Cassazione civile Sez. III sentenza n. 23986 del 26 settembre 2019

(1 massima)

(massima n. 1)

In base al principio generale della libera determinazione convenzionale del canone locativo per gli immobili destinati ad uso non abitativo, deve ritenersi legittima la clausola con cui viene pattuita l'iniziale predeterminazione del canone in misura differenziata e crescente per frazioni successive di tempo nell'arco del rapporto (a) mediante la previsione del pagamento di rate quantitativamente differenziate e predeterminate per ciascuna frazione di tempo, oppure (b) mediante il frazionamento dell'intera durata del contratto in periodi temporali pił brevi a ciascuno dei quali corrisponda un canone passibile di maggiorazione, ovvero (c) correlando l'entitą del canone all'incidenza di elementi o di fatti (diversi dalla svalutazione monetaria) predeterminati e influenti, secondo la comune visione delle parti, sull'equilibrio economico del sinallagma. Al contrario, la legittimitą di tale clausola va esclusa qualora risulti - dal testo del contratto o da elementi extratestuali della cui allegazione č onerata la parte che invoca la nullitą - che i contraenti abbiano in realtą perseguito surrettiziamente lo scopo di neutralizzare soltanto gli effetti della svalutazione monetaria, eludendo i limiti quantitativi posti dall'art. 32 della l. n. 392 del 1978 e cosģ incorrendo nella sanzione di nullitą prevista dal successivo art. 79, comma 1, della stessa legge.

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