Cassazione civile Sez. IV sentenza n. 22870 del 10 novembre 2015

(1 massima)

(massima n. 1)

Nell'ipotesi di interruzione del processo per morte di una delle parti in corso di giudizio, la relativa "legitimatio ad causam" si trasmette all'erede, ma il ricorso per riassunzione notificato individualmente nei confronti dei chiamati all'ereditą ex art. 486 c.c. č idoneo ad instaurare un valido rapporto processuale tra notificante e destinatario della notifica, se questi riveste la qualitą di successore universale della parte deceduta ex art. 110 c.p.c.; ne consegue che i chiamati all'ereditą, pur non assumendo la qualitą di eredi per il solo fatto di aver accettato la predetta notifica, hanno l'onere di contestare, costituendosi in giudizio, l'effettiva assunzione di tale qualitą, cosģ da escludere la condizione di fatto che ha giustificato la riassunzione. (Nella specie, la S.C. ha ritenuto sufficiente all'instaurazione del rapporto processuale la notifica di un atto di riassunzione nei confronti di coloro i quali si trovavano nello stato di fatto legittimante la successione, in virtł dei rispettivi rapporti di coniugio e di filiazione con la parte defunta, in assenza di circostanze ostative evincibili dagli atti e non essendo stata trascritta, prima della notifica della riassunzione, la rinunzia all'ereditą dedotta dal coniuge).

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