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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 10525 del 30 aprile 2010
«Ne consegue che, in ipotesi di giudizio instaurato nei confronti del preteso erede per debiti del "de cuius", incombe su chi agisce, in applicazione del principio generale di cui all'art. 2697 c.c., l'onere di provare l'assunzione da parte del...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 9782 del 16 settembre 1995
«Di conseguenza, nel caso di morte di una delle parti in corso di causa, la legittimazione a stare in giudizio — salvo che nelle particolari ipotesi di cui agli artt. 460 e 486 c.c. — si trasmette non già al chiamato all'eredità, bensì in via...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9142 del 28 agosto 1993
«La disposizione dell'art. 485 c.c., secondo cui il chiamato all'eredità che è a qualunque titolo nel possesso dei beni ereditari, è considerato erede puro e semplice, ove non ottemperi alle disposizioni circa la compilazione dell'inventario nel...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1741 del 28 gennaio 2005
«Il chiamato all'eredità subentra al de cuius nel possesso dei beni ereditari senza la necessità di materiale apprensione, come si desume dall'art. 460 c.c. che lo abilita, anche prima dell'accettazione, alla proposizione delle azioni possessorie a...»
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Cassazione civile, Sez. V, sentenza n. 5597 del 9 aprile 2003
«...ora dispone l'art. 28, comma quinto, del D.L.vo 31 ottobre 1990, n. 346, per le successioni aperte a partire dall'1 gennaio 1991 — alcun onere a carico del chiamato all'eredità giacente, al fine dell'esonero dall'obbligo della dichiarazione.»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4426 del 24 febbraio 2009
«A norma dell'art. 475 cod. civ, l'atto pubblico o la scrittura privata in cui il chiamato all'eredità assume il titolo di erede deve consistere in un atto scritto che provenga personalmente dal chiamato stesso o nella cui formazione questi abbia...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6032 del 14 novembre 1981
«Pertanto, ove il rappresentato che abbia originariamente rinunziato all'eredità revochi la rinunzia ed agisca per la divisione ereditaria nei confronti del coerede, il giudicato formatosi sull'efficacia della revoca, equivalendo all'accertamento...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9151 del 27 agosto 1991
«...480 c.c. per tale accettazione non inizia a decorrere se l'ente chiamato all'eredità non è stato ancora autorizzato dall'autorità competente e conseguentemente in tale ipotesi non può essere neppure fissato dal giudice ai sensi dell'art. 481 c.c.»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 1885 del 22 febbraio 1988
«Nel procedimento promosso contro il chiamato all'eredità, la richiesta di fissazione di un termine, entro il quale il convenuto debba accettare o rinunciare all'eredità medesima (art. 481 c.c.), non può essere avanzata per la prima volta in grado...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 11018 del 5 maggio 2008
«In tema di successione legittima, nella quota intestata a favore del coniuge superstite ex art. 581 c.c. non sono compresi i diritti di abitazione e di uso, per cui in caso di prosecuzione, dopo il decesso del marito, della abitazione della casa...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 7076 del 22 giugno 1995
«L'onere imposto dall'art. 485 c.c. al chiamato all'eredità che si trovi nel possesso di beni ereditari di fare l'inventario entro tre mesi dal giorno dell'apertura della successione o della notizia di essa condiziona non solo la facoltà del...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4707 del 14 maggio 1994
«...materiale tra i beni ed il chiamato all'eredità, e cioè, in una situazione di fatto che consenta l'esercizio di concreti poteri su beni, sia pure per mezzo di terzi detentori, con la consapevolezza della loro appartenenza al compendio ereditario.»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1317 del 24 febbraio 1984
«Sia gli artt. 959 e 960 c.c. del 1865, sia la corrispondente norma del codice civile vigente (art. 485) nel riferirsi all'erede o al chiamato all'eredità che si trovi nel possesso dei beni ereditari «al momento dell'apertura della successione»...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2014 del 14 ottobre 1970
«La disposizione dell'art. 485 c.c., che considera erede puro e semplice il chiamato all'eredità il quale, essendo in possesso, a qualsiasi titolo, di beni ereditari, non faccia l'inventario entro i termini nella norma stessa previsti, non riguarda...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 18534 del 3 settembre 2007
«In tema di debiti ereditari, il soggetto chiamato all'eredità e che non l'abbia accettata, se si trova nel possesso di beni ereditari (art. 486 c.c.), può stare in giudizio per rappresentare l'eredità, ma, siccome non è ancora succeduto...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 329 del 22 gennaio 1977
«La limitazione ai soli creditori del defunto ed ai legatari della legittimazione a far valere la decadenza dell'erede dal beneficio dell'inventario, disposta dall'art. 505, ultimo comma, c.c. opera anche nel caso previsto dal secondo comma...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3220 del 28 ottobre 1974
«...quest'ultimo, finché non si avvalga dell'azione di riduzione, non è chiamato all'eredità, non ha l'onere né il potere di accettare l'eredità, e nei suoi confronti non può verificarsi la decadenza prevista dall'art. 487, terzo comma, c.c.»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9648 del 24 luglio 2000
«Da ciò consegue che, nel caso di chiamata di un minore, non può verificarsi la decadenza dello stesso dalla possibilità di accettazione con beneficio di inventario, prevista dall'art. 485 c.c. allorché questa norma stabilisce che il chiamato...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 9513 del 1 luglio 2002
«La rinuncia del chiamato all'eredità alle disposizioni testamentarie non gli impedisce di chiedere l'esecuzione della successione legittima, che — venuta meno per qualsiasi ragione la successione testamentaria — diviene operante. Nella specie,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 20562 del 29 luglio 2008
«L'azione ex art. 524 cod. civ., mediante la quale i creditori del rinunciante all'eredità chiedono di essere autorizzati all'accettazione con beneficio d'inventario, in nome e luogo del rinunciante stesso, non può essere esperita quando la...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 7735 del 29 marzo 2007
«In caso di rinuncia all'eredità o di inutile decorso del termine all'uopo fissato, per impugnare la rinuncia e renderla inefficace i creditori debbono esperire l'azione prevista dall'art. 524 c.c., proponendo e trascrivendo la domanda anche nei...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 2394 del 10 agosto 1974
«Per l'esercizio dell'impugnazione della rinunzia ad un'eredità da parte dei creditori è richiesto un unico presupposto di carattere oggettivo, ossia che la rinunzia all'eredità da parte del debitore importi un danno per i suoi creditori, in quanto...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8912 del 9 settembre 1998
«Il chiamato all'eredità, che vi abbia inizialmente rinunciato, può, ex art. 525 c.c., successivamente accettarla (in tal modo revocando implicitamente la precedente rinuncia) in forza dell'originaria delazione — e sempre che questa non sia venuta...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 13735 del 12 giugno 2009
«In tema di successioni ereditarie, benché l'art. 526 c.c. escluda l'impugnazione per errore della rinuncia all'eredità, ciò non impedisce che tale impugnazione sia ammessa in presenza di errore ostativo; detta fattispecie, peraltro, non ricorre...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6412 del 6 dicembre 1984
«L'art. 527 c.c., secondo cui i chiamati all'eredità che hanno sottratto o nascosto i beni a questa spettanti, decadono dalla facoltà di rinunziarvi e si considerano eredi puri e semplici, nonostante la loro rinunzia, è applicabile non soltanto nei...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 3087 del 31 marzo 1987
«Per la giuridica configurabilità di un'eredità giacente ex art. 528 c.c. e per la connessa possibilità di nomina di un curatore della stessa da parte del pretore del mandamento ove si è aperta la successione, non è necessario che sia certa...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1841 del 23 marzo 1982
«La dichiarazione di giacenza dell'eredità, con conseguente nomina del curatore, postula unicamente, ai sensi dell'art. 528 c.c., che il chiamato all'eredità non l'abbia accettata e non sia nel possesso di beni ereditari, mentre a nulla rileva che...»
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Cassazione civile, Sez. V, sentenza n. 16428 del 15 luglio 2009
«Il curatore dell'eredità giacente, pur non essendo rappresentante del chiamato all'eredità, è legittimato sia attivamente che passivamente in tutte le cause che riguardano l'eredità, anche quando sia venuta meno la situazione di giacenza, per...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5091 del 3 marzo 2010
«...del testamento in base al quale è stato chiamato all'eredità il possessore di buona fede - non può pretendere da quest'ultimo il risarcimento dei danni, ma soltanto i frutti indebitamente percepiti, nei limiti fissati dall'art. 1148 c.c.»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1628 del 23 febbraio 1985
«Il chiamato all'eredità il quale non sia nel possesso dei beni ereditari, qualora abbia iniziato le operazioni d'inventario non precedute dall'accettazione con il beneficio d'inventario a norma dell'art. 487 c.c., può accettare l'eredità in modo...»