-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 19293 del 11 maggio 2015
«In tema di aberratio delicti, l'evento non voluto è addebitabile all'agente solo a titolo di colpa, quando sia assolutamente diverso, cioè di altra natura rispetto a quello voluto, ma non quando di questo costituisca una sorta di progressione...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 21826 del 28 maggio 2014
«L'infermità mentale non costituisce uno stato permanente ma va accertata in relazione alla commissione di ciascun reato e, conseguentemente, non può essere ritenuta sulla sola base di un precedente proscioglimento dell'imputato per totale...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 14674 del 9 novembre 1990
«L'imputabilità del minore va considerata in relazione allo stato evolutivo proprio dell'età, certamente lungi dal compimento e al quale si accompagnano, per fatto naturale, una parziale immaturità, che si prospetta tale se comparata alla...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4808 del 16 aprile 1987
«La capacità del minore ultraquattordicenne è un concetto identificabile con il discernimento che si sviluppa con l'età, in virtù del quale il minore è in grado di rendersi conto delle proprie azioni, sì che per il suo accertamento non si possono...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3739 del 28 aprile 1984
«La consapevolezza del disvalore di un'azione da parte di un minore non è affatto esclusa dall'influenza negativa esercitata dall'ambiente socio — familiare il quale può favorire l'insorgenza di propositi delittuosi, ma non vale certo ad escludere...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 33004 del 28 luglio 2015
«Il giudice che accerti la capacità di intendere e di volere del minore infradiciottenne non ha alcun potere discrezionale nell'operare la diminuzione della pena ai sensi dell'art. 98 cod. pen., in quanto tale disposizione prevede l'obbligatorietà...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4104 del 3 febbraio 2011
«La capacità di intendere e di volere del minore che abbia compiuto gli anni quattordici e non ancora i diciotto non è presunta ma deve essere accertata in concreto; ai fini di siffatta indagine non è necessario l'esperimento di apposita perizia,...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 24004 del 23 giugno 2010
«Ai fini dell'accertamento della capacità di intendere e di volere del minore infradiciottenne, non è necessaria una specifica indagine peritale, ben potendo il giudice desumere la capacità del minore anche dalla diretta osservazione della sua...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 534 del 22 gennaio 1993
«Poiché la capacità di intendere e di volere del minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni non si presume, si richiede al giudice di merito un'adeguata motivazione sull'accertamento, in concreto, di detta capacità intesa come...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 10002 del 26 settembre 1991
«Al fine di accertare la eventuale immaturità del minore infradiciottenne rispetto allo specifico tipo di condotta posta in essere, poiché il problema non inerisce ad incapacità derivante da malattia, l'indagine deve essere volta all'accertamento...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 9265 del 13 settembre 1991
«In tema di accertamento dell'imputabilità del minore ultraquattordicenne, non esistendo schemi astratti valevoli a tal fine, occorre valutare il comportamento del soggetto in concreto, onde verificare se egli presenta, in rapporto al fatto...»
-
Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 1510 del 2 febbraio 1990
«In tema di imputabilità, deve essere annullata con rinvio ad altro giudice, per difetto di motivazione e violazione di legge la sentenza che dia atto della capacità di un minore imputato di omicidio colposo commesso con violazione delle norme...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7454 del 19 maggio 1989
«La capacità di intendere e di volere del minore che abbia compiuto quattordici anni, ma non ancora i diciotto deve essere accertata dal giudice di merito che, nell'esprimere il suo giudizio di fatto sul punto deve tener conto di una molteplicità...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7712 del 30 giugno 1988
«In ipotesi di imputato in età minorile al momento della commissione del fatto, l'accertamento in concreto della capacità di intendere e di volere è giudizio di merito insindacabile in sede di legittimità, ove sostenuto da motivazione esente da...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2244 del 23 febbraio 1988
«L'accertamento delle capacità di intendere e di volere nel minore infradiciottenne non è vincolato a specifiche indagini tecniche, potendo essere sufficiente l'osservazione diretta del comportamento dell'imputato.»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2140 del 18 febbraio 1988
«Mentre l'incapacità di intendere e di volere da causa psicopatologica ha carattere assoluto, nel senso che prescinde dalla natura e dal grado di disvalore sociale della condotta posta in essere, l'incapacità di intendere e di volere da immaturità...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 5462 del 12 giugno 1984
«La capacità di intendere e di volere del minore infradiciottenne è un concetto sinonimo di quel discernimento che si sviluppa con l'età, ponendo il soggetto in grado di rendersi conto delle proprie azioni. Per il relativo accertamento non si...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2112 del 26 giugno 2000
«Nel computo della pena detentiva stabilita per ciascun reato ai fini dell'applicazione dell'amnistia elargita con D.P.R. 12 aprile 1990, n. 75, anche la diminuente prevista dall'art. 98, comma primo, c.p. va calcolata nella sua estensione minima...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 43288 del 23 ottobre 2013
«La decisione di escludere la recidiva non è incompatibile con la fissazione di una pena base superiore ai limiti edittali, neanche se questa è giustificata con la gravità del reato e la personalità del reo, stante l'assenza di automatismi...»
-
Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 5859 del 15 febbraio 2012
«In tema di recidiva facoltativa, è richiesto al giudice uno specifico dovere di motivazione sia ove egli ritenga sia ove egli escluda la rilevanza della stessa.»
-
Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 36915 del 22 settembre 2009
«In tema di recidiva facoltativa, il giudice ha l'obbligo di puntuale motivazione soltanto quando esclude la circostanza, non anche quando la ritiene.»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 711 del 11 gennaio 2010
«Non vi è obbligo di specifica motivazione, in assenza di specifiche deduzioni difensive, per la decisione di aumento di pena per la recidiva facoltativa nei casi di cui all'art. 99, commi terzo e quarto, c.p., trattandosi di un aggravamento...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 32625 del 11 agosto 2009
«Il limite di aumento minimo per la continuazione pari ad un terzo della pena stabilita per il reato più grave, introdotta con la novella dell'art. 81, comma quarto, c.p. ad opera della L. n. 251 del 2005, si applica a condizione che l'imputato sia...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 13923 del 31 marzo 2009
«In assenza di deduzioni difensive, l'applicazione dell'aumento di pena per la recidiva facoltativa nei casi di cui all'art. 99, commi terzo e quarto, c.p., non comporta un obbligo di specifica motivazione, trattandosi di un aggravamento previsto...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 13658 del 27 marzo 2009
«Il divieto di prevalenza, nel giudizio di comparazione, delle circostanze attenuanti nel caso di recidiva reiterata di cui all'art. 99, comma quarto, c.p., opera soltanto se il giudice in concreto ritenga di disporre l'aumento di pena per la...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 18302 del 11 maggio 2007
«Il divieto di prevalenza delle circostanze attenuanti sulla recidiva reiterata trova applicazione, unitamente alle altre regole sul giudizio di comparazione, pur quando il giudice ritenga, dopo aver accertato la sussistenza della contestata...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 46452 del 17 dicembre 2008
«L'applicazione dell'aumento di pena per effetto della recidiva rientra - fatti salvi i casi di operatività obbligatoria di cui all'art. 99, comma quinto, c.p. - nell'esercizio dei poteri discrezionali del giudice e richiede adeguata motivazione,...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 46243 del 11 dicembre 2007
«Il divieto di prevalenza, nel giudizio di comparazione, delle circostanze attenuanti nel caso di recidiva reiterata di cui all'art. 99, comma quarto, c.p. opera soltanto se il giudice in concreto ritenga di disporre l'aumento di pena per la...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 11348 del 30 marzo 2006
«La recidiva, per produrre effetti penali ai fini della prescrizione della pena, deve essere ritenuta dal giudice del processo di cognizione, dopo una sua regolare contestazione, ma una volta che ciò è avvenuto diventa uno status ed opera come...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 46229 del 29 novembre 2004
«La recidiva non è un mero status soggettivo desumibile dal certificato penale ovvero dal contenuto dei provvedimenti di condanna emessi nei confronti di una persona, sicché, per produrre effetti penali, deve essere ritenuta dal giudice del...»