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Contratti della pubblica amministrazione -

I contratti pubblici tra emergenza e ripresa

AUTORE:
ANNO ACCADEMICO: 2022
TIPOLOGIA: Tesi di Specializzazione/Perfezionamento
ATENEO: Universitą degli Studi di Lecce
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Come è noto, dall’inizio del 2020, il mondo intero è stato investito dalla pandemia da Coronavirus che ha provocato una crisi dapprima solo sanitaria e poi anche economica. La storia ci insegna che alla rescissione segue la reazione spontanea dell’economia che tenta di riprendersi, ma, nonostante ciò, gli economisti hanno ipotizzato che, senza politiche economiche che stimolino la domanda e l’occupazione, si possa recuperare solo la metà del terreno perduto e non si possa raggiungere i livelli pre – pandemia. Inoltre, per quel che attiene all’Italia, essa presentava una situazione economica già deteriorata, aggravata dalla crisi sanitaria e dalle misure di contenimento.
In tale contesto socio – economico si inseriscono le misure economiche messe in campo dall’Unione europea e dai governi nazionali; tuttavia, anche questi interventi potrebbero non bastare a realizzare il risultato auspicato. Bisogna sì spendere, ma spendere bene e celermente. Il che significa che l’Italia, un Paese che ha vissuto negli anni passati un enorme deficit di investimenti pubblici e privati e un forte deterioramento delle infrastrutture pubbliche, deve impiegare in tempi rapidi i fondi europei e deve farlo al meglio. Ad esempio, cercando di adeguare e modernizzare le infrastrutture, intervenendo sul sistema dei trasporti nazionali e locali, sulla digitalizzazione, sul risparmio e sull’innovazione in campo energetico, sulla ricerca di base, sulle politiche industriali e dell’innovazione, possibilmente seguendo un disegno circa la traiettoria futura dell’economia, la sua specializzazione produttiva, e la sua collocazione nella divisione internazionale del lavoro.
Per ovvie ragioni, che si comprenderanno meglio dalla trattazione che segue, protagoniste indiscusse di quest’epoca sono le amministrazioni pubbliche, ed invero, queste avranno (hanno) il compito di gestire risorse per svariati miliardi. Altrettanto ovvio è che la gestione dei finanziamenti deve seguire le regole del Codice dei contratti pubblici [ABROGATO], ragion per cui il d.lgs. 50/2016 è tornato al centro del dibattito politico e, come consuetudine, le criticità del sistema sono state imputate alla qualità della normativa, da un lato suggerendo modifiche più o meno radicali, dall’altro invocando la sospensione o addirittura l’abolizione del codice dei contratti pubblici. A tal proposito, lo stesso PNRR indica, tra gli obiettivi essenziali per l’efficiente realizzazione degli investimenti che propone, la semplificazione delle norme in materia di appalti pubblici e concessioni, ritenuti entrambi cruciali per la ripresa economica.
In particolare, il PNRR distingue tra misure urgenti e misure di sistemazione della materia a regime, da realizzare mediante una delega legislativa per la revisione del Codice dei contratti pubblici. In virtù di ciò, si sono susseguiti numerosi interventi, principalmente volti alla semplificazione delle ordinarie procedure di affidamento ed esecuzione delle commesse pubbliche. Tuttavia, in una materia in cui gli interessi in gioco sono molteplici, qualsiasi misura di semplificazione non può contrastare con i capisaldi del diritto dei contratti pubblici e con i meccanismi fondamentali della responsabilità, della legalità e della tutela dei lavoratori, con la conseguenza che le riforme non possono essere assecondate nella misura in cui propongono vuoti di disciplina, determinano confusione nelle responsabilità, incertezze applicative e carenza di trasparenza e imparzialità. Per evitare ciò, le stesse dovrebbero essere attuate attorno al codice, per garantire esigenze di certezza del diritto e conoscibilità delle fonti, dovrebbe prevalere la stabilità e certezza del sistema sia per gli operatori economici che per i funzionari, poiché in mancanza di un corpo completo di regole e principi, la macchina amministrativa rischia di fermarsi, con un risultato esattamente opposto a quello desiderato.
Trovare il giusto grado di dettaglio del dato normativo non è semplice; ne è la prova la costante revisione del codice dei contratti pubblici. Infatti, se da un lato non si può immaginare una disciplina estremamente specifica e fitta, dall’altro sarebbe impensabile eliminare tutte le regole attuative del codice; si potrebbe, però, partire dal considerare le cause specifiche che provocano i malfunzionamenti, e su quelle intervenire.
Alla luce di tutto ciò, in questo scritto, nel primo capitolo si indaga sul contesto in cui si sono poggiate e nel quale andranno a inserirsi le modifiche al codice dei contratti pubblici; nel secondo, si entra nel vivo della materia, attraverso l’analisi delle norme dettate in via esclusiva per i contratti finanziati con i fondi del PNRR, delle disposizioni transitorie e di quelle a regime, con la precisazione che la strada è ancora lunga, che già si prospettano nuovi interventi alle porte e che forse, chissà, un nuovo codice è in arrivo.

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