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Principi costituzionali e fine vita tra autodeterminazione e nodi problematici

AUTORE:
ANNO ACCADEMICO: 2021
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Milano
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Il momento della morte è sempre stato per l’uomo motivo di sofferenza e di profondi interrogativi.
Fino a qualche decennio fa, questo momento era l’unico nel quale la volontà umana fosse di fatto irrilevante; qualsiasi uomo, credente o non credente, di qualsiasi razza, etnia o paese doveva arrendersi e aspettare la propria fine.
Il progresso scientifico, però, ci ha inevitabilmente posso di fronte a nuovi drammi e quesiti, che mettono in luce le diverse visioni della vita o della morte di ognuno di noi: chi decide se è meglio prolungare una vita di sofferenza, se è meglio staccare il respiratore? E se il paziente ha espresso le proprie volontà ma ora non è più in grado di confermarle? È lecito e possibile delegare ai medici una scelta finale sulla vita o sulla morte?
Negli ultimi anni, la giurisprudenza e la dottrina italiane si sono ampiamente occupate, appunto, dei nodi problematici concernenti la tematica del fine vita.
La definizione di termini quali eutanasia, testamento biologico e suicidio assistito ha impegnato giuristi, medici e, per certi versi, anche l’opinione pubblica.
Gli accesi dibattiti hanno spesso preso le mosse dalle rivendicazioni di chi, nelle ultime fasi della propria esistenza, reclamava la libertà e la facoltà di compiere scelte che non sembravano trovare riconoscimento da parte dell’ordinamento giuridico italiano, quali appunto l’eutanasia e il suicidio assistito. I casi più noti e discussi hanno rappresentato un’opportunità di riflessione su problematiche da tempo presenti nell’esperienza quotidiana di pazienti, famigliari e soprattutto medici.
Nel primo capitolo dell’elaborato verranno, appunto, analizzati - da un punto di vista definitorio - i temi di eutanasia, suicidio assistito e testamento biologico, illustrando inoltre le posizioni sia di chi è favorevole e sia di chi è contrario a queste pratiche, con anche uno sguardo comparato rispetto al resto del mondo.
Il secondo capitolo verterà, invece, sul quadro normativo del tema del fine vita. Il riferimento costituzionale per quanto riguarda le scelte mediche e terapeutiche è da rinvenirsi nel diritto all’autodeterminazione e nel principio del consenso informato, che la Corte costituzionale ha definito come “vero e proprio diritto della persona” e “principio fondamentale in materia di tutela della salute”.
Anche se in Italia manca una legge che detti una disciplina completa riguardo al diritto di autodeterminazione terapeutica nelle fasi finali della vita e al diritto del paziente di chiedere la non applicazione o la sospensione di determinati trattamenti medici anche quando siano necessari al suo mantenimento in vita, non si può dire che vi sia un vuoto normativo in materia; le norme costituzionali di riferimento vanno individuate negli articoli 2, 3, 13 e 32 della nostra Costituzione, i quali verranno, appunto, approfonditi successivamente. Le richiamate fonti costituzionali garantiscono la possibilità di scegliere, in attuazione al principio di autodeterminazione in materia sanitaria, come vivere il momento più importante della nostra esistenza, quello del congedo dalle cose terrene, mantenendo e conservando piena lucidità fino alla fine.
Il tema centrale dell'elaborato sarà proprio l’analisi del diritto di autodeterminazione (che va di pari passo con il principio del consenso informato) e la sua diversa rilevanza ed esplicazione in base alla situazione e alla condizione del paziente in questione. Verranno a questo proposito approfonditi i casi "Englaro", "Welby", "Dj Fabo-Cappato" e "Trentini", i più interessanti ed emblematici in materia, tutti differenti tra di loro e ricchi di tematiche da affrontare.

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