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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 17977 del 24 agosto 2007
«In caso di morte di una casalinga verificatasi in conseguenza dell'altrui fatto dannoso, i congiunti conviventi hanno diritto al risarcimento del danno, quantificabile in via equitativa, subito per la perdita delle prestazioni attinenti alla cura...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 13546 del 12 giugno 2006
«Il danno c.d. esistenziale da uccisione del congiunto, quale tipico danno-conseguenza che si proietta nel futuro, privo (come il danno morale ed il danno biologico) del carattere della patrimonialità, ben può, in ragione di tale sua natura e della...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1474 del 26 febbraio 1996
«Le spese funerarie sostenute dagli eredi della persona deceduta per atto illecito rientrano nell'ambito del danno extracontrattuale e possono essere liquidate dal giudice in via equitativa nel caso di impossibilità per gli eredi di esibire idonea...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3106 del 11 luglio 1977
«Allorquando si tratti di determinare, nei riguardi dei figli di persona deceduta per fatto illecito altrui, il danno da lucro cessante agli stessi derivato dall'essere venuto meno il concreto e sicuro beneficio economico ad essi apportato dal...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 9515 del 20 aprile 2007
«In tema di risarcimento del danno, ove la somma dovuta venga con valutazione equitativa determinata in moneta attuale al momento della sentenza, non ne va concessa altresì la rivalutazione, risultando in tal caso utilizzato un criterio di...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2139 del 25 febbraio 2000
«In tema di obbligazioni pecuniarie, qualora il creditore chieda la liquidazione del maggior danno da ritardo nell'adempimento, senza fornire la prova del danno effettivo, il giudice ha comunque il potere di procedere ad una valutazione equitativa...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 2910 del 13 marzo 1995
«Nell'ambito della valutazione equitativa del danno, è consentito al giudice inglobare in un'unica somma, insieme con la prestazione principale, interessi e rivalutazione monetaria, ove anche per tali voci ricorrano le condizioni di cui all'art....»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1392 del 7 febbraio 1995
«In tema di risarcimento del danno da fatto illecito, trattandosi di debito di valore che si trasforma in debito di valuta solo per effetto del passaggio in giudicato della sentenza che provvede alla liquidazione, il giudice d'appello deve adeguare...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 10493 del 7 dicembre 1994
«L'obbligazione di risarcimento dei danni da inadempimento contrattuale costituisce — al pari dell'obbligazione risarcitoria per responsabilità extracontrattuale ed aquiliana — un debito non di valuta ma di valore, sicché, anche in sede di...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 10072 del 26 novembre 1994
«In tema di risarcimento del danno nei rapporti obbligatori, nella nozione di ordinaria diligenza del creditore di cui all'art. 1227, comma 2, c.c., rientra anche il tempestivo esercizio del proprio diritto, ossia l'esercizio non differito fino al...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 157 del 5 gennaio 2005
«Il giudice deve decidere sul credito opposto in compensazione anche allorché non sia di facile e pronta liquidazione, se fatto valere con domanda riconvenzionale e non eccedente la sua competenza per materia o valore; tuttavia, ove nella...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 16018 del 7 luglio 2010
«Il risarcimento del danno non patrimoniale subito dai parenti della vittima di un fatto illecito non richiede una prova specifica della sussistenza di tale danno, ove la sofferenza patita dai parenti possa essere accertata, in via presuntiva,...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 436 del 22 gennaio 1982
«Integra la figura giuridica dell'opzione di cui all'art. 1331 c.c. il contratto con cui una delle parti si obbliga a cedere, ad un prezzo concordato, la sua quota di comproprietà di un bene immobile a seguito della richiesta proveniente da...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 9157 del 30 agosto 1995
«In tema di responsabilità contrattuale, ex art. 1337 c.c., l'ammontare del danno va determinato tenendo conto della peculiarità dell'illecito e delle caratteristiche della responsabilità stessa, la quale, nel caso di ingiustificato recesso dalla...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 4436 del 27 febbraio 2007
«Ai sensi dell'art. 113 secondo comma cod. proc. civ., come modificato dall'art. 18 del decreto legge 6 febbraio n. 18, convertito dalla legge 7 aprile 2003 n. 63, nei giudizi relativi ai contratti conclusi secondo le modalità di cui all'art. 1342...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 13954 del 30 giugno 2005
«Con la clausola di arbitraggio, inserita in un negozio incompleto in uno dei suoi elementi, le parti demandano ad un terzo arbitratore la determinazione della prestazione, impegnandosi ad accettarla. Il terzo arbitratore, a meno che le parti si...»
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Cassazione civile, Sez. I, sentenza n. 3065 del 14 ottobre 1972
«L'art. 1374 c.c. trova applicazione soltanto in sede di integrazione degli effetti di una già manifestata volontà negoziale. Siffatta funzione integrativa non modifica il contratto, con l'aggiungere ad esso qualcosa, in quanto le ulteriori...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 8857 del 10 ottobre 1996
«L'espressa previsione, da parte dell'art. 96 c.p.c., del potere del giudice di liquidare il danno da responsabilità processuale aggravata si basa sulla considerazione che tale danno non può di norma essere provato nel suo esatto ammontare e quindi...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 6984 del 21 giugno 1991
«Nella promessa dell'obbligazione o del fatto del terzo, disciplinata dall'ars. 1381 c.c., l'obbligo assunto dal promittente verso il promissario è quello di adoperarsi perché il terzo si obblighi a fare o faccia ciò che il promittente medesimo ha...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 8813 del 30 maggio 2003
«In tema di contratti, l'art. 1383 c.c. vieta il cumulo tra la domanda della prestazione principale e quella diretta ad ottenere la penale per l'inadempimento, ma non esclude che le parti possano, nell'ambito della loro autonomia contrattuale,...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 3998 del 18 marzo 2003
«Il potere di riduzione equitativa dell'importo fissato con la clausola penale stabilita dalle parti contraenti per il caso di ritardo nell'adempimento deve essere esercitato avendo riguardo all'interesse del creditore al puntuale ed esatto...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1574 del 6 aprile 1978
«La norma dell'art. 1384 c.c. — che attribuisce al giudice il potere di diminuire equamente la penale — non ha la funzione di proteggere il contraente economicamente più debole dallo strapotere del più forte, bensì mira alla tutela e ricostruzione...»
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Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 1130 del 29 marzo 1976
«L'interesse cui il giudice deve aver riguardo per stabilire, ai fini della possibile riduzione equitativa, se l'ammontare della penale debba ritenersi manifestamente eccessivo, non è quello al risarcimento del danno subito dal creditore in...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5625 del 9 giugno 1990
«L'apprezzamento sull'eccessività dell'importo fissato con clausola penale dalle parti contraenti, per il caso di inadempimento o di ritardo nell'adempimento, nonché sulla misura della riduzione equitativa dell'importo medesimo, rientra nel potere...»
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Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 24166 del 13 novembre 2006
«In tema di clausola penale, il potere di riduzione ad equità, attribuito al giudice dall'art. 1384 c.c. a tutela dell'interesse generale dell'ordinamento, può essere esercitato d'ufficio, ma l'esercizio di tale potere è subordinato...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 21066 del 28 settembre 2006
«In tema di clausola penale, il potere di riduzione ad equità, attribuito al giudice dall'art.1384 c.c., essendo previsto a tutela dell'interesse generale dell'ordinamento, al fine di ricondurre l'autonomia contrattuale nei limiti in cui essa...»
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Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 18128 del 13 settembre 2005
«In tema di clausola penale, il potere di riduzione ad equità, attribuito al giudice dall'art. 1384 c.c. a tutela dell'interesse generale dell'ordinamento, può essere esercitato d'ufficio per ricondurre l'autonomia contrattuale nei limiti in cui...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 5922 del 25 maggio 1991
«L'offerta di reductio ad aequitatem ad opera della parte contro la quale è chiesta una pronuncia di risoluzione per eccessiva onerosità o di rescissione per lesione, non avendo natura di atto prenegoziale diretto a provocare con l'accettazione...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 6630 del 6 dicembre 1988
«L'offerta di modificare un contratto rescindibile in modo da ricondurlo ad equità (art. 1450 c.c.) costituisce una dichiarazione di volontà negoziale che può essere formulata anche con domanda giudiziale, purché riconducibile alla parte mediante...»
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Cassazione civile, Sez. II, sentenza n. 1046 del 8 febbraio 1983
«In tema di rescissione di un contratto di compravendita per lesione «ultra dimidium», il supplemento del prezzo a carico del compratore, per la riduzione ad equità del contratto stesso, secondo la previsione dell'art. 1450 c.c., mediante una...»