Cassazione civile Sez. III sentenza n. 1642 del 28 aprile 1975

(1 massima)

(massima n. 1)

Ai fini della responsabilità civile per danno cagionato da persona incapace d'intendere e di volere (art. 2047 c.c.), al fine di accertare se un minore sia incapace di intendere o di volere, il giudice non può limitarsi a tener presente l'età dello stesso e le modalità del fatto, ma deve anche considerare lo sviluppo intellettivo del soggetto, quello fisico, l'assenza (eventuale) di malattie, la forza del carattere, la capacità del minore di rendersi conto della illiceità della sua azione, la capacità del volere con riferimento all'attitudine ad autodeterminarsi. L'art. 2047 c.c. sulla responsabilità per danni cagionati da persona incapace, nel riferirsi alla capacità d'intendere e di volere, non enuncia i criteri in base ai quali il relativo accertamento deve essere compiuto, ma affida al giudice di compiere il detto accertamento alla stregua dei criteri tratti dalla comune esperienza e dalle nozioni della scienza. Questi criteri, pertanto, sono implicitamente assunti dalla norma, per cui il giudice è tenuto a rispettarli; con la conseguenza che la mancata applicazione di essi si risolve in violazione di legge.

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