Cassazione penale Sez. I sentenza n. 968 del 3 febbraio 1983

(1 massima)

(massima n. 1)

In tema di prova della volontà omicida, quando gli atti già compiuti siano di per sé rivelatori in modo inequivoco dell'animus necandi, non può attribuirsi alcun rilievo, ai fini dell'esclusione dell'intento omicida, al comportamento successivo dimostrato dall'agente, che, placata la sua furia omicida, tenti in qualche modo di ovviarne o attenuarne le conseguenze.

Hai un dubbio o un problema su questo argomento?

Scrivi alla nostra redazione giuridica

e ricevi la tua risposta entro 5 giorni a soli 29,90 €

Nel caso si necessiti di allegare documentazione o altro materiale informativo relativo al quesito posto, basterà seguire le indicazioni che verranno fornite via email una volta effettuato il pagamento.