Consiglio di Stato Sez. VI sentenza n. 2658 del 7 maggio 2010

(2 massime)

(massima n. 1)

L'art. 11 accresce la pienezza della tutela avanti al giudice amministrativo, non solo estendendo la vocatio in ius, ma anche ammettendo il ricorso ai rimedi contrattuali, previsti dal codice civile, nel processo amministrativo. L'accordo ex art. 11 delinea un assetto di interessi perseguibile solo attraverso l'adempimento di obbligazioni poste dallo stesso a carico dell'una e dell'altra parte del rapporto. In caso di inadempimento, della parte lottizzante o del suo avente causa da una parte e del Comune dall'altra, degli obblighi da ciascuna parte assunti con la stipula dell'accordo, il creditore deve poter contare su tutti i rimedi offerti dall'ordinamento a un creditore, che derivi tale sua posizione da un contratto di diritto privato, per poter realizzare coattivamente il proprio interesse.

(massima n. 2)

È inammissibile, e quindi nulla la relativa clausola compromissoria, il ricorso all'arbitrato per la soluzione di controversie aventi ad oggetto diritti soggettivi soggetti alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo, in quanto inerenti agli accordi previsti dall'art. 11, L. 7 agosto 1990 n. 241.

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