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Cassazione penale, Sez. III, sentenza n. 313 del 11 aprile 1984
«Nel caso di procedimento penale per usurpazione di titoli, di cui all'art. 498 c.p., qualora attraverso inserzioni su di un giornale, si sia mascherato l'esercizio della prostituzione, annunciando di esercitare l'attività di massaggiatrice e...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 35075 del 29 settembre 2010
«Integra l'elemento psicologico del delitto di lesioni volontarie anche il dolo eventuale, ossia la mera accettazione del rischio che la manomissione fisica della persona altrui possa determinare effetti lesivi.»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 6773 del 4 luglio 1996
«Per la sussistenza del dolo nel delitto di lesioni personali, non è necessario che la volontà dell'agente sia diretta alla produzione di conseguenze lesive, essendo sufficiente l'intenzione di infliggere all'altrui persona una violenza fisica;...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 11781 del 7 dicembre 1982
«Nel delitto di lesioni personali volontarie l'elemento psicologico consiste nella volontà consapevole di attentare all'incolumità fisica altrui. E poiché l'atto di violenza fisica può avere, secondo le circostanze, effetti più o meno gravi, quando...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 30139 del 28 luglio 2011
«In tema di tentativo, l'idoneità degli atti non va valutata con riferimento al criterio probabilistico di realizzazione dell'intento delittuoso, infatti l'idoneità altro non è che la possibilità che alla condotta consegua lo scopo che l'agente si...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 969 del 19 ottobre 1970
«Nel caso di delitto tentato di lesione personale bisogna far riferimento al comma primo dell'art. 582 c.p. che disciplina l'ipotesi tipica del delitto di lesioni consumato, non potendo trovare applicazione il disposto del capoverso della suddetta...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 12867 del 18 novembre 1986
«Cagionare una lesione non ha necessariamente un significato circoscritto all'azione di picchiare, colpire, ma ha un'accezione più lata e comprensiva di qualsiasi violenta manomissione fisica dell'altrui persona. Conseguentemente anche un urto o...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 7388 del 23 luglio 1985
«I reati di percosse e di lesioni personali volontarie hanno in comune l'elemento soggettivo, che consiste nella volontà di colpire taluno con violenza fisica. L'unica differenza tra i due reati va ravvisata nelle conseguenze che la violenza...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5589 del 12 maggio 1993
«In relazione ad un'attività sportiva, come il gioco del calcetto, al cui contenuto regolamentare è estranea la violenza fisica, l'illecito sportivo è configurabile quando la condotta lesiva, quale il diretto controllo e il tiro del pallone, il...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 2765 del 25 febbraio 2000
«L'esercizio di attività sportiva costituisce una causa di giustificazione, non codificata, in base alla quale per il soddisfacimento dell'interesse generale della collettività a che venga svolta attività sportiva per il potenziamento fisico della...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 10734 del 10 marzo 2008
«Non ricorre la causa di giustificazione non codificata dell'esercizio di attività sportiva allorché un calciatore colpisca l'avversario fratturandogli il setto nasale nel momento in cui l'arbitro assegni un calcio di punizione, in quanto, in tale...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 31134 del 31 luglio 2007
«In tema di lesioni aggravate, il pericolo di vita di cui all'art. 583, comma primo, n. 1, c.p. — e cioè la probabilità che la morte si verifichi in un momento qualunque del corso del processo morboso — deve essere desunto secondo l'id quod...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 3952 del 3 aprile 1992
«Nel reato di lesioni volontarie la previsione o la prevedibilità dell'evento integrante una delle circostanze aggravanti di cui all'art. 583 c.p. (e, conseguentemente, la valutabilità della stessa a carico dell'agente, ai sensi del disposto...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5696 del 17 giugno 1986
«La norma di cui all'art. 583 c.p., non delinea un'autonoma figura di delitto, ma prevede delle semplici circostanze in quanto le ipotesi prese in considerazione non implicano una modificazione dell'essenza del reato di lesioni personali, ma...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 6721 del 7 luglio 1981
«L'incapacità di attendere alle ordinarie occupazioni va intesa in relazione ad ogni impiego della propria energia psico-fisica o della propria persona per un determinato scopo utile, lecito e giuridicamente apprezzabile, che, prima del fatto...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5087 del 24 aprile 1987
«Qualora a seguito di un'aggressione, la vittima riporti una alterazione psicopatica che è in rapporto diretto di causalità con la condotta dell'agente, questi risponde di lesioni personali aggravate se la malattia derivata da esse presenta un...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 10644 del 24 ottobre 1991
«Il movente della gelosia non riveste quelle caratteristiche di altruismo e di nobiltà che costituiscono il presupposto per la configurabilità dell'attenuante del motivo di particolare valore morale o sociale, prevista dall'art. 62, n. 1, c.p., ma...»
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Cassazione penale, Sez. IV, sentenza n. 6821 del 7 giugno 1976
«In tema di lesione gravissima deve considerarsi perdita di un arto non solo la asportazione di esso, ma anche l'impossibilità assoluta di usarlo secondo la sua normale funzionalità.»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4113 del 8 maggio 1997
«In materia di lesioni personali va affermato che, per la sussistenza dello sfregio permanente, non è richiesto un ripugnante sfiguramento o una sensibile modificazione delle sembianze, ma è sufficiente che ricorra una apprezzabile alterazione dei...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 10903 del 9 dicembre 1981
«Lo sfregio permanente, contemplato nella seconda ipotesi del n. 4 del comma secondo dell'art. 583 c.p., è un qualsiasi nocumento che, senza determinare la più grave conseguenza della deformazione, importi un turbamento irreversibile dell'armonia e...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 138 del 9 febbraio 1971
«Per «viso» si intende la parte anteriore del capo compresa tra l'impianto frontale dei capelli e la estremità del mento, parte che interessa maggiormente la venustà della persona. Non può tuttavia prescindersi — per accertare la sussistenza o meno...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 2634 del 19 marzo 1993
«È manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 584 c.p., in quanto previsione normativa di un'ipotesi di responsabilità obiettiva, in contrasto con l'art. 3 Cost., sotto il profilo della disparità di trattamento...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 41017 del 19 ottobre 2012
«Ai fini dell'integrazione dell'omicidio preterintenzionale è necessario che l'autore dell'aggressione abbia commesso atti diretti a percuotere o ledere e che esista un rapporto di causa ed effetto tra gli atti predetti e l'evento letale, senza...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 791 del 8 gennaio 2013
«L'elemento soggettivo del delitto di omicidio preterintenzionale non è costituito da dolo e responsabilità oggettiva né dal dolo misto a colpa, ma unicamente dal dolo di percosse o lesioni, in quanto la disposizione di cui all'art. 43 c.p. assorbe...»
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Cassazione penale, Sez. I, sentenza n. 4836 del 16 maggio 1985
«Il criterio distintivo tra l'omicidio preterintenzionale e quello volontario va individuato nella diversità dell'elemento psicologico. Nel primo, dove è voluto solo l'evento minore (percosse o lesioni) e non è, invece, voluto l'evento più grave...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 4237 del 29 gennaio 2009
«L'integrazione dell'omicidio preterintenzionale richiede l'accertamento di una condotta dolosa (atti diretti a percuotere o a ledere) e di un evento (morte) legato eziologicamente a tale condotta; l'elemento soggettivo del delitto in questione va...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 19838 del 30 aprile 2003
«Sussistendo il delitto di lesioni volontarie nella condotta di colui che inietta sostanza stupefacente nelle vene di un'altra persona in quanto ne determina uno stato di alterazione fisio-psichica, deve rispondere del delitto di omicidio...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5639 del 13 maggio 1992
«Il chirurgo che, in assenza di necessità ed urgenza terapeutiche, sottopone il paziente ad un intervento operatorio di più grave entità rispetto a quello meno cruento e comunque di più lieve entità del quale lo abbia informato preventivamente e...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 5544 del 12 maggio 1992
«Ai fini del delitto di omicidio preterintenzionale, l'elemento psicologico consiste nell'aver voluto l'evento minore (percosse o lesioni) e non anche l'evento più grave (morte) che costituisce solo la conseguenza diretta della condotta...»
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Cassazione penale, Sez. V, sentenza n. 6403 del 3 maggio 1990
«L'omicidio preterintenzionale si differenzia da quello previsto dall'art. 586 c.p. (morte come conseguenza di altro delitto) perché nel primo delitto l'attività del colpevole è diretta a realizzare un fatto che, ove non si verificasse la morte,...»