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Articolo 3 Codice Penale

(R.D. 19 ottobre 1930, n. 1398)

[Aggiornato al 02/03/2024]

Obbligatorietà della legge penale

Dispositivo dell'art. 3 Codice Penale

La legge penale italiana obbliga tutti coloro che, cittadini o stranieri(1), si trovano nel territorio dello Stato, salve le eccezioni stabilite dal diritto pubblico interno [1080 cod. nav.] o dal diritto internazionale(2).

La legge penale italiana obbliga altresì tutti coloro che, cittadini o stranieri, si trovano all'estero, ma limitatamente ai casi stabiliti dalla legge medesima o dal diritto internazionale.

Note

(1) Enuncia il principio di territorialità, secondo il quale la legge non incontra altro limite che il territorio dello Stato, pertanto esplicherà i suoi effetti nei confronti di tutti coloro che vi si trovano: cittadini, stranieri e apolidi, fatte salve le dovute eccezioni. Per quanto riguarda la nozione penale di «cittadini» si rimanda all'art. art. 4 del c.p., comma 2, c.p.: da tale norma è possibile desumere a contrario anche la nozione di «stranieri».
(2) La norma si riferisce alle cd immunità penali, ovvero situazioni tra loro diverse accomunate dal fatto che il soggetto, sopra cui ricade l'immunità, non soggiace all'applicazione della sanzione penale, in virtù di norme proprie sia del diritto pubblico interno,al fine di proteggere coloro che esercitano funzioni od uffici di pubblico interesse (vedi art.(68 Cost.)), sia del diritto internazionale, atte a preservare, in questo caso, i rapporti tra gli Stati (si ricordi l'immunità del Sommo Pontefice riconosciuta dall'art. 8 della legge 29 maggio 1929). Tali situazioni di carattere eccezionali possono essere diversamente suddivise. Ad esempio in base all'oggetto si suole distinguere tra quelle a carattere assoluto, riguardanti qualunque tipologia di reato commesso dal titolare, e quelle a carattere relativo, che rilevano solo se il reato è stato commesso in costanza di carica. In relazione all'efficacia si parla,invece, di immunità sostanziali (o funzionali), che attengono all'attività funzionale e quindi escludono la punibilità del soggetto per atti compiuti ed le opinioni espresse nell'esercizio delle proprie funzioni, e processuali, che si sostanziano nella frapposizione di ostacoli (es.: l'autorizzazione a procedere) o di limiti all'esercizio del potere giurisdizionale nei confronti dei soggetti immuni.

Ratio Legis

La norma in esame si occupa di disciplinare l'efficacia personale della legge penale nello spazio. Il principio base è rappresentato dalla territorialità. A fronte della presenza di una pluralità di ordinamenti giuridici penali, il territorio viene considerato come l'unico limite che la legge incontra nell'esplicazione della sua efficacia, alla quale vengono quindi sottoposti tutti coloro che si trovano nel territorio dello Stato.
Il problema principale che si pone riguarda le «eccezioni» cui la norma stessa fa riferimento (c.d. immunità). Una parte della dottrina ritiene che queste ultime costituiscano un vero e proprio limite al principio di territorialità, mentre altri ritengono che queste siano da annoverarsi tra le cause di giustificazione, con la conseguenza che il fatto commesso dall'immune è da considerare lecito ab origine. La dottrina prevalente le ha invece considerate come cause personali di esclusione della pena, cioè situazioni che, sebbene caratterizzate dall'illiceità penale del fatto, escludono l'applicazione della sanzione sulla base di ragioni di opportunità.

Spiegazione dell'art. 3 Codice Penale

Il territorio statale rappresenta il limite tendenziale entro il quale va applicata la legge penale nazionale. Chiunque commette un reato all'interno del territorio italiano sarà punibile in conformità alla legge penale interna.
Tuttavia, l'interesse alla protezione ordinamentale nei confronti di una determinata offesa ha spinto il legislatore a prevedere la perseguibilità di soggetti che abbiano commesso reati anche al di fuori del territorio nazionale. Tali fattispecie, aventi carattere di eccezionalità, devono essere espressamente previste dalla legge (artt. 7 ss.) o dal diritto internazionale.

Ci sono alcune eccezione all'applicazione del principio di territorialità, e sono costituite dalle cosiddette "immunità", che possono derivare dal diritto internazionale, sia convenzionale che consuetudinario, o dal diritto interno.
Certa parte della dottrina ritiene che le prime siano frutto di scelte di mera opportunità politica, legate ai rapporti tra gli Stati. Le seconde, invece, risponderebbero al principio di separazione dei poteri, in virtù del quale gli atti di esercizio di un potere sono insindacabili da parte di un altro.

Massime relative all'art. 3 Codice Penale

Cass. pen. n. 31652/2021

Sussiste la giurisdizione dello Stato italiano per il delitto di omicidio doloso plurimo commesso in alto mare a bordo di imbarcazioni prive di bandiera in danno di migranti trasportati illegalmente in Italia, in forza del principio di universalità della legge penale italiana di cui all'art. 3, comma secondo cod. pen. e - in virtù del rinvio di cui all'art. 7, n. 5, cod. pen. - della diretta applicazione della Convenzione ONU di Palermo sul contrasto alla criminalità organizzata transnazionale, trattandosi di reato grave, con effetti sostanziali nel territorio italiano, commesso da un gruppo criminale organizzato nell'ambito di una complessa condotta posta in essere allo scopo di commettere i reati previsti dalla Convenzione e dei Protocolli Addizionali, tra i quali rientra il traffico di migranti verso l'Italia.

Cass. pen. n. 46340/2012

Colui che, quale organo di uno Stato straniero, ponga in essere "iure imperii" atti previsti dalla legge italiana come reato è soggetto alla giurisdizione penale italiana, non essendo rinvenibile nel diritto internazionale una norma consuetudinaria che riconosca in tal caso una immunità funzionale in materia penale.

Cass. pen. n. 44306/2007

In tema di illeciti penali commessi a bordo di una nave straniera, sussiste la giurisdizione dello Stato italiano in relazione a fatti idonei ad interferire nella vita della comunità costiera: pertanto, è compito del giudice verificare in concreto se dal fatto contestato siano derivate conseguenze estesesi allo Stato rivierasco ovvero se il medesimo fatto sia stato di per sé idoneo a turbare la pace pubblica del Paese o il buon ordine del mare territoriale, dovendosi escludere, in entrambe le ipotesi, il difetto di giurisdizione dell'Autorità giudiziaria italiana. (In motivazione, la S.C. ha affermato che con la ratifica della Convenzione di Ginevra del 29 aprile 1958 - art. 19 -, lo Stato italiano ha rinunciato alla giurisdizione in relazione ad illeciti penali commessi a bordo di una nave straniera che abbiano rilevanza solo all'interno della comunità viaggiante sulla stessa; richiamando anche la prassi internazionale, la Corte, inoltre, ha precisato che per riconoscere la giurisdizione dello Stato costiero devono farsi riferimento al requisito del "disturbo effettivo" e a quello del "disturbo morale", quest'ultimo relativo a fatti la cui natura è solo potenzialmente idonea a turbare l'ordine pubblico e la sicurezza della comunità territoriale; nel caso di specie, è stata ritenuta la giurisdizione dello Stato italiano in considerazione delle ripercussioni all'esterno del fatto contestato - un tentato omicidio - e dell'allarme creato nella comunità locale, evidenziato dall'attivazione dell'apparato sanitario di emergenza e dell'apparato di polizia).

Cass. pen. n. 49666/2004

In tema di immunità previste dal diritto internazionale, poiché alla Repubblica del Montenegro non spetta, nell'ambito della comunità internazionale, la qualifica di Stato sovrano e di soggetto autonomo e indipendente (che fa capo solo allo Stato Unione di Serbia e Montenegro), il presidente della Repubblica e il capo del governo del Montenegro non godono delle immunità dalla giurisdizione penale italiana riconosciute ai capi di Stato e di governo e ai Ministri degli esteri degli Stati sovrani e soggetti di diritto internazionale. (Fattispecie nella quale la Corte ha annullato l'ordinanza del tribunale del riesame che, a conferma della decisione del g.i.p., aveva rigettato, sul rilievo di tale immunità, una richiesta, avanzata nei confronti del Presidente della Repubblica del Montenegro, di misura cautelare per associazione per delinquere finalizzata al contrabbando di t.l.e.).

Cass. pen. n. 1011/1998

L'immunità, che comporta la sottrazione per taluni soggetti all'applicabilità delle sanzioni penali, costituendo un'eccezione al principio di obbligatorietà della legge penale, non può che derivare da disposizioni legislative ed è insuscettibile di interpretazioni estensive ed analogiche, come del resto avverte l'art. 3 c.p. nel limitarla ai soli casi stabiliti dal diritto pubblico interno e dal diritto internazionale. Il diritto internazionale riconosce l'immunità ai soli capi di Stato per il fatto che essi rappresentano i rispettivi Stati. Tutte le altre immunità non possono che sorgere da specifiche norme legislative, le quali non solo devono formulare il collegamento tra l'organo e la sua qualità di rappresentante dello Stato straniero, ma devono altresì indicare se l'esonero è generale, ovvero limitato ai fatti commessi nell'esercizio delle loro funzioni. Pertanto l'immunità non può essere riconosciuta al deputato alla sanità e sicurezza sociale del Congresso di stato di S. Marino.

Cass. pen. n. 469/1994

Le immunità dalla giurisdizione previste dalle Convenzioni di Vienna sulle relazioni diplomatiche e consolari, ratificate e rese esecutive in Italia con L. 9 agosto 1967, n. 804, non sono limitate ai soli rappresentanti diplomatici veri e propri. L'art. 43 della Convenzione del 24 aprile 1963 sulle relazioni consolari, infatti, stabilisce, al primo comma, che anche i «funzionari consolari» e gli «impiegati consolari» non possono essere sottoposti a giudizio dalle autorità giudiziarie e amministrative dello Stato di residenza per gli atti compiuti nell'esercizio delle funzioni consolari. (Sulla scorta del principio di cui in massima la Cassazione ha ritenuto corretta la decisione del giudice di merito che aveva dichiarato l'improcedibilità dell'azione penale per il fatto compiuto dall'imputato — e ritenuto integrare la contravvenzione di cui all'art. 674 c.p. — nell'esercizio delle funzioni di sovrintendente del Cimitero militare americano di Nettuno e di membro della missione diplomatica degli Stati Uniti).

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