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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4656 del 3 febbraio 1994
«La valenza degli indizi necessari ai fini dell'emissione di provvedimenti applicativi di misure cautelari ha spessore diverso e più ridotto rispetto al quadro indiziario idoneo a costituire presupposto di una condanna. Non è infatti richiesto, a...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1454 del 4 luglio 1992
«Il «divieto di dimora» di cui all'art. 283 comma primo c.p.p. non deve necessariamente limitarsi ad un comune o frazione di esso (come si verifica invece nel caso dell'«obbligo di dimora» previsto nel comma secondo del medesimo articolo), ma può...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 608 del 22 maggio 1992
«Il requisito della «gravità» degli indizi, di cui all'art. 273 c.p.p., è da considerare sussistente quando i detti indizi rivelino un consistente fumus di colpevolezza, pur in presenza di possibili spiegazioni alternative dei fatti, destinate ad...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 35710 del 24 ottobre 2006
«Ai fini dell'adozione di una misura di cautela personale, la chiamata in correità può costituire grave indizio di colpevolezza a carico del chiamato, purché risulti suffragata da riscontri esterni individualizzanti, sì da acquisire idoneità...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 36767 del 25 settembre 2003
«In tema di valutazione dei gravi indizi di colpevolezza, richiesti per l'adozione di misure cautelari personali, la disposizione dell'art. 273 primo comma bis c.p.p., che rinvia ai criteri di valutazione della prova di cui all'art. 192 terzo e...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 29403 del 11 luglio 2003
«L'avvenuto inserimento, nel testo dell'art. 273 c.p.p., del comma 1 bis (ove si stabilisce che nella valutazione dei gravi indizi di colpevolezza si applicano, fra le altre, le disposizioni dell'art. 192, commi 3 e 4, stesso codice), non ha...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 21088 del 29 maggio 2002
«In tema di misure cautelari, il comma 1 bis dell'art. 273 c.p.p., introdotto dall'art. 11 della legge 1 marzo 2001, n. 63, nello stabilire che nella valutazione dei gravi indizi di colpevolezza si applicano, fra le altre, le disposizioni dell'art....»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 17243 del 28 aprile 2001
«Il comma 1 bis dell'art. 273 c.p.p., introdotto dalla legge di attuazione dell'art. 111 Cost., quale novellato dalla legge costituzionale 23 novembre 1999 n. 2, nello stabilire che nella valutazione dei gravi indizi di colpevolezza atti a...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2547 del 21 luglio 1999
«Ai fini dell'emissione del provvedimento della custodia cautelare in carcere, non è necessario che la chiamata di correo presenti le caratteristiche e il livello probatorio voluti dall'articolo 192 c.p.p. per il giudizio definitivo di colpevolezza...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 863 del 15 aprile 1999
«In materia di applicazione delle misure cautelari, i gravi indizi di colpevolezza vanno individuati in quegli elementi a carico, di natura logica o rappresentativa, che - contenendo in nuce tutti o soltanto alcuni degli elementi strutturali della...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4915 del 19 agosto 1998
«La statuizione del giudice del riesame circa la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, funzionale alla conferma dell'originario provvedimento coercitivo, preclude, in mancanza di fatti nuovi sopravvenuti o di significative variazioni del...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 433 del 28 marzo 1998
«Il «congelamento» dei termini di custodia ai sensi dell'art. 297 comma quarto c.p.p. non è cumulabile con la «sospensione» disposta ai sensi dell'art. 304 comma secondo c.p.p.: quest'ultima, di più ampia portata, esclude — infatti — l'operatività...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3329 del 18 settembre 1997
«In tema di emissione delle misure cautelari, ai fini della verifica della sussistenza dei gravi indizi che ne giustificano l'adozione, l'elemento di riscontro di una chiamata in correità può essere costituita dalle convergenti dichiarazioni rese...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3497 del 30 agosto 1997
«La proroga di diritto del termine, stabilito a giorni, che scada in giorno festivo non si applica ai termini dilatori computabili a giorni liberi come quello stabilito dall'art. 309 comma 8 c.p.p. per la notifica dell'avviso della data...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4140 del 21 agosto 1997
«In tema di misure cautelari, in ordine al valore di riscontro che una dichiarazione accusatoria resa da un collaboratore di giustizia assume nei confronti di altra chiamata in reità o correità, resa da altro o da altri soggetti parimenti...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4584 del 18 agosto 1997
«In tema di valutazione dei gravi indizi di colpevolezza richiesti per l'applicazione o il mantenimento di misure cautelari personali, quando tali indizi debbano essere desunti da dichiarazioni di soggetti indicati nell'art. 192, comma terzo e...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 6586 del 9 luglio 1997
«Anche in tema di misure cautelari la chiamata in correità è una prova minore rispetto a quella desumibile da un'ordinaria dichiarazione testimoniale e deve perciò essere riscontrata da elementi di prova che si muovano nella stessa direzione della...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2923 del 21 settembre 1995
«In tema di applicazione di misure cautelari personali, è carente e manifestamente illogica la motivazione circa la sussistenza delle esigenze di cui all'art. 274 c.p.p. che si limiti a mere formule di stile, senza indicare, con specifico...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2786 del 7 settembre 1995
«In tema di applicazione di misure cautelari personali, la chiamata in correità, e più in generale le dichiarazioni accusatorie da chiunque rese — specie se si riferiscano a notizie apprese de relato o per aver fatto parte del medesimo ambiente nel...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 11 del 1 agosto 1995
«Affinché la chiamata in reità o correità possa assurgere a grave indizio di colpevolezza ai sensi dell'art. 273 c.p.p. è necessario che la stessa sia corredata da riscontri esterni - non necessariamente riferiti in modo specifico alla posizione...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4401 del 21 febbraio 1995
«Il fatto notorio non richiede, pure in tema di valutazione indiziaria, la verifica del probandum , qualificandosi come tale ogni dato che può essere facilmente asseribile perché corrispondente a cognizioni comuni, storiche o de rerum natura. Ma...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3273 del 3 dicembre 1996
«In tema di applicazione delle misure cautelari non è fatto obbligo al pubblico ministero — neppure dopo la riforma dell'art. 291 c.p.p. attuata con la legge 8 agosto 1995, n. 332 — di allegare alla richiesta presentata al giudice per le indagini...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1003 del 30 maggio 1995
«La trascrizione integrale delle registrazioni con le forme e le garanzie previste per l'espletamento delle perizie è necessaria solamente per l'inserimento nel fascicolo per il dibattimento e per la conseguente loro utilizzazione come prove in...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 317 del 29 marzo 1994
«Le intercettazioni telefoniche sono utilizzabili nella fase delle indagini preliminari ai fini dell'accertamento dei gravi indizi di colpevolezza richiesti per l'applicazione delle misure cautelari, purché siano state autorizzate e non siano state...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3634 del 27 novembre 1995
«Nel caso di riconoscimento fotografico a carico dell'indagato raccolto dalla autorità di polizia per delega del pubblico ministero ex art. 370 c.p.p., la descrizione ed i riferimenti contestualmente effettuati da chi ha operato il riconoscimento...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3777 del 22 novembre 1995
«Poiché i gravi indizi di colpevolezza di cui all'art. 273 c.p.p. sono quegli elementi a carico, di natura logica o rappresentativa, che, contenendo in nuce tutti o soltanto alcuni degli elementi strutturali della corrispondente prova, non valgono...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5323 del 16 marzo 1994
«In tema di gravità di indizi ai fini dell'applicazione di una misura cautelare, l'esistenza di un movente, pur non costituendo, di per sé, un serio indizio, ha tuttavia la specifica funzione di rendere più credibile la riferibilità del fatto-reato...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 91 del 17 febbraio 2000
«Benché non sia ipotizzabile una automaticità assoluta tra la attività collaborativa e la libertà del collaborante, il giudice, nel valutare la persistenza delle esigenze cautelari, deve partire dalla constatazione che la attività di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1524 del 12 giugno 1997
«In tema di valutazione delle dichiarazioni dei collaboranti ai fini della sussistenza dei gravi indizi che legittimano l'emissione della misura cautelare per il reato di partecipazione ad associazione mafiosa, erra il giudice che ritiene che la...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 655 del 29 aprile 1997
«In tema di partecipazione ad associazione di stampo mafioso la dichiarazione proveniente da un appartenente ad una famiglia mafiosa secondo la quale un soggetto è inserito nell'altra associazione contrapposta, rivale della propria, e svolge per...»