-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 1835 del 2 giugno 1999
«Il divieto delle contestazioni a catena e la conseguente applicazione della disciplina dell'art. 297, comma terzo, c.p.p., trovano applicazione nelle ipotesi di misure cautelari riferibili allo stesso fatto o a fatti diversi tra i quali sussista...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 290 del 4 maggio 1999
«In tema di c.d. contestazione a catena la disciplina prevista dall'art. 297, terzo comma, c.p.p. è applicabile, oltre che alle ipotesi espressamente previste, anche a quelle relative a fatti diversi, ancorché non in rapporto di connessione...»
-
Cassazione civile, Sez. Unite, sentenza n. 833 del 29 novembre 1999
«Nel caso in cui il ricorso per cassazione venga notificato a più parti, utilizzandosi un originale per la notifica ad una parte ed altro originale per la notifica alle altre parti, ed entrambi gli originali, conformi fra loro e recanti la procura...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6530 del 2 febbraio 1999
«Agli effetti di quanto previsto dall'art. 297, comma 3, c.p.p., fra reato associativo e singoli reati fine non è ravvisabile un vincolo rilevante ai fini della continuazione e meno ancora della connessione teleologica, posto che, normalmente, al...»
-
Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 3381 del 29 gennaio 1999
«Il divieto della cosiddetta contestazione a catena, di cui al terzo comma dell'art. 297 c.p.p., trova applicazione nel senso che la unificazione e retrodatazione dei termini di decorrenza delle misure cautelari si applica per le misure relative...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4561 del 23 settembre 1998
«La norma di cui all'art. 297 c.p.p., in tema di misura cautelare, prevede espressa deroga alla regola generale in tema di computo dei termini, di cui all'art. 172 c.p.p. Infatti nel caso dell'art. 297 i termini sono correlati al pregiudizio...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 996 del 15 aprile 1998
«In tema di divieto di «contestazioni a catena», di cui all'art. 297, comma 3, c.p.p., il termine al quale riferire la «desumibilità dagli atti» è diverso a seconda che in relazione al fatto oggetto della prima ordinanza cautelare sia o meno...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 354 del 22 gennaio 1998
«Qualora, dovendosi operare una riduzione di pena detentiva per effetto di attenuanti o diminuenti, il risultato ottenuto comprenda una frazione di giorno, detto risultato, avuto riguardo tanto al disposto di cui all'art. 297, comma 1, c.p.p....»
-
Cassazione penale, Sez. Unite, sentenza n. 9 del 17 luglio 1997
«Il divieto della cosiddetta «contestazione a catena» di cui al terzo comma dell'art. 297 c.p.p. trova applicazione in tutte le situazioni cautelari riferibili allo stesso fatto o a fatti diversi tra cui sussista connessione ai sensi dell'art. 12,...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2261 del 7 maggio 1997
«Alla stregua della vigente formulazione dell'art. 297, comma 3, c.p.p., pur dovendosi in linea di principio ritenere che la disciplina ivi contenuta in materia di c.d. «contestazioni a catena» trovi applicazione soltanto nell'ambito di un medesimo...»
-
Cassazione civile, Sez. Lavoro, sentenza n. 2058 del 13 marzo 1996
«È pienamente valida la deposizione resa dal consulente del lavoro anche nell'ipotesi in cui il giudice abbia omesso di avvertirlo del suo diritto di astenersi dal testimoniare, atteso che né l'art. 351 c.p.p. (vecchio testo) — che prevedeva il...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4490 del 19 luglio 1996
«Il divieto della cosiddetta «contestazione a catena», anche nell'attuale formulazione dell'art. 297, comma 3, c.p.p., trova applicazione soltanto quando si verta in ambito di unico procedimento e non quando si tratti di procedimenti diversi,...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 7227 del 5 luglio 1991
«Il nuovo ordinamento processuale ha recepito il principio della compatibilità tra la custodia cautelare e l'espiazione della pena. Pertanto, l'esecuzione di un ordine con il quale si dispone la carcerazione nei confronti di un soggetto al quale...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 24710 del 26 giugno 2002
«È consentito applicare una misura alternativa alla detenzione contestualmente ad una misura cautelare personale, dovendosi solo verificare in concreto l'effettiva compatibilità tra l'una e l'altra con prevalenza, nel caso siano contrastanti, della...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 5041 del 9 settembre 1998
«Qualora il tribunale della libertà, in accoglimento dell'appello del pubblico ministero, applichi la misura interdittiva della sospensione dall'esercizio di un pubblico ufficio o servizio, ha l'obbligo di procedere al previo interrogatorio...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 903 del 13 marzo 1998
«La liberazione condizionale può, in linea di principio, essere concessa anche a soggetto che sia sottoposto, per altri fatti, alla misura cautelare degli arresti domiciliari, dovendosi solo verificare (indipendentemente dalle altre condizioni...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 4042 del 5 novembre 1999
«Lo strumento della revoca della misure cautelari, in quanto diretto a consentire la valutazione della sussistenza ex ante e della persistenza ex post delle condizioni di applicabilità delle misure, non giustifica, in relazione alla sua funzione,...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5369 del 14 ottobre 1997
«Il procedimento di appello celebrato in camera di consiglio è disciplinato dall'art. 127 c.p.p.: ne consegue che, non prevedendo tale norma la presenza obbligatoria delle parti, l'irritualità della notificazione della citazione non produce una...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 1751 del 20 maggio 1997
«In tema di misure cautelari personali, una volta che sia scaduto il termine d'impugnazione dell'originario provvedimento o sia comunque esaurito il procedimento incidentale, gli effetti della decisione permangono nel procedimento principale fino...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 920 del 2 maggio 1997
«In materia di richiesta di revoca della custodia cautelare in carcere, la «attuale sussistenza» delle condizioni di applicabilità della misura previste dagli artt. 273 e 274 c.p.p., in quanto correlata sia ai fatti sopravvenuti che a quelli coevi...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 5601 del 4 dicembre 1996
«La pronuncia di sentenza di appello che confermi la condanna di primo grado per un reato derubricato rispetto a quello contestato (nella specie lesioni aggravate in luogo di omicidio volontario) costituisce un fatto nuovo ai fini della valutazione...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 2824 del 30 ottobre 1996
«In caso di ordinanza applicativa di misura cautelare nei confronti di più soggetti, costituisce fatto nuovo sopravvenuto, del quale il giudice deve tenere conto ai fini della decisione sulla richiesta di revoca avanzata da taluno di costoro, ai...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 961 del 28 maggio 1996
«La decisione del giudice di appello avverso l'ordinanza di rigetto della richiesta di revoca di misura cautelare è vincolata, oltre che dall'effetto devolutivo proprio di questo tipo di impugnazione, anche dalla natura del provvedimento impugnato,...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 3716 del 23 novembre 1995
«La circostanza che in sede di revoca di una misura cautelare personale, dovendosi considerare sia i fatti sopravvenuti che quelli originari e sussistenti al momento dell'adozione dell'ordinanza impositiva, sia possibile una valutazione diversa...»
-
Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2204 del 10 novembre 1995
«Può costituire fatto nuovo, che comporta la modifica del quadro di riferimento probatorio e legittima la revoca della custodia in carcere, dopo il rinvio a giudizio dell'indagato, il convincimento espresso dal giudice del dibattimento, all'esito...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 2829 del 5 giugno 1995
«La revoca della misura cautelare coercitiva postula il mutamento, in senso favorevole all'indagato, del quadro indiziario tenuto presente al momento dell'adozione del provvedimento, sicché, in difetto di sopravvenute ragioni positive, il cui onere...»
-
Cassazione civile, Sez. III, sentenza n. 548 del 14 luglio 1995
«L'ordinanza con la quale in pendenza del giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo venga revocata anziché, come disposto dall'art. 649 c.p.c., sospesa la provvisoria esecuzione del decreto medesimo non è impugnabile con ricorso per cassazione...»
-
Cassazione penale, Sez. VI, sentenza n. 4135 del 4 gennaio 1995
«In tema di revoca delle misure cautelari, l'art. 299, comma 3, c.p.p., va interpretato in stretta correlazione con il suo comma 1, che espressamente evoca le «condizioni previste dall'art. 273»; un precetto dal quale è possibile ricavare il grado...»
-
Cassazione penale, Sez. II, sentenza n. 3597 del 16 settembre 1994
«L'omesso tempestivo ricorso al procedimento impugnatorio incidentale di riesame, condizionato da termini perentori, non consente più alla parte interessata di utilmente prospettare, in sede di impugnazione sul rigetto della richiesta di revoca,...»
-
Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 3476 del 14 settembre 1994
«Poiché, ai fini del rinvio a giudizio, pur nella attuale formulazione dell'art. 425 c.p.p., quale determinatasi a seguito della modifica introdotta dall'art. 1 della L. 8 aprile 1993, n. 105, non è richiesta la gravità degli indizi a carico,...»