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Diritto processuale penale -

I rapporti tra il pubblico ministero e la polizia giudiziaria

AUTORE:
ANNO ACCADEMICO: 2017
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Palermo
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Il presente elaborato analizza la prima fase del procedimento penale: le indagini preliminari.
In particolar modo, si sofferma sui protagonisti di tale fase: il Pubblico Ministero e la Polizia Giudiziaria.
Il primo capitolo, dopo una breve introduzione e presentazione del giudice per le indagini preliminari, descrive la notizia di reato, cioè l’evento che provoca l’avvio delle indagini, e i successivi adempimenti che dovranno essere espletati. Le indagini preliminari hanno inizio nel momento in cui “il pubblico ministero o la polizia giudiziaria prendono notizia dei reati di propria iniziativa e ricevono le notizie di reato”.
Il lavoro prosegue specificando gli atti di iniziativa della polizia giudiziaria e quelli del pubblico ministero.
In merito agli atti svolti dalla polizia giudiziaria di propria iniziativa è necessario distinguere gli atti tipici dagli atti atipici. I primi si distinguono a loro volta tra le attività che non richiedono l’utilizzo di poteri coercitivi (come ad esempio le sommarie informazioni dall’indagato o da persone diverse dall’indagato) e quelle che, invece, richiedono l’utilizzo di poteri coercitivi (come ad esempio le perquisizioni in caso di flagranza o evasione, l’identificazione dell’indagato o di altre persone). I secondi sono ad esempio: le individuazioni fotografiche, le attività di osservazione, controllo e pedinamento e l’accertamento tecnico del DNA. Per quanto riguarda le attività svolte dal pubblico ministero si annoverano: l’impartizione di apposite direttive alla polizia giudiziaria riguardanti le operazioni da compiere durante le indagini, le perquisizioni, i sequestri, le ispezioni e gli interrogatori.
Il seguente capitolo, il secondo, si concentrerà sull’evoluzione dei complessi e articolati rapporti tra il pubblico ministero e la polizia giudiziaria e - ripercorrendo i vari momenti storici - si osserva come tale rapporto abbia subito numerose evoluzioni nell’arco degli anni e sia stato al centro di numerosi dibattiti dottrinari. In altre parole, questo capitolo propone uno studio analitico del percorso storico che ha permesso e comportato l’evoluzione del rapporto tra polizia giudiziaria e autorità giudiziaria, dal codice di procedura penale del 1930, fino alle modifiche del codice attuale.
Infine, il terzo capitolo tratterà dei mezzi di ricerca della prova, con particolare attenzione alle intercettazioni, e della conclusione delle indagini preliminari. Con riguardo alle intercettazioni, l’elaborato si sofferma: sulla procedura che occorre seguire per disporle, i diversi requisiti per disporle nei procedimenti per reati di criminalità organizzata, e la diversa procedura per i casi urgenti. A seguire si parlerà delle videoriprese come atto di indagine e delle indagini sotto copertura, ovvero un tipo di indagini che consentono alla polizia giudiziaria di infiltrare dei propri componenti all’interno dello organizzazioni criminali in modo da acquisire elementi di prova per un determinato delitto. Per concludere, si esaminerà la chiusura delle indagini preliminari e i suoi due possibili esiti: da una parte la richiesta di rinvio a giudizio e il conseguente esercizio dell’azione penale da parte del pubblico ministero, dall’altra la richiesta di archiviazione delle indagini, sempre ad opera del pubblico ministero. Nel dettaglio, il pubblico ministero esercita l’azione penale, formulando l’imputazione, quando ritiene di essere in possesso di elementi idonei a sostenere l’accusa in giudizio. L’archiviazione verrà richiesta, invece, quando il pubblico ministero riterrà che non vi siano elementi sufficienti per esercitare l’azione penale.

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