Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 3298 del 12 marzo 1999

(1 massima)

(massima n. 1)

In tema di estorsione, ai fini della configurabilitą del reato sono indifferenti la forma o il modo della minaccia, potendo questa essere manifesta o implicita, palese o larvata, diretta o indiretta, reale o figurata, orale o scritta, determinata o indeterminata, purché comunque idonea, in relazione alle circostanze concrete, a incutere timore ed a coartare la volontą del soggetto passivo. La connotazione di una condotta come minacciosa e la sua idoneitą ad integrare l'elemento strutturale del delitto di estorsione vanno valutate in relazione a concrete circostanze oggettive, quali la personalitą sopraffattrice dell'agente, le circostanze ambientali in cui lo stesso opera, l'ingiustizia della pretesa, le particolari condizioni soggettive della vittima, vista come persona di norma impressionabilitą, a nulla rilevando che si verifichi una effettiva intimidazione del soggetto passivo. (Nella specie, in applicazione di tali principi, la S.C. ha ritenuto che correttamente, sotto il profilo dell'idoneitą della minaccia, fosse stato qualificato come tentativo di estorsione quello posto in essere da un soggetto abitualmente operante nell'ambito delle aste giudiziarie il quale, consapevole dell'interesse nutrito dalla persona offesa, proprietaria al 50% di un bene immobile la cui residua quota era stata messa all'asta, ad ottenerne l'aggiudicazione, aveva richiesto il versamento di una somma di denaro come unico mezzo per garantire tale risultato).

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