Cassazione penale Sez. I sentenza n. 298 del 15 gennaio 1992

(2 massime)

(massima n. 1)

In coerenza con la sistematica adottata dal legislatore, per cui si distingue tra errore sul fatto che costituisce reato (art. 47 c.p.) ed errore sulle scriminanti (art. 59 c.p.), l'art. 55 contempla un'ipotesi particolare di errore sulle scriminanti, o più esattamente una particolare modalità della condotta caratterizzata da errore sulle scriminanti. La previsione normativa dell'art. 55 c.p. disciplina, infatti, quelle situazioni particolari nelle quali, per colpa, determinata da imperizia, negligenza o imprudenza, si superano i limiti oggettivi di scriminanti effettivamente esistenti, nel senso che il comportamento dell'agente, fino ad un certo punto del suo svolgimento, è sorretto da una causa di giustificazione realmente esistente; mentre in una fase successiva è accompagnato dalla mera putatività di un elemento scriminante, della quale, vengono in realtà ecceduti i limiti. Accanto a questa figura di eccesso colposo, che costituisce un eccesso modale, è tuttavia possibile parlare di eccesso anche quando questo si innesta su di una situazione di scriminante erroneamente supposta: l'agente ritiene per errore incolpevole che esista una scriminante, che nella realtà non esiste, ma nell'agire trascende colposamente i limiti consentiti dalla disposizione. Tale forma di eccesso, che esula dalla disciplina dell'art. 55 c.p., è riconducibile alla figura generale dell'art. 59 terzo comma seconda parte, che implicitamente prevede anche una forma di eccesso: l'agente, cioè, opera nella erronea ma giustificata convinzione della esistenza di una scriminante, che nella realtà, non sussiste (e che sarebbe quindi coperta dalla scriminante positiva) ma, per colpa, non si rappresenti o non osservi i limiti della scriminante stessa e, concretamente li trascenda.

(massima n. 2)

L'art. 55 c.p. dispone che quando, nel commettere alcuno dei fatti preveduti dagli artt. 51, 52, 53 e 54 si eccedono, colposamente i limiti, stabiliti dalla legge o dall'ordine dell'autorità ovvero imposti dalla necessità, si applicano le disposizioni concernenti i delitti colposi, se il fatto è preveduto dalla legge come delitto colposo. L'espresso richiamo alle disposizioni, che disciplinano le cause di giustificazione e la specificazione che l'eccesso ricorre quando, per colpa, si eccedono i limiti stabiliti dalla legge o dall'autorità, nell'ipotesi preveduta dagli artt. 51 e 53 o dalla necessità, di difendere il proprio o l'altrui diritto, o sé stesso da un danno grave alla persona, che costituiscono gli elementi strutturalmente necessari, per la configurabilità della legittima difesa e dello stato di necessità, consentono di affermare, che l'art. 55, necessariamente, postula un collegamento tra eccesso colposo e situazioni scriminanti, e dunque l'impossibilità di ritenere la fattispecie descritta dall'art. 55, come una fattispecie colposa ab origine autonoma, svincolata dalle previsioni delle singole scriminanti.

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