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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 8038 del 2 settembre 1997
«Non esiste incompatibilità logico-giuridica tra due sentenze, emesse nei confronti dello stesso imputato per fatti diversi commessi in tempi diversi, delle quali una lo ritenga incapace e l'altra, viceversa, capace di intendere e di volere (ovvero...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2406 del 12 marzo 1985
«L'accertamento dell'infermità di mente dell'imputato va compiuto in relazione al fatto concreto addebitatogli, perché quello eseguito in altro procedimento, relativo a diverso fatto non è mai vincolante nel giudizio successivo. L'indagine ai fini...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 3164 del 28 gennaio 1997
«Le condizioni di mente dell'imputato ai fini della imputabilità debbono essere accertate in relazione al tempo in cui è stato commesso il reato da giudicare, perché può ben darsi il caso che il vizio di mente, riscontrato in relazione ad un...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10264 del 19 ottobre 1988
«Il riconoscimento di un'infermità di mente contenuto in una sentenza non può vincolare il giudice di altro procedimento successivo a carico della stessa persona, poiché l'accertamento delle condizioni mentali dell'imputato deve essere fatto in...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2584 del 4 settembre 1993
«Spetta al giudice per le indagini preliminari verificare, in sede di convalida dell'arresto, sulla base della documentazione sanitaria in atti e del contenuto dell'interrogatorio svolto, se l'arrestato fosse capace di intendere e di volere al...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1775 del 16 gennaio 2003
«Per escludere lo stato di imputabilità non è sufficiente la condizione generica di tossicodipendenza, ma accorre che l'intossicazione da sostanze stupefacenti sia cronica ed abbia prodotto un'alterazione psichica permanente, ossia una...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 15224 del 21 novembre 1990
«Nel reato colposo conseguente ad incidente stradale il malore improvviso del conducente di un veicolo va considerato sotto il profilo dell'imputabilità, e non del caso fortuito, poichè il fatto patologico sopprime la capacità di...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 1945 del 12 febbraio 1990
«In tema di reati colposi connessi alla circolazione stradale, poichè il malore improvviso incide sull'imputabilità, non rientrando nella categoria giuridica del caso fortuito, deve essere accertato d'ufficio dal giudice e non provato...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 12093 del 17 novembre 1980
«L'improvviso malore da cui sia colpito il conducente di un autoveicolo non costituisce caso fortuito, ma è evento che incide, escludendole, sulla coscienza e volontarietà della condotta. Conseguentemente, grava sull'imputato soltanto un onere di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 24142 del 16 giugno 2011
«Ai fini della dichiarazione di abitualità nel reato "ex" art. 103 c.p. e della conseguente applicazione di misura di sicurezza detentiva non è consentito tenere conto, quale sentenza di condanna per delitto non colposo seguita a condanna per due...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6926 del 18 febbraio 2009
«Alla dichiarazione di abitualità nel reato può provvedere il magistrato di sorveglianza, il quale può procedere anche di ufficio ogni volta che, successivamente alla pronuncia di una sentenza di condanna, deve essere ordinata una misura di sicurezza.»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 31743 del 28 luglio 2003
«Il giudice deve motivare la dichiarazione di abitualità a delinquere, fondandola non solo sulla constatazione della recidiva specifica, sia pure reiterata ed infraquinquennale, ma anche sulla valutazione della complessiva condotta di vita tenuta...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 1423 del 11 gennaio 2013
«In tema di abitualità del reato, mentre in quella presunta dalla legge il giudice deve limitarsi ad accertare i soli elementi necessari e sufficienti, tassativamente determinati dal legislatore, nell'ipotesi di abitualità ritenuta dal giudice,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 22505 del 7 giugno 2002
«Ai fini della dichiarazione di abitualità ritenuta dal giudice, qualora le condanne definitive siano già sussistenti nel numero prescritto e per i reati previsti, qualsiasi comportamento o circostanza, che si aggiunga alle suddette condanne e...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1110 del 6 febbraio 1997
«In tema di dichiarazione di abitualità nel reato, la omogeneità della natura dei reati commessi, unitamente alla reiterazione della condotta commessa in tempi ravvicinati, può costituire elemento decisivo per essa dichiarazione e, perciò, la...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 555 del 10 aprile 1995
«Ai fini della dichiarazione di abitualità ritenuta dal giudice l'art. 103 c.p. richiede, come presupposto inderogabile, che il soggetto, già condannato per due delitti non colposi, venga ulteriormente condannato per un altro delitto non colposo....»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 5416 del 17 maggio 1991
«Con riferimento alla dichiarazione di abitualità nel reato, l'applicazione dell'art. 103 c.p., in sostituzione del contestato art. 102 stesso codice, determina mancanza di correlazione tra la contestazione e la pronuncia, che impone l'annullamento...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 12895 del 25 settembre 1989
«La dichiarazione di abitualità nel reato ritenuta dal giudice ai sensi dell'art. 103 c.p. ha natura costitutiva ed efficacia ex nunc, così che essa deve considerarsi causa che inibisce l'applicazione dell'amnistia solo se sia intervenuta, con...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 11637 del 7 settembre 1989
«La dichiarazione di abitualità nel delitto, ritenuta dal giudice ai sensi dell'art. 103 c.p., esige la valutazione complessiva della condotta tenuta dal soggetto in precedenza e nel periodo ultimo di libertà, nonché la omogeneità dei reati...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 1466 del 3 febbraio 1989
«La dichiarazione di abitualità nel delitto osta all'applicazione dell'amnistia anche se la sentenza che contiene la declaratoria è passata in giudicato dopo l'emanazione del decreto di clemenza.»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 535 del 19 gennaio 1989
«In tema di dichiarazione di abitualità del reato, la omogeneità della natura dei reati commessi, unitamente alla reiterazione della condotta commessa in tempi ravvicinati può costituire elemento decisivo per essa dichiarazione e, perciò,...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 5285 del 9 giugno 1986
«La reiterazione, in un determinato ambito cronologico, dell'azione delittuosa può costituire prova dell'abitualità del reato e non dell'unicità del disegno criminoso, in specie quando dei precedenti penali dell'imputato, posti in relazione ai...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 8150 del 6 ottobre 1984
«Ai fini della dichiarazione di abitualità a delinquere non basta che sia stata contestata la recidiva specifica reiterata, ma occorre l'indicazione di quegli elementi di fatto che comportano necessariamente la detta dichiarazione.»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 6334 del 10 luglio 1984
«Pur dovendo normalmente ritenersi viziata la declaratoria di abitualità, ai sensi dell'art. 103 c.p., emessa in base al solo richiamo dei precedenti penali del condannato, senza alcun riferimento alle concrete modalità della sua condotta ed al...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 9026 del 27 ottobre 1983
«L'abitualità a delinquere ex art. 102 c.p. è operante obbligatoriamente ed automaticamente per presunzione di legge, senza bisogno di un accertamento del giudice. L'abitualità, invece, ritenuta dal giudice ex art. 103 c.p., è rimessa al potere...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8492 del 17 ottobre 1983
«L'abitualità ritenuta dal giudice può essere desunta oltre che dai precedenti penali dell'imputato, anche da tutte le circostanze che secondo la comune esperienza, recepita dall'art. 133 c.p., sono indicative di un determinato tenore di vita...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 705 del 25 gennaio 1982
«La dichiarazione di abitualità nel reato non è incompatibile con l'attenuante del vizio parziale di mente.»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 1839 del 16 febbraio 2000
«È nulla in parte qua per difetto di contestazione la sentenza di condanna con il quale venga ritenuta ai sensi dell'art. 103 c.p. l'abitualità a delinquere, se questa non sia stata contestata all'imputato con l'enunciazione non solo della recidiva...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2536 del 17 marzo 1997
«La semplice constatazione della recidiva specifica, anche reiterata, qualora non contenga alcun valido giudizio critico in ordine alla probabilità o meno della futura commissione di reati, non è, di per sé, sufficiente ai fini della dichiarazione...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4083 del 21 aprile 1982
«L'abitualità a delinquere può essere dichiarata anche in difetto di contestazione specifica qualora sia stata contestata la recidiva specifica reiterata infraquinquennale con indicazione degli elementi di fatto che comportano necessariamente la...»