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Diritto processuale penale -

L’erosione del principio di presunzione assoluta di adeguatezza della custodia cautelare in carcere per i reati di tipo mafioso

AUTORE:
ANNO ACCADEMICO: 2021
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: UKE - Università Kore di Enna
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Il tema dell’applicazione delle misure cautelari personali in presenza di reati di tipo mafioso ha visto il susseguirsi di radicali interventi sia da parte del Legislatore che della Corte Costituzionale.
Inoltre, il nostro ordinamento ha dovuto recepire al proprio interno le direttive provenienti dalla Corte EDU, più volte intervenuta per condannare il nostro Paese per violazione della Convenzione Europea per i Diritti dell’Uomo.
Per affrontare l’argomento relativo all’erosione del principio di presunzione assoluta di adeguatezza della custodia cautelare in carcere per i reati di tipo mafioso, si muoverà dall’esame di un caso pratico, riguardante un soggetto accusato del reato di partecipazione ad associazione di tipo mafioso prima, riqualificato in concorso esterno nella stessa, poi.
Particolare attenzione verrà prestata all’excursus cautelare dell’imputato, con riferimento specifico alle motivazioni dei provvedimenti via via emessi dall’Autorità Giudiziaria procedente.
Verrà affrontata una breve analisi dell’evoluzione storica della massima misura limitativa della libertà personale, con uno sguardo al Codice Rocco del 1930 e in particolare al sistema inquisitorio ed alla carcerazione preventiva; Codice Rocco che subirà – con la promulgazione della Costituzione Repubblicana ed i primi interventi della Corte Costituzionale – significativi cambiamenti, che sfoceranno poi nel nuovo Codice Vassalli, in vigore dal 24 ottobre 1989, con il passaggio dalla carcerazione preventiva alla custodia cautelare in carcere.
Prende vita così il sistema accusatorio, con i limiti previsti nel codice di rito per l’applicazione della custodia cautelare in carcere, prevista quale extrema ratio, che verrà messa in discussione però dalla legislazione speciale antimafia, promulgata a seguito di tremendi fatti di cronaca che hanno purtroppo sconvolto il nostro Paese.
Verrà inoltre dedicata particolare attenzione alla nuova disciplina riguardante le cc.dd. presunzioni, muovendo dagli interventi sovranazionali e della Consulta.
Molteplici sono state infatti le sentenze della Corte costituzionale che, a partire dall’anno 2010, si sono succedute al fine di ridurre l’ambito di applicabilità del sistema presuntivo assoluto anche per gravi reati.
Interventi questi recepiti dal nostro Legislatore con la legge 47/2015, che ha riformulato – con la modifica dell’articolo 275 comma 3 c.p.p. – il sistema delle presunzioni assolute e relative, ridisegnando nella attuale e vigente versione il testo della citata norma con la specifica indicazione dei reati per i quali opera ancora il principio di presunzione assoluta, rientrando tra questi ultimi il delitto di partecipazione ad associazione di tipo mafioso, nonché dei reati per i quali – a seguito della indicata novella legislativa – oggi vige il sistema delle presunzioni relative.
L’autorevole intervento della Corte Costituzionale, che ha di fatto demolito la presunzione assoluta per il concorso esterno in associazione mafiosa, sarà infine analizzato prima delle considerazioni conclusive del presente lavoro.

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