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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 10995 del 15 marzo 2007
«Sussiste la responsabilità per concorso anomalo in ordine al reato più grave e diverso da quello voluto (art. 116 c.p.) qualora vi siano la coscienza e volontà di concorrere con altri nella realizzazione di un reato, un evento diverso, voluto e...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7576 del 3 agosto 1993
«In tema di concorso di persone nel reato, la responsabilità del compartecipe ex art. 116 c.p. può essere esclusa solo quando il reato diverso e più grave si presenti come un evento atipico, dovuto a circostanze eccezionali e del tutto...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 8771 del 28 luglio 1987
«Ai fini dell'applicabilità della diminuente di cui all'art. 116, secondo comma, c.p., è necessario che esista, innanzitutto, una diversità tra reato commesso e reato voluto da taluno dei concorrenti, sicché non ricorre tale condizione, qualora il...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 14071 del 8 aprile 2015
«L'amministratore di sostegno, anche se rappresenta il soggetto amministrato nei limiti segnati dal decreto giudiziale di nomina, non ha un autonomo potere di querela, potendo al massimo sollecitare il giudice tutelare alla nomina di un curatore...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 33821 del 31 luglio 2015
«Ai fini della rilevabilità della causa di esclusione della punibilità per particolari tenuità del fatto nel giudizio di legittimità, costituiscono elementi significativi sia le specifiche valutazioni espresse in sentenza dal giudice di merito...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 37867 del 18 settembre 2015
«In tema di irrogazione del trattamento sanzionatorio, quando per la violazione ascritta all'imputato sia prevista alternativamente la pena dell'arresto e quella dell'ammenda, il giudice non è tenuto ad esporre diffusamente le ragioni in base alle...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3155 del 23 gennaio 2014
«Deve ritenersi adempiuto l'obbligo di motivazione del giudice di merito sulla determinazione in concreto della misura della pena, allorché siano indicati nella sentenza gli elementi ritenuti rilevanti o determinanti nell'ambito della complessiva...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 24213 del 4 giugno 2013
«In tema di determinazione della pena, quanto più il giudice intenda discostarsi dal minimo edittale, tanto più ha il dovere di dare ragione del corretto esercizio del proprio potere discrezionale, indicando specificamente, fra i criteri oggettivi...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 21294 del 17 maggio 2013
«La determinazione della pena tra il minimo ed il massimo edittale rientra tra i poteri discrezionali del giudice di merito ed è insindacabile nei casi in cui la pena sia applicata in misura media e, ancor più, se prossima al minimo, anche nel caso...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3609 del 1 febbraio 2011
«Ai fini della concessione o del diniego delle circostanze attenuanti generiche il giudice può limitarsi a prendere in esame, tra gli elementi indicati dall'art. 133 c.p., quello che ritiene prevalente ed atto a determinare o meno il riconoscimento...»
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Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 24476 del 30 giugno 2010
«La sostituzione della pena detentiva con quella pecuniaria è consentita anche in relazione a condanna inflitta a persona in condizioni economiche disagiate, in quanto la prognosi di inadempimento, ostativa alla sostituzione in forza dell'art. 58,...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3288 del 1 febbraio 2005
«Ai fini della concessione o del diniego delle circostanze attenuanti generiche basta che il giudice del merito prenda in esame quello tra gli elementi indicati nell'articolo 133 c.p. che ritiene prevalente e atto a consigliare o meno la...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 36382 del 22 settembre 2003
«La concessione o meno delle attenuanti generiche è un giudizio di fatto lasciato alla discrezionalità del giudice, sottratto al controllo di legittimità, e può ben essere motivato implicitamente attraverso l'esame esplicito di tutti i criteri di...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9681 del 3 marzo 2003
«Ai fini dell'applicabilità della circostanza attenuante di cui all'art. 62 bis c.p., è necessario che il giudice, qualora la riconosca in relazione ad uno dei parametri indicati nell'art. 133 c.p., quale ad esempio la mancanza di precedenti...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 5583 del 4 maggio 1999
«In materia di sostituzione delle pene detentive brevi, e con riferimento ai criteri di cui agli artt. 132 e 133 c.p., il giudice non può includere nel criterio di scelta l'eventuale «convenienza», prospettata dalla parte, di vedersi infliggere la...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 707 del 21 febbraio 1998
«Ai fini dell'applicabilità delle circostanze attenuanti generiche di cui all'art. 62 bis c.p., il giudice deve riferirsi ai parametri di cui all'art. 133 c.p., ma non è necessario, a tale fine, che li esamini tutti, essendo sufficiente che...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1455 del 6 febbraio 1998
«Ai sensi degli artt. 53, 56 e 58 legge 24 novembre 1981, n. 689, la conversione della pena detentiva e la scelta della sanzione sostitutiva sono rimesse al potere discrezionale del giudice del merito, il quale deve valutare i presupposti...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4959 del 9 novembre 1995
«In sede di esecuzione il giudice è tenuto — ai fini dell'applicazione e della revoca del condono in caso di reato continuato — ad individuare il reato più grave, allorché ciò non sia stato fatto in sede di cognizione. Tale individuazione va...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6034 del 25 maggio 1995
«Il giudice di merito — per adempiere all'obbligo della motivazione nel determinare la misura della diminuzione della pena in conseguenza dell'applicazione di circostanze attenuanti — esercita una tipica facoltà discrezionale e perciò non è tenuto...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 9924 del 14 settembre 1994
«In tema di armi, l'attenuante della lieve entità del fatto di cui all'art. 5 della L. 2 ottobre 1967, n. 895 è facoltativa, come è dato desumere dal verbo «possono» usato dal legislatore in detta norma; ne deriva che la sua concessione non viene...»
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Cassazione penale, Sez. VI, ordinanza n. 549 del 23 marzo 1994
«In mancanza di elementi macroscopicamente rivelatori di incongruità, per eccesso o per difetto, il giudizio in ordine alla ritenuta congruità della pena patteggiata nei limiti di cui all'art. 27 terzo comma della Costituzione può dirsi...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1305 del 4 febbraio 1994
«Allorquando la determinazione della pena da infliggere al condannato è quantificata a livelli che si discostano dai minimi edittali, sia per la quantificazione della pena per il reato base, che per quella per l'aumento per continuazione, in...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 5787 del 9 giugno 1993
«Il giudice non è tenuto a dar conto di tutti gli elementi di cui all'art. 133 c.p. nell'ambito della valutazione della fattispecie criminosa sottoposta al suo esame, al fine del giudizio di valenza tra attenuanti ed aggravanti e della gradazione...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2501 del 9 marzo 1992
«Qualora il giudice, esercitando il potere discrezionale riconosciutogli dalla legge, ritenga di dover apportare alla pena fissata per il reato più grave un notevole aumento a titolo di continuazione, nel caso in cui all'imputato siano state...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 2240 del 18 febbraio 1991
«Il principio costituzionale delle finalità rieducative della pena (art. 27, terzo comma Cost.), che informa tutto il sistema penale e non soltanto la fase dell'esecuzione, si riflette sul meccanismo delineato nell'art. 133 c.p., orientando il...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 15811 del 29 novembre 1990
«Ai fini della determinazione della pena il giudice deve procedere ad una valutazione complessiva del fatto e della personalità dell'autore, categorie di elementi che, se pure sono indicate in due parti separate della stessa disposizione, (art. 133...»
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Cassazione penale, Sez. Feriale, sentenza n. 2696 del 12 novembre 1990
«I criteri legali ai quali il giudice deve attenersi nella scelta tra minimo e massimo della pena edittale sono quelli della retribuzione (gravità complessiva del fatto) e della prevenzione sociale (capacità a delinquere in termini di attitudine...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 14414 del 2 novembre 1990
«La regola per cui non può tenersi conto due volte dello stesso elemento a favore o contro il colpevole non si applica quando tale elemento non è l'unico rilevabile dagli atti oppure non sia ritenuto dal giudice il solo prevalente e lecito e venga...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 12488 del 17 settembre 1990
«Nella determinazione del trattamento sanzionatorio il giudice gode di una discrezionalità vincolata, per cui deve dar ragione dei criteri legali che sono sintetizzabili nella retribuzione (gravità complessiva del fatto) e nella prevenzione sociale...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 11402 del 11 agosto 1990
«La valutazione della sussistenza dei presupposti per l'adozione di una misura sostitutiva è legata agli stessi criteri già previsti dalla legge per la determinazione della pena e cioè non può prescindere da quelli individuati dall'art. 133 c.p.,...»