Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 3390 del 15 dicembre 2000

(1 massima)

(massima n. 1)

L'uso del telefono d'ufficio per comunicazioni private, comportando l'appropriazione in via definitiva degli impulsi elettrici mediante i quali avviene la trasmissione della voce, rende astrattamente configurabile a carico del responsabile non il reato di peculato d'uso di cui all'art. 314, comma 2, c.p. ma quello di peculato comune di cui al precedente comma 1 dello stesso articolo. Tale illecito, peraltro, in tanto può concretamente ritenersi sussistente in quanto l'uso del telefono a fini privati esuli dai limiti dell'eccezionalità entro i quali esso è ammesso anche dal decreto del Ministro della funzione pubblica 31 marzo 1994 (emanato in attuazione dell'art. 58 bis del D.L.vo 3 febbraio 1993 n. 29), nulla rilevando, ai fini penali (posto che detti limiti risultino osservati), che sia mancata l'informativa al dirigente dell'ufficio, pure prevista dal citato decreto ministeriale, atteso che una tale mancanza, di per sè, può eventualmente importare conseguenze solo sul piano disciplinare).

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