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Storia e filosofia del diritto -

Lo scetticismo interpretativo

AUTORE:
ANNO ACCADEMICO: 2003
TIPOLOGIA: Tesi di Laurea Magistrale
ATENEO: Universitą degli Studi di Ferrara
FACOLTÀ: Giurisprudenza
ABSTRACT
La nozione di interpretazione, al pari della nozione di norma, si configura come centrale nello studio del diritto. Non ci si può, infatti, assolutamente esimere dall’affrontare in via generale, almeno implicitamente, il problema ermeneutico, perché esso è il punto di passaggio obbligato tanto per il giurista teorico quanto per quello pratico.
Del resto, tutti i giuristi interpretano, moltissime delle loro attività potendo essere qualificate come attività latu sensu “interpretative”.
D’altro canto, non c’è tesi di diritto positivo che non venga presentata come una “interpretazione”, ossia come il risultato o il prodotto di un’attività interpretativa.
Attraverso l’interpretazione vengono - secondo le diverse concezioni - accertati o costituiti, o in parte accertati e in parte costituiti, i precetti che rappresentano l’oggetto della conoscenza giuridica.
Non c’è allora da stupirsi se giuristi, filosofi e sociologi del diritto si sono spesso soffermati a riflettere su questo tema, sia elaborando teorie che mirano a descrivere le prassi effettive degli interpreti, sia elaborando dottrine che prescrivono come si debba interpretare.
Il testo fornisce una dettagliata analisi comparativa delle principali teorie dell’interpretazione che si contendono il campo nel pensiero giuridico moderno, vale a dire: teoria cognitiva (o formalistica), teoria scettica (o realista) e teoria mista (o intermedia), la quale tenta di conciliare le due precedenti.

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