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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2146 del 23 febbraio 2000
«Nel caso di uccisione di persona diversa da quella che si intendeva solo percuotere o ferire, si configura l'omicidio preterintenzionale. Ciò ai sensi dell'art. 82 c.p., poiché l'agente deve rispondere a titolo di dolo come se avesse commesso...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5139 del 5 maggio 1995
«In virtù del principio sancito dall'art. 40, cpv. c.p. può essere chiamato a rispondere di omicidio preterintenzionale il funzionario di polizia che sia assente dal luogo ove il fatto si è verificato, violando l'obbligo di impedire che la condotta...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11971 del 13 dicembre 1985
«Nel caso di evento mortale, conseguente all'esplosione di proiettili di arma da fuoco verso terra che attingono, dopo il rimbalzo, persone successivamente decedute, il giudice, al fine di individuare la natura del reato (omicidio volontario o...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 19056 del 17 maggio 2007
«In tema di responsabilità penale per morte come conseguenza non voluta del delitto di cessione di sostanze stupefacenti, è necessario che il comportamento che venga posto in relazione di causa-effetto con la morte della vittima integri la...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 14302 del 21 aprile 2006
«In tema di responsabilità penale per morte o lesioni costituenti conseguenza non voluta di altro delitto doloso (art. 586 c.p.), si deve ritenere sussistente la responsabilità non sulla base del mero rapporto di causalità materiale (purché non...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1318 del 4 febbraio 1998
«In tema di morte o lesioni come conseguenza di altro delitto, di cui all'art. 586 c.p., la responsabilità per la morte dell'assuntore della droga deve essere affermata non solo in relazione a fatti consistenti nella illecita cessione dello...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 7366 del 22 luglio 1996
«Qualora un soggetto venga condannato per spaccio di droga e per il reato di cui all'art. 586 c.p., in quanto la persona alla quale aveva fornito lo stupefacente, caduta in stato soporoso a seguito dell'assunzione della sostanza, era deceduta in...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 6339 del 30 maggio 1994
«In tema di attività illecite concernenti gli stupefacenti, l'evento morte dell'acquirente in conseguenza dell'assunzione della droga ceduta non costituisce, di per sé, elemento ostativo all'applicazione della circostanza attenuante della lieve...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1870 del 26 febbraio 1993
«La morte, conseguita ad assunzione di sostanza stupefacente, del consumatore di essa, comporta la responsabilità del suo fornitore anche non immediato, a norma dell'art. 586 c.p.; più in particolare, la morte dell'assuntore è addebitata all'agente...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 11965 del 22 novembre 1991
«Lo spacciatore di droga risponde del reato di cui all'art. 586 c.p. nel caso di morte dell'acquirente derivata dall'assunzione della sostanza stupefacente. Il rapporto tra il fatto del delitto doloso (spaccio di stupefacenti e vendita della dose)...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 16609 del 19 dicembre 1990
«Allorché un soggetto abbia ceduto, anche in dose singola, una sostanza stupefacente ad un terzo che ne abbia fatto poi oggetto di trasferimento ad altri, il nesso di causalità tra la prima condotta e la morte dell'ultimo cessionario, sopravvenuta...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 3474 del 12 marzo 1990
«Ai fini della configurabilità dell'ipotesi prevista dall'art. 586 c.p., ciò che deve essere voluto è soltanto il reato base, in relazione al quale va considerato l'elemento soggettivo, mentre la morte o la lesione che dal reato base derivino sono...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 7013 del 23 febbraio 2011
«Il reato di rissa (art. 588 c.p.) è configurabile anche nel caso in cui i partecipanti non siano stati coinvolti tutti contemporaneamente nella colluttazione e l'azione si sia sviluppata in varie fasi e si sia frazionata in distinti episodi, tra i...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4402 del 2 febbraio 2009
«In tema di delitto di rissa, l'aggravante di cui all'art. 588, comma primo, c.p. è applicabile anche nei confronti del compartecipe che abbia riportato lesioni personali, in quanto colui che partecipa volontariamente alla condotta violenta...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 43524 del 8 novembre 2004
«Ai fini della configurazione del delitto di rissa è necessario che un gruppo di persone in numero superiore a tre venga alle mani con il proposito di ledersi reciprocamente; allorché invece un gruppo di persone assalga deliberatamente altre, e...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5920 del 24 aprile 1990
«Per la configurazione del reato di rissa sono necessarie nella violenta contesa più centri di aggressione con volontà vicendevole di attentare all'altrui incolumità personale e la partecipazione di corrissanti divisi in gruppi contrapposti. Di...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 12328 del 13 dicembre 1988
«In tema di rissa, il reato è integrato quando si verifichi una violenta contesa, con vie di fatto e con il proposito di ledersi reciprocamente, tra tre o più persone; contesa che, anche per la possibilità che altre persone intervengano a prendere...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11245 del 22 novembre 1988
«Per la configurazione del reato di rissa è necessario che nella contesa violenta esistano più fronti di aggressione, con volontà vicendevole di attentare all'altrui personale incolumità; il che può realizzarsi anche quando qualcuna delle «parti»...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1729 del 11 febbraio 1988
«Per la sussistenza del delitto di rissa, se è necessaria la presenza di almeno tre corrissanti in un medesimo contesto spazio-temporale, non occorre che gli stessi vengano contemporaneamente ed insieme a vie di fatto, né che la rissa abbia luogo...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5538 del 12 maggio 1992
«La semplice partecipazione ad una rissa non può integrare, rispetto al reato di omicidio preterintenzionale, la circostanza attenuante di cui all'art. 62, n. 5, c.p. (concorso doloso dell'offeso), atteso che tale circostanza presuppone oltre...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 300 del 15 gennaio 1986
«Nell'ipotesi aggravata di cui all'art. 588 cpv. c.p., la partecipazione alla rissa va riguardata come mera occasione e non come concausa del delitto di omicidio o di lesione, sicché, nel caso che a rimanere ucciso o ferito sia un corrissante, non...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1022 del 3 febbraio 1983
«La mera partecipazione ad una rissa non postula, di per sé, il concorso nei delitti più gravi commessi da uno o da alcuno dei corrissanti, essendo necessario dimostrare che anche gli altri abbiano consapevolmente concorso, materialmente o...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 43382 del 30 novembre 2005
«L'attenuante della provocazione è normalmente incompatibile con il reato di rissa, a meno che non risulti che l'azione offensiva di uno dei due gruppi contendenti sia stata preceduta e determinata — senza che ricorrano gli estremi della legittima...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3866 del 19 maggio 1986
«L'esimente della legittima difesa non è applicabile al delitto di rissa quando manchino i requisiti dell'involontarietà del pericolo e della proporzionalità della difesa. (Nella specie la Suprema Corte ha negato che ricorressero gli estremi per la...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 7635 del 23 febbraio 2007
«È inapplicabile al reato di rissa la causa di giustificazione della legittima difesa, considerato che i corrissanti sono ordinariamente animati dall'intento reciproco di offendersi ed accettano la situazione di pericolo nella quale volontariamente...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11785 del 10 novembre 1980
«Premesso che l'oggettività giuridica del delitto di rissa consiste in una violenta contesa tra tre o più persone animate da un reciproco intento aggressivo, si può configurare l'esimente della legittima difesa sia se un soggetto interviene nella...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 14956 del 13 aprile 2011
«La circostanza aggravante prevista dall'art. 112, comma primo, n. 2, c.p. è configurabile anche per il delitto di violenza sessuale di gruppo, non sussistendo alcuna incompatibilità tra la natura di reato a concorso necessario e la maggiore...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8775 del 4 marzo 2011
«Risponde di concorso nel delitto di violenza sessuale di gruppo colui che, pur non presente nel luogo e nel momento della violenza consumata dai correi, abbia comunque apportato un contributo causale al reato oggetto di volontà comune....»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 15619 del 23 aprile 2010
«La commissione di atti di violenza sessuale di gruppo si distingue dal concorso di persone nel reato di violenza sessuale, perché non è sufficiente, ai fini della sua configurabilità, l'accordo della volontà dei compartecipi, ma è necessaria la...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 15089 del 20 aprile 2010
«Risponde del reato di violenza sessuale di gruppo chi, pur non avendo compiuto atti di minaccia o di violenza, dia un contributo causale alla commissione del fatto, anche solo partecipando ad un segmento dell'azione delittuosa. (Fattispecie...»