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Status giuridico del rex in etą arcaica, tra rex nemorensis e rex sacrorum, radice, origine e sviluppo del potere regale di Roma

AUTORE:
ANNO ACCADEMICO: 2013
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Nella storia di Roma, il periodo arcaico, dal momento in cui è divenuto oggetto di studio, ha presentato problematiche specifiche. In primo luogo, nell’analisi stessa del racconto tradizionale, si è da sempre cercato di separare il mito dalla storia: come dire, l’elemento irrazionale da quello razionale, la fantasia dalla realtà. Si sono, in tal modo, instaurate due opposte tendenze: una negava qualunque valore al racconto tradizionale, l’altra era disposta ad accoglierlo, sia pure con qualche riserva.
Nel momento attuale avviene che alcuni degli elementi ritenuti appartenenti alla sfera del mito, in particolare - per citarne solo alcuni - il momento e il luogo della fondazione vengono confermati dalle evidenze materiali dell’archeologia, particolarmente dagli scavi sul colle Palatino. L’archeologia conferma sia l’epoca della fondazione della città, che si riteneva puramente convenzionale o, nella migliore delle ipotesi, frutto di un calcolo effettuato a posteriori su dati non certi, sia il luogo, ritenuto frutto di un pasticcio costituito con materiale favolistico.
Sembra, dunque, che fare una storia del diritto di Roma arcaica, essendo prevenuti dal rifiuto del racconto tradizionale, sia da considerarsi un atteggiamento scarsamente realistico, dal momento che, in più di un caso, dati che avevano un’apparenza favolosa e per nulla credibile sul piano fattuale si sono dimostrati, successivamente, non solo verosimiglianti, ma si è compreso come, all’interno del racconto tradizionale (che di certo non è da prendere alla lettera), erano contenute delle verità storicamente certe.
Quello che si vuole in questa fase affermare è che l’atteggiamento ipercritico delle fonti leggendarie non è più intelligente del suo opposto e che, in definitiva, nella storia della fondazione e della costituzione del diritto di Roma antica, può bene essere avvenuto qualcosa che - ai nostri occhi di uomini vicinissimi, se non addirittura contigui dal punto di vista spaziale, ma distanti dal punto di vista temporale e, vorrei dire anche mentale - appare incongruo; in questo caso non dovremmo pensare a quel qualcosa come a un dato inutile e infondato, ma lasciare l’ ipercritica come metodo selettivo e pensare che forse, al momento, non siamo in grado di sollevare il velo sul reale significato della tradizione e dovremmo attendere il momento in cui saremo in grado, noi od altri per noi, di compiere il passo successivo.
Una impostazione del genere, cioè non ipercritica o, peggio, ideologizzata dal pregiudizio negativo nei confronti dello studio dell’antichità, appare più adeguata al non semplice tentativo della comprensione delle forme giuridiche romane antiche, sia quelle “pubbliche”, che riguardano l’argomento che è l’oggetto della presente dissertazione, sia quelle di natura “privatistica”; in che modo si comprenderebbero, infatti, la potestas e gli attributi del rex senza che la sua figura fosse messa in relazione agli ineludibili aspetti sacrali dei quali essa è espressione centrale, o determinati istituti privatistici, come la vindicatio, senza porli in relazione con i mores maiorum e le attribuzioni del pater familias. Pertanto mi avvio, per quanto nelle mie possibilità, alla stesura del lavoro presente, con il proposito di realizzare un discorso in grado di fornire un quadro giuridico che abbia, nel contesto peculiare dell’età romana arcaica, un senso compiuto.

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Norme di riferimento

  • Le istituzioni regie. La civitas e il suo territorio.
    La cerimonia dell’ aratio. Nomina dei sacerdoti.
    Inauguratio. Lex curiata de imperio. La fase latina o
    latino – sabina. Sul rex. I simboli dell’imperium.
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