento di beni privati di particolare interesse artistico, storico o archeologico non notificati è punibile rispettivamente a norma degli artt. 635 o 733 c.p. ove avvenga ad opera di terzo estraneo ovvero ad opera del proprietario,...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 7083 del 17 giugno 1988
«Le due ipotesi di reato previste dall'art. 733 c.p. (danneggiamento al patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale) e dagli artt. 11 e 59 L. 1 giugno 1939, n. 1089 (violazione delle disposizioni per la conservazione, integrità e...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 33550 del 7 agosto 2003
«Il reato di distruzione o deturpamento di bellezze naturali ha natura di reato istantaneo con effetti permanenti, ed allorché consti di atti plurimi frazionati e protratti nel tempo si consuma al momento della cessazione dell'attività vietata....»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 9229 del 26 agosto 1994
«La distruzione o l'alterazione del paesaggio si verifica, nell'ipotesi di costruzione o demolizione, all'epoca della ultimazione delle due attività. In quel momento il danno è ormai intervenuto. La successiva protrazione del medesimo non configura...»
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Cassazione penale, Sez. III, ordinanza n. 1695 del 13 settembre 1993
«La distruzione o l'alterazione del paesaggio si verifica, nell'ipotesi di costruzione o demolizione, all'epoca della ultimazione delle due attività. In quel momento in danno è ormai intervenuto. La successiva protrazione del medesimo non configura...»