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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 37108 del 5 novembre 2002
«È legittimamente valutato, come elemento di prova integrativo, il rifiuto ingiustificato dell'imputato a sottoporsi al prelievo necessario per l'esame comparativo del DNA (nella specie sui residui piliferi rinvenuti in un passamontagna utilizzato...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 1631 del 11 febbraio 2000
«In tema di partecipazione ad associazione di stampo mafioso, la prova logica costituisce il fondamento della prova dell'esistenza del vincolo associativo. Ed invero, occorre procedere all'esame delle condotte criminose, ciascuna delle quali può...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 332 del 5 marzo 1998
«Stante l'autonomia del procedimento di prevenzione rispetto al processo penale, il giudice della prevenzione è abilitato a compiere una valutazione degli elementi probatori tratti da procedimenti penali anche in corso. Nell'ambito di tale...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 10469 del 6 dicembre 1996
«In tema di valutazione della prova l'alibi falso, in quanto sintomatico, a differenza di quello non provato, del tentativo dell'imputato di sottrarsi all'accertamento della verità, deve essere considerato come un indizio a carico il quale, pur di...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1428 del 7 febbraio 1996
«L'accertamento della causale del delitto, quando si tratti di elementi probatori di natura soltanto indiziaria, deve essere puntualmente perseguito, in quanto l'identificazione della causale assume, nei processi di carattere indiziario, specifica...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6024 del 25 maggio 1995
«In tema di valutazioni probatorie, la causale (o movente) — in quanto elemento orientativo della ricerca della prova — costituisce valido elemento sussidiario in presenza di una situazione di incertezza probatoria; ne consegue che l'individuazione...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 682 del 26 gennaio 1993
«L'allegazione di un alibi con contestuale proposizione di elementi atti ad inficiarne la veridicità, costituendo alibi diverso, non può automaticamente ritorcersi quale indizio a carico dell'imputato se non escludendo qualsiasi causale diversa...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 40992 del 4 ottobre 2013
«In tema di reati tributari, il tribunale del riesame, chiamato a decidere sul sequestro preventivo funzionale alla confisca per equivalente, non può rideterminare l'ammontare della imposta evasa (nella specie, calcolata induttivamente mediante...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 6937 del 14 luglio 1997
«In tema di modalità di determinazione del reddito d'impresa per i soggetti ammessi ai regimi forfetari e che si avvalgono della c.d. contabilità semplificata (D.L. 19 dicembre 1984, n. 853 art. 2 comma 9, convertito con modificazioni in L. 17...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 2246 del 1 marzo 1996
«L'autonomia del procedimento penale rispetto a quello tributario non esclude che, ai fini della formazione del suo convincimento, il giudice penale possa avvalersi degli stessi elementi che determinano presunzioni secondo la disciplina tributaria,...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 12945 del 29 dicembre 1994
«Anche gli elementi su cui si fondano le presunzioni, in materia di accertamento tributario, possono essere valutati in sede penale; ma, per l'autonomia dei due giudizi, l'utilizzazione è possibile solo a condizione che gli elementi predetti...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3519 del 23 marzo 1994
«La documentazione contabile, acquisita nel corso di una ispezione a carico di un contribuente, può costituire valido elemento di prova nei confronti di altro contribuente, al quale l'incartamento si riferisca, quando i dati riscontrati per la loro...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 925 del 25 gennaio 1991
«In tema di omessa dichiarazione dei redditi, l'accertamento induttivo sintetico operato sulla base del cosiddetto redditometro ha soltanto valore di presunzione semplice, non esistendo in diritto penale quella legale: essa pertanto costituisce un...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4150 del 28 gennaio 2015
«La dichiarazione liberatoria di un coimputato, o comunque di un soggetto che va esaminato ai sensi dell'art. 197 bis c.p.p., deve essere valutata "unitamente agli altri elementi che ne confermano l'attendibilità" (art. 192, comma terzo, c.p.p.), e...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 5905 del 15 febbraio 2012
«In tema di valutazione della prova, il ricorso al criterio di verosimiglianza e alle massime d'esperienza conferisce al dato preso in esame valore di prova se può escludersi plausibilmente ogni spiegazione alternativa che invalidi l'ipotesi...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4976 del 9 febbraio 2012
«Alle indicazioni di reità provenienti da conversazioni intercettate non si applica la regola di valutazione di cui all'art. 192, comma terzo, c.p.p. ma quella generale del prudente apprezzamento del giudice, non essendo esse assimilabili alle...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 649 del 12 gennaio 2012
«La valutazione della ricorrenza dell'elemento psicologico del reato richiede ordinariamente il previo esame della condotta, posto che, per ricostruire il fatto psichico interno del soggetto agente, deve farsi ricorso a massime di esperienza che...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7180 del 19 febbraio 2004
«In tema di valutazione della prova testimoniale, il giudice, pur essendo indubbiamente tenuto a valutare criticamente, verificandone l'attendibilità, il contenuto della testimonianza, non è però certamente tenuto ad assumere come base del proprio...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 9734 del 30 luglio 1999
«Lo stato di ritardo mentale della persona offesa, e il conseguente riconoscimento dell'aggravante di cui all'art. 61 n. 5 c.p., non esclude che alla testimonianza della medesima sia attribuito pieno valore probatorio qualora il giudice abbia...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 8057 del 7 luglio 1998
«Affinché le dichiarazioni parzialmente divergenti rese da due collaboratori ai sensi dlel'art. 192, comma 3, c.p.p. possano ritenersi non in contraddizione e fonte di responsabilità per l'imputato, occorre che il nucleo centrale del racconto non...»
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Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 7900 del 6 luglio 1998
«In tema di prova testimoniale, trova applicazione il principio della «scindibilità» della valutazione, da intendersi nel senso che il giudice può ritenere veritiera una parte della deposizione e, nel contempo, disattendere altre parti di essa....»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5270 del 6 maggio 1998
«In tema di attendibilità intrinseca delle dichiarazioni rese da collaboranti, l'interesse a collaborare — che può animare il collaborante, in considerazione della possibilità di beneficiare delle misure previste dalle leggi speciali sui...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 653 del 23 marzo 1994
«Le dichiarazioni di un testimone, per essere positivamente utilizzate dal giudice, devono risultare credibili, oltre che avere ad oggetto fatti di diretta cognizione e specificamente indicati, sicché, contrariamente ad altre fonti di conoscenza —...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 1982 del 18 febbraio 1994
«Nella valutazione delle risultanze processuali, la scelta che il giudice del merito compie in ordine all'attendibilità delle dichiarazioni testimoniali rese nella fase delle indagini di polizia giudiziaria o in sede di interrogatorio davanti al...»
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Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 5060 del 9 febbraio 2006
«In tema di valutazione della prova, l'alibi falso, in quanto sintomatico, a differenza di quello non provato, del tentativo dell'imputato di sottrarsi all'accertamento della verità, deve essere considerato come un indizio a carico il quale, pur di...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 16981 del 12 aprile 2013
«L'esame testimoniale del minore, vittima di abusi sessuali, non richiede obbligatoriamente l'assistenza di un esperto di psicologia infantile, non essendo quest'ultima imposta dalla legge. (In motivazione, la S.C. ha ricordato che le Carte...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 8057 del 20 febbraio 2013
«In tema di reati sessuali, una volta accertata la capacità di comprendere e riferire i fatti della persona offesa minorenne, la sua deposizione deve essere inquadrata in un più ampio contesto sociale, familiare e ambientale, al fine di escludere...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3256 del 22 gennaio 2013
«In tema di reati sessuali, è legittima la valutazione frazionata delle dichiarazioni della parte offesa e l'eventuale giudizio di inattendibilità, riferito ad alcune circostanze, non inficia la credibilità delle altre parti del racconto, sempre...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1234 del 10 gennaio 2013
«La capacità a testimoniare e l'attendibilità delle dichiarazioni del bambino in tenera età, vittima di abusi sessuali, devono essere accertate mediante perizia disposta dal giudice secondo i protocolli convalidati dalla comunità scientifica, le...»
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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 1235 del 10 gennaio 2013
«La valutazione del giudice in ordine all'attitudine a testimoniare e alla credibilità del minore vittima di reati sessuali deve essere fondata su una perizia e, qualora tale accertamento non sia stato svolto o non abbia rispettato i protocolli...»