Cassazione penale Sez. IV sentenza n. 2050 del 22 gennaio 2004

(4 massime)

(massima n. 1)

Il procedimento per la riparazione dell'errore giudiziario, pur avendo connotazioni di natura civilistica, attiene comunque ad un rapporto obbligatorio di diritto pubblico, cui consegue un rafforzamento dei poteri officiosi del giudice, il quale, ove la documentazione prodotta dalla parte interessata si riveli per qualche aspetto insufficiente, può fondare la sua decisione anche su atti diversi da quelli prodotti, di cui le parti abbiano comunque conoscenza.

(massima n. 2)

In tema di riparazione dell'errore giudiziario, esclusa l'operatività del limite stabilito per la riparazione dell'ingiusta detenzione, il carattere essenzialmente indennitario e non risarcitorio che deve riconoscersi a detta riparazione, in quanto basata sul presupposto di un danno non riconducibile ad atto illecito, se implica la necessità che la liquidazione si basi su criteri prevalentemente equitativi, non esclude, tuttavia, che possano e debbano trovare applicazione anche i criteri risarcitori civilistici relativamente ai danni, patrimoniali e non patrimoniali (ivi compreso il danno biologico e quello esistenziale) di cui, secondo le regole generali, risulti dimostrata la sussistenza e la riconducibilità alla condanna rivelatasi ingiusta, fermo restando che anche con riguardo a tali danni, ove essi non possano essere provati nel loro preciso ammontare, può farsi ricorso al criterio equitativo, secondo le regole stabiliti dagli artt. 1226 e 2056, comma primo, c.c. (Nella specie, in applicazione di tali principi, la Corte ha passato in rassegna le varie voci di danno riconosciute nella pronuncia di merito, verificandone la conformità ai principi civilistici e giungendo, per tale via, al parziale annullamento con rinvio della stessa pronuncia relativamente ad alcune di dette voci).

(massima n. 3)

L'art. 228 comma terzo c.p.p., che consente al perito, ai fini dello svolgimento dell'incarico, di richiedere notizie all'imputato, alla persona offesa nonchè ad altri soggetti, è applicabile anche nel procedimento per la riparazione dell'errore giudiziario disciplinato dall'art. 646 c.p.p. (Fattispecie in cui il perito, dovendo accertare il valore dell'azienda ceduta dall'imputato, a causa della carcerazione ingiustamente sofferta, aveva assunto informazioni presso imprenditori del settore).

(massima n. 4)

Nel procedimento di riparazione dell'errore giudiziario, il pubblico ministero è legittimato a proporre ricorso per cassazione avverso l'ordinanza della corte d'appello che decide sulla domanda di riparazione, anche solo per contestare la quantificazione della somma stabilita a titolo di indennizzo, in quanto nessuna espressa limitazione è prevista al suo potere di impugnazione

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