Cassazione penale Sez. III sentenza n. 1846 del 10 settembre 1993

(2 massime)

(massima n. 1)

Ai fini della configurabilità del delitto di concussione, è sufficiente che ci sia stata costrizione o induzione, effettuata con abuso di poteri o qualità, con la successiva dazione o promessa indebita. Infatti, se non è contestabile che il metus publicae potestatis possa ricorrere nella maggior parte dei casi, tale timore non è da ritenersi quale elemento costitutivo del reato, poiché solo la generica sottoposizione psicologica del soggetto passivo, ma non l'effetto che da essa si produce, rappresenta parte integrante del delitto in questione. (Nella specie, relativa a rigetto di ricorso, si contestava la sussistenza del metus publicae potestatis, nel senso che non vi era stata mai prospettazione di un male ingiusto).

(massima n. 2)

L'applicazione di circostanze attenuanti, comuni o ad effetto speciale, ad un reato aggravato dalla recidiva non rende di per sé applicabile il disposto dell'art. 69 c.p. in tema di comparazione. La contestata recidiva, infatti, non incide necessariamente sulla misura della pena, essendo in facoltà del giudice non apportare gli aumenti che da essa dovrebbero conseguire. Ne consegue che correttamente il giudice può applicare la pena richiesta dalle parti, nel caso in cui esse abbiano escluso gli effetti della recidiva sulla misura della pena.

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