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Diritto amministrativo -

La Crimmigration in Italia: la detenzione amministrativa dello straniero. Profili di illegittimitą e irrazionalitą della fattispecie.

AUTORE:
ANNO ACCADEMICO: 2021
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Bologna
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
Il presente elaborato si propone di indagare la normativa italiana di regolamentazione del fenomeno migratorio, nonché prevenzione e controllo della clandestinità. La strategia statale sarà analizzata attraverso la principale chiave di lettura dell'approccio politico-criminale denominato in dottrina come "Crimmigration" e la progressiva convergenza che interessa i due settori del diritto amministrativo e del diritto penale nella stesura di uno statuto giuridico differenziato per lo straniero. Tale cornice normativa viene perfezionata attraverso l'introduzione e progressiva normalizzazione del peculiare strumento della detenzione amministrativa, istituto giuridico che permette il trattenimento del migrante irregolare e funzionale all'esigenza espulsiva, in assenza di ogni fatto-reato. L'approfondimento postula la riflessione sui principali requisiti di operatività della fattispecie ed il rispetto dei principi di tassatività e giurisdizione fissati dall'art. 13
Cost. Verranno successivamente indagate le criticità ed incongruenze sistematiche alla base dell'applicazione concreta del dispositivo da parte dell'autorità amministrativa, a dispetto del retrostante impianto formale di regolamentazione. Lo strumento si rivela inefficace allo scopo espulsivo al quale viene istituzionalmente destinato, altresì ai fini della deterrenza dell'immigrazione irregolare, palesandosi, infine, come mero dispositivo di controllo fisico e materiale del clandestino, ritenuto o da ritenersi "pericoloso", fornendo alimento ad un sostanziale processo di criminalizzazione.
Il ricorso al trattenimento dello straniero, alla stregua di terza strategia della "Crimmigration", formalizza l'esistenza di un diritto penale speciale ed "orientato", strumentalizzato alle finalità di sicurezza sociale in ordine ad una percepita "emergenza-immigrazione". L'etichetta "clandestino" diviene categoria semantica assorbente ed invasiva, che si retroflette nell'opinione pubblica e nella cultura sottostante, fino alla compiuta identificazione dello straniero come "classe pericolosa", di cui è auspicabile volere l'esclusione dalla società.

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