AUTORE:
Sara D'Angelo
ANNO ACCADEMICO: 2025
TIPOLOGIA: Tesi di Master
ATENEO: UniCusano - Università degli Studi Niccolò Cusano
FACOLTÀ: Psicologia
ABSTRACT
Il presente elaborato affronta la valutazione psicodiagnostica forense nei casi di trauma interpersonale, con particolare riferimento ad abuso sessuale, molestia e stalking, fornendo un quadro metodologico integrato che collega le dimensioni cliniche, giuridiche e peritali dell'intervento psicologico.
La prima parte esplora il concetto di trauma psicologico nella sua evoluzione teorica, dalla prospettiva psicoanalitica freudiana alla moderna comprensione neurobiologica, evidenziando come eventi traumatici interpersonali determinino alterazioni profonde nel funzionamento psichico. Vengono analizzate le specificità di abuso sessuale, molestia e stalking quali forme di trauma caratterizzate dalla violazione simultanea dell'integrità corporea, della fiducia interpersonale e del senso di sicurezza. Particolare attenzione è dedicata ai meccanismi di vittimizzazione secondaria e alla dimensione di genere, supportati da dati ISTAT che documentano come il 21% delle donne italiane abbia subito violenza sessuale.
La seconda sezione approfondisce la distinzione tra ruolo clinico e forense dello psicologo, delineando finalità, metodologie e vincoli deontologici specifici. Vengono analizzate le diverse figure peritali (CTU, Perito, CTP) e le criticità del contesto forense, con particolare riferimento ai fenomeni di simulazione e dissimulazione che richiedono metodologie rigorose e scientificamente validate.
Il terzo capitolo illustra gli aspetti metodologici della valutazione, presentando l'iter valutativo, gli strumenti testistici standardizzati (MMPI-2, MMPI-A, Test di Rorschach) e i protocolli forensi di riferimento, tra cui la Carta di Noto e le Linee Guida nazionali. Viene approfondito il passaggio dalla fenomenologia traumatica alla configurazione giuridica del danno, distinguendo tra danno biologico psichico, danno morale e danno esistenziale, con riferimento alla giurisprudenza più recente.
La parte applicativa presenta due casi clinici reali: C., donna di 24 anni vittima di atti persecutori e violenza sessuale, e F., adolescente di 16 anni vittima di abuso da parte di una figura di autorità. Entrambi i casi documentano l'applicazione del Minnesota Multiphasic Personality Inventory nella valutazione forense. L'integrazione tra colloqui clinici, strumenti psicometrici validati e analisi documentale ha consentito di accertare il nesso causale tra evento traumatico e danno psichico, quantificando quest'ultimo secondo il metodo dell'American Medical Association attraverso le scale BPRS, GAF e PIRS. I risultati evidenziano quadri di Disturbo Post-Traumatico da Stress cronico con compromissione significativa del funzionamento globale, quantificata al 20% nel caso adulto e al 40% nel caso adolescenziale. Nel caso di F. emerge un quadro compatibile con trauma complesso (cPTSD), con interferenza sui processi evolutivi e sviluppo della personalità. In entrambi i casi si documenta rilevante danno esistenziale attraverso modificazioni stabili delle abitudini di vita, abbandono di attività significative, compromissione della progettualità futura e alterazioni delle capacità relazionali. Le scale di validità dell'MMPI si sono rivelate fondamentali per escludere simulazione sintomatologica: nel caso di C. l'elevazione della scala L suggerisce atteggiamento difensivo indicando possibile sottostima del reale disagio, conferendo ulteriore attendibilità alla valutazione. Nel caso di F. il protocollo mostra piena collaborazione con risposte coerenti e genuine.
L'elaborato sottolinea l'importanza di un approccio trauma-informed che prevenga vittimizzazione secondaria e ribadisce la necessità di rigorosa distinzione tra funzione terapeutica e valutativa. Nella valutazione di minori assume particolare rilevanza il coinvolgimento necessario dei genitori, richiedendo metodologie specifiche che considerino l'impatto del trauma sui processi maturativi e sui compiti evolutivi.
In conclusione, la valutazione psicodiagnostica forense in ambito traumatico si configura non solo come procedura tecnico-scientifica, ma come atto di riconoscimento della sofferenza che restituisce dignità alla vittima, traducendo in linguaggio giuridicamente rilevante una trasformazione esistenziale profonda. Il lavoro dello psicologo forense contribuisce alla tutela dei diritti fondamentali delle vittime e alla costruzione di una risposta istituzionale scientificamente fondata.
La prima parte esplora il concetto di trauma psicologico nella sua evoluzione teorica, dalla prospettiva psicoanalitica freudiana alla moderna comprensione neurobiologica, evidenziando come eventi traumatici interpersonali determinino alterazioni profonde nel funzionamento psichico. Vengono analizzate le specificità di abuso sessuale, molestia e stalking quali forme di trauma caratterizzate dalla violazione simultanea dell'integrità corporea, della fiducia interpersonale e del senso di sicurezza. Particolare attenzione è dedicata ai meccanismi di vittimizzazione secondaria e alla dimensione di genere, supportati da dati ISTAT che documentano come il 21% delle donne italiane abbia subito violenza sessuale.
La seconda sezione approfondisce la distinzione tra ruolo clinico e forense dello psicologo, delineando finalità, metodologie e vincoli deontologici specifici. Vengono analizzate le diverse figure peritali (CTU, Perito, CTP) e le criticità del contesto forense, con particolare riferimento ai fenomeni di simulazione e dissimulazione che richiedono metodologie rigorose e scientificamente validate.
Il terzo capitolo illustra gli aspetti metodologici della valutazione, presentando l'iter valutativo, gli strumenti testistici standardizzati (MMPI-2, MMPI-A, Test di Rorschach) e i protocolli forensi di riferimento, tra cui la Carta di Noto e le Linee Guida nazionali. Viene approfondito il passaggio dalla fenomenologia traumatica alla configurazione giuridica del danno, distinguendo tra danno biologico psichico, danno morale e danno esistenziale, con riferimento alla giurisprudenza più recente.
La parte applicativa presenta due casi clinici reali: C., donna di 24 anni vittima di atti persecutori e violenza sessuale, e F., adolescente di 16 anni vittima di abuso da parte di una figura di autorità. Entrambi i casi documentano l'applicazione del Minnesota Multiphasic Personality Inventory nella valutazione forense. L'integrazione tra colloqui clinici, strumenti psicometrici validati e analisi documentale ha consentito di accertare il nesso causale tra evento traumatico e danno psichico, quantificando quest'ultimo secondo il metodo dell'American Medical Association attraverso le scale BPRS, GAF e PIRS. I risultati evidenziano quadri di Disturbo Post-Traumatico da Stress cronico con compromissione significativa del funzionamento globale, quantificata al 20% nel caso adulto e al 40% nel caso adolescenziale. Nel caso di F. emerge un quadro compatibile con trauma complesso (cPTSD), con interferenza sui processi evolutivi e sviluppo della personalità. In entrambi i casi si documenta rilevante danno esistenziale attraverso modificazioni stabili delle abitudini di vita, abbandono di attività significative, compromissione della progettualità futura e alterazioni delle capacità relazionali. Le scale di validità dell'MMPI si sono rivelate fondamentali per escludere simulazione sintomatologica: nel caso di C. l'elevazione della scala L suggerisce atteggiamento difensivo indicando possibile sottostima del reale disagio, conferendo ulteriore attendibilità alla valutazione. Nel caso di F. il protocollo mostra piena collaborazione con risposte coerenti e genuine.
L'elaborato sottolinea l'importanza di un approccio trauma-informed che prevenga vittimizzazione secondaria e ribadisce la necessità di rigorosa distinzione tra funzione terapeutica e valutativa. Nella valutazione di minori assume particolare rilevanza il coinvolgimento necessario dei genitori, richiedendo metodologie specifiche che considerino l'impatto del trauma sui processi maturativi e sui compiti evolutivi.
In conclusione, la valutazione psicodiagnostica forense in ambito traumatico si configura non solo come procedura tecnico-scientifica, ma come atto di riconoscimento della sofferenza che restituisce dignità alla vittima, traducendo in linguaggio giuridicamente rilevante una trasformazione esistenziale profonda. Il lavoro dello psicologo forense contribuisce alla tutela dei diritti fondamentali delle vittime e alla costruzione di una risposta istituzionale scientificamente fondata.