Consiglio di Stato Sez. IV sentenza n. 3070 del 13 maggio 2019

(4 massime)

(massima n. 1)

La condotta illecita tenuta dell'Amministrazione pubblica con l'occupazione abusiva di terreno altrui, quale che sia stata la sua forma di manifestazione, non può comportare l'acquisizione del bene, medesimo giacché essa configura un illecito permanente ex art. 2043 cod. civ.; d'altro canto la cessazione dell'illecito da essa commesso si verifica soltanto nelle ipotesi considerate rilevanti dall'ordinamento.

(massima n. 2)

L'occupazione di un fondo sine titulo da parte della Pubblica Amministrazione e conseguente trasformazione da parte della stessa di un bene privato, integrando un illecito permanente, non è utile ai fini dell'usucapione, atteso che diversamente si rischierebbe di reintrodurre nell'ordinamento interno forme di espropriazione indiretta o larvata, tenendo anche presente che l'apprensione materiale del bene da parte della Pubblica Amministrazione, al di fuori di una legittima procedura espropriativa o di un procedimento sanante, non può essere qualificata idonea ad integrare il requisito del possesso utile ai fini de quibus.

(massima n. 3)

In materia di espropriazione, solo dalla data di entrata in vigore del D.P.R. n. 327/2001 è configurabile, in presenza di tutti i relativi presupposti, il possesso ad usucapionem di un terreno occupato sine titulo in pendenza di un procedimento espropriativo, perché solo l'art. 43 del medesimo D.P.R. n. 327/ 2001 ha imposto l'eliminazione della prassi della 'occupazione acquisitiva', e dunque solo da questo momento l'ordinamento ha individuato, ex art. 2935 c.c., il giorno in cui il diritto può essere fatto valere.

(massima n. 4)

Quando vi è stata una patologia del procedimento espropriativo, l'interessato può proporre le domande risarcitorie, fermo restando il potere dell'Amministrazione di adeguare la situazione di fatto a quella di diritto, ai sensi dell'art. 42-bis del D.RR. n. 327/2001.

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