AUTORE:
Riccardo Ragazzini
ANNO ACCADEMICO: 0
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Bologna
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
L'elaborato propone un'analisi comparata delle clausole di pace presenti nelle costituzioni di Italia, Germania e Giappone, con l'obiettivo di indagare le modalità attraverso cui i principi pacifisti, affermatisi nel secondo dopoguerra, sono stati recepiti e adattati nei rispettivi ordinamenti giuridici e contesti politico-istituzionali. La ricerca, articolata in quattro capitoli, si prefigge di verificare se, e in che modo, il ripudio della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali possa essere conciliato con le esigenze di sicurezza globali e con l'evoluzione del diritto internazionale contemporaneo. Nel primo capitolo viene esaminato l'articolo 11 della Costituzione italiana, collocato nel contesto della reazione post-bellica all'esperienza autoritaria del regime fascista. Particolare attenzione è riservata alla scelta lessicale del termine "ripudia", inteso come manifestazione di una volontà giuridicamente vincolante dello Stato. Il capitolo approfondisce inoltre il ruolo delle istituzioni coinvolte nella deliberazione dello stato di guerra, con riferimento agli articoli 78 e 87 della Costituzione, e analizza la partecipazione italiana a missioni militari internazionali, distinguendo tra interventi autorizzati dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e operazioni non coperte da tale legittimazione. Il secondo capitolo è dedicato all'ordinamento tedesco e alla sua impostazione pacifista, formalizzata nell'articolo 26 del Grundgesetz, che vieta la preparazione di guerre di aggressione. Dopo aver ripercorso le origini storiche di tale impostazione, l'analisi si sofferma sull'evoluzione del ruolo militare della Germania nel quadro delle missioni multinazionali e sulle tensioni interpretative sorte in ambito dottrinale e giurisprudenziale circa la compatibilità di tali sviluppi con la norma costituzionale. Il terzo capitolo prende in esame l'articolo 9 della Costituzione giapponese, che proibisce il mantenimento di forze armate offensive. Viene ricostruita la genesi della norma nel contesto dell'occupazione statunitense e viene analizzato il processo di reinterpretazione che ha portato alla costituzione delle Forze di Autodifesa, le quali, pur formalmente non configurandosi come un esercito in senso stretto, svolgono un ruolo funzionalmente analogo. Il capitolo affronta inoltre le dinamiche legate all'impegno crescente del Giappone in missioni internazionali e il dibattito interno ed esterno riguardante una possibile revisione della disposizione costituzionale. Il quarto e ultimo capitolo propone un confronto sistemico tra i tre ordinamenti analizzati, evidenziando le convergenze e le divergenze nell'elaborazione e nell'applicazione del principio del pacifismo costituzionale. Viene messa in luce la comune matrice postbellica, nonché il modo in cui i singoli Stati hanno declinato tale principio in base alle rispettive esperienze storiche, pressioni geopolitiche e trasformazioni del contesto internazionale. Una particolare attenzione è dedicata al rapporto tra norme costituzionali interne e diritto internazionale, nonché alla tensione tra rigidità formale delle clausole pacifiste e flessibilità richiesta dalle dinamiche della sicurezza globale. In conclusione, si osserva come le clausole pacifiste, spesso considerate espressioni simboliche, continuino a svolgere una funzione strutturale nella definizione dell'identità costituzionale degli ordinamenti analizzati e nel condizionare l'azione politica in conformità ai principi del diritto internazionale. L'analisi suggerisce l'importanza di una crescente cooperazione tra gli Stati e di un rafforzamento delle istituzioni sovranazionali quale condizione necessaria per la costruzione di un ordine internazionale fondato sul diritto, sulla pace e sulla giustizia.