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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 576 del 27 marzo 1995
«Nel determinare, ai sensi dell'art. 663 c.p.p., la pena da eseguirsi nel caso di esistenza, a carico del medesimo soggetto, di pene temporanee detentive concorrenti, il giudice dell'esecuzione, in osservanza delle disposizioni di cui agli artt. 78...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10828 del 8 novembre 1988
«L'imputabilità attiene ad uno stato del oggetto agente e non al fatto e, pertanto, non è possibile inquadrare il tema della capacità psichica in quello della definizione giuridica del fatto. Da ciò consegue che il giudice di appello non può...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 17701 del 18 aprile 2013
«In tema di imputabilità, il sordomutismo non è uno stato necessariamente psicopatologico, ma richiede soltanto che tanto la capacità, quanto l'incapacità nel sordomuto formino oggetto di uno specifico accertamento che deve essere compiuto caso per...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4861 del 21 aprile 1988
«Il grado d'incidenza della malattia sulla capacità d'intendere e di volere deve essere valutato in concreto e non con richiami a classificazioni scientifiche enunciate in astratto, poiché le malattie mentali hanno portata diversa sui singoli...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10264 del 19 ottobre 1988
«Il riconoscimento di un'infermità di mente contenuto in una sentenza non può vincolare il giudice di altro procedimento successivo a carico della stessa persona, poiché l'accertamento delle condizioni mentali dell'imputato deve essere fatto in...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5275 del 4 maggio 2000
«Il giudice può addivenire al proscioglimento dell'imputato per incapacità di intendere e di volere solo dopo aver accertato la configurabilità, in termini materiali e di colpevolezza, del reato attribuito all'imputato stesso. (Nella specie la...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2584 del 4 settembre 1993
«Spetta al giudice per le indagini preliminari verificare, in sede di convalida dell'arresto, sulla base della documentazione sanitaria in atti e del contenuto dell'interrogatorio svolto, se l'arrestato fosse capace di intendere e di volere al...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 15224 del 21 novembre 1990
«Nel reato colposo conseguente ad incidente stradale il malore improvviso del conducente di un veicolo va considerato sotto il profilo dell'imputabilità, e non del caso fortuito, poichè il fatto patologico sopprime la capacità di...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 1945 del 12 febbraio 1990
«In tema di reati colposi connessi alla circolazione stradale, poichè il malore improvviso incide sull'imputabilità, non rientrando nella categoria giuridica del caso fortuito, deve essere accertato d'ufficio dal giudice e non provato...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6646 del 12 febbraio 2008
«Allorché l'abitualità nel reato non sia stata dichiarata con la sentenza del giudice della cognizione, è competente a provvedere in ordine ad essa il magistrato di sorveglianza.»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 31743 del 28 luglio 2003
«Il giudice deve motivare la dichiarazione di abitualità a delinquere, fondandola non solo sulla constatazione della recidiva specifica, sia pure reiterata ed infraquinquennale, ma anche sulla valutazione della complessiva condotta di vita tenuta...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 1423 del 11 gennaio 2013
«In tema di abitualità del reato, mentre in quella presunta dalla legge il giudice deve limitarsi ad accertare i soli elementi necessari e sufficienti, tassativamente determinati dal legislatore, nell'ipotesi di abitualità ritenuta dal giudice,...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 22505 del 7 giugno 2002
«Ai fini della dichiarazione di abitualità ritenuta dal giudice, qualora le condanne definitive siano già sussistenti nel numero prescritto e per i reati previsti, qualsiasi comportamento o circostanza, che si aggiunga alle suddette condanne e...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 555 del 10 aprile 1995
«Ai fini della dichiarazione di abitualità ritenuta dal giudice l'art. 103 c.p. richiede, come presupposto inderogabile, che il soggetto, già condannato per due delitti non colposi, venga ulteriormente condannato per un altro delitto non colposo....»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 12895 del 25 settembre 1989
«La dichiarazione di abitualità nel reato ritenuta dal giudice ai sensi dell'art. 103 c.p. ha natura costitutiva ed efficacia ex nunc, così che essa deve considerarsi causa che inibisce l'applicazione dell'amnistia solo se sia intervenuta, con...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 11637 del 7 settembre 1989
«La dichiarazione di abitualità nel delitto, ritenuta dal giudice ai sensi dell'art. 103 c.p., esige la valutazione complessiva della condotta tenuta dal soggetto in precedenza e nel periodo ultimo di libertà, nonché la omogeneità dei reati...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 9026 del 27 ottobre 1983
«L'abitualità a delinquere ex art. 102 c.p. è operante obbligatoriamente ed automaticamente per presunzione di legge, senza bisogno di un accertamento del giudice. L'abitualità, invece, ritenuta dal giudice ex art. 103 c.p., è rimessa al potere...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 8492 del 17 ottobre 1983
«L'abitualità ritenuta dal giudice può essere desunta oltre che dai precedenti penali dell'imputato, anche da tutte le circostanze che secondo la comune esperienza, recepita dall'art. 133 c.p., sono indicative di un determinato tenore di vita...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 10262 del 13 novembre 1981
«Nel caso di abitualità ritenuta dal giudice non ha alcuna rilevanza il mancato accertamento della data di commissione dei reati perché la norma dell'art. 103 c.p. non fa alcun riferimento, a differenza di quella concernente l'abitualità presunta...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 8749 del 10 ottobre 1981
«Ove sia stata contestata nel decreto di citazione l'abitualità presunta dalla legge, non può applicarsi quella di cui all'art. 103 c.p., ritenuta dal giudice. Ed infatti, pur nell'identità degli effetti giuridici, la seconda forma di abitualità...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 1786 del 16 gennaio 2009
«Ai fini della determinazione della pena il giudice, nel valutare la gravità del danno cagionato dal reato, deve fare riferimento non soltanto a quello derivato, con relazione di diretta immediatezza, dalla lesione del bene protetto, ma anche alle...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 43988 del 28 ottobre 2013
«In tema di colpa professionale, per l'affermazione della responsabilità penale del singolo sanitario operante in equipe chirurgica, è necessario non solo accertare la valenza con-causale del suo concreto comportamento attivo o omissivo al...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 43083 del 18 ottobre 2013
«È responsabile ai sensi dell'art. 113 cod. pen. di cooperazione nel delitto colposo l'agente il quale, trovandosi a operare in una situazione di rischio da lui immediatamente percepibile, pur non rivestendo alcuna posizione di garanzia,...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 7108 del 12 maggio 1989
«In tema di cooperazione in delitti colposi, la definitiva assoluzione di un coimputato minore d'età, giudicato dal suo giudice naturale, non esclude, né limita, il potere-dovere del giudice del gravame, proposto dall'imputato maggiore di età, di...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3214 del 22 gennaio 2013
«La tardività della querela, ai fini della sua rilevabilità in sede di legittimità, deve risultare dalla sentenza impugnata ovvero da atti da cui risulti immediatamente e inequivocabilmente il vizio denunciato, senza necessità di una specifica...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 15853 del 8 maggio 2006
«È onere dell'imputato farsi carico di indicare al giudice elementi e circostanze tendenti a dimostrare la tardività della querela. (Fattispecie nella quale la Corte ha annullato con rinvio la sentenza in quanto, a fronte dell'allegazione da parte...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 14660 del 29 dicembre 1999
«Il termine di tre mesi, previsto per la presentazione della querela, decorre dal momento in cui il titolare ha conoscenza certa, sulla base di elementi seri, del fatto-reato nella sua dimensione oggettiva e soggettiva, conoscenza che può essere...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 457 del 27 febbraio 1970
«L'istanza di procedimento non è legata all'uso di formule sacramentali ed è valida anche se sia stata proposta contro ignoti, giacché, per la sua validità, è sufficiente che essa indichi il fatto delittuoso per il quale si chiede la punizione...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 11539 del 11 marzo 2014
«Il giudice di merito non è tenuto a riconoscere le circostanze attenuanti generiche, né è obbligato a motivarne il diniego, qualora in sede di conclusioni non sia stata formulata specifica istanza, non potendo equivalere la generica richiesta di...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 28707 del 4 luglio 2013
«La valutazione della sussistenza dei presupposti per l'adozione di una sanzione sostitutiva è legata agli stessi criteri previsti dalla legge per la determinazione della pena, e quindi il giudizio prognostico positivo cui è subordinata la...»