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Articolo 1 Costituzione

[Aggiornato al 22/10/2023]

Dispositivo dell'art. 1 Costituzione

L'Italia è una Repubblica democratica [139], fondata sul lavoro (1) [4 Cost.].

La sovranità appartiene al popolo [48, 56, 58, 60, 101], che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione (2).

Note

(1) In tale articolo viene sancito il riconoscimento del referendum istituzionale del 2 giugno 1946; si definisce la struttura essenziale dello Stato, dai punti di vista economico-politico e della forma di governo.
Esso va letto in parallelo e di concerto con il fondamentale art. 139 della Costituzione.
Infine, viene affermato il fondamentale principio del lavoro, fondamento dell'idea e dell'architettura costituzionale, principio ispiratore della rinascita repubblicana.

Spiegazione dell'art. 1 Costituzione

La Carta Costituzionale contiene, all'interno dei primi dodici articoli, i principi fondamentali dell'ordinamento repubblicano.

A differenza di altre Costituzioni straniere, il Costituente ha preferito inserire tali principi direttamente nel testo della Carta fondamentale, senza cioè relegarli in un preambolo separato, al fine di evitare qualsiasi dubbio sull'ampiezza della propria efficacia e sulla immediata applicabilità.

Così facendo, i principi non fungono solamente da criteri guida cui i poteri pubblici devono conformarsi, ma altresì come norme che vincolano l'interprete.

Per quanto riguarda il principio democratico di cui al presente articolo, esso esprime l'essenza stessa della Repubblica, sancendo il riconoscimento e la trasposizione del referendum istituzionale del 2 giugno 1946, tramite il quale gli italiani, memori del recente regime monarchico, hanno optato per la forma repubblicana.

La Repubblica fonda le proprie basi sul consenso dei governati, i quali, in condizioni di perfetta parità, possono concorrere alla vita politica del Paese.

Di pari e primaria importanza è il lavoro, come mezzo per garantire l'uguaglianza dei cittadini e permetterne lo sviluppo personale.

I cittadini sono gli esclusivi detentori del potere politico, anche se, per ovvi motivi, la sovranità viene di fatto esercitata secondo modalità e con l'ausilio di soggetti diversi da essi (c.d. democrazia indiretta).

La sovranità appartiene così al popolo, non allo Stato o alla Nazione: l'apparato ne è lo strumento, secondo i modelli della democrazia rappresentativa che elegge i rappresentanti in seno alle Camere e designa gli ulteriori organi (primo fra tutti il Governo) e della democrazia diretta, cioè della partecipazione attiva dei cittadini in varie forme: archetipo è il referendum abrogativo di cui all'art. art. 75 Cost. Cost.

Corollario di quanto sopra è il dovere della maggioranza di non impedire che la minoranza possa esprimere le proprie convinzioni politiche in Parlamento ed al corpo elettorale e, di conseguenza, essere in grado di divenire a sua maggioranza. L'alternanza delle forze politiche è un principio fondamentale di un regime democratico.

Lo stato repubblicano è dunque fondato unicamente sul consenso popolare, privando di qualsiasi rilevanza il censo o i privilegi di nascita, connotati specifici dei regimi monarchici, su cui tanto si è dovuto combattere nell'epoca illuministica e non solo.

Tramite tale articolo la Costituzione ripudia ogni impronta classista ed enuncia il fondamento sociale e democratico della Repubblica.

Relazione al Progetto della Costituzione

(Relazione del Presidente della Commissione per la Costituzione Meuccio Ruini che accompagna il Progetto di Costituzione della Repubblica italiana, 1947)

1 Era necessario che la Carta della nuova Italia si aprisse con l'affermazione della sua, ormai definitiva, forma repubblicana. Il primo articolo determina alcuni punti essenziali. Non si comprende una costituzione democratica, se non si richiama alla fonte della sovranità, che risiede nel popolo: tutti i poteri emanano dal popolo e sono esercitati nelle forme e nei limiti della costituzione e delle leggi; nel che sta l'altra esigenza dello «Stato di diritto». Bisogna poi essere ciechi per non vedere che è oggi in corso un processo storico secondo il quale, per lo stesso sviluppo della sovranità popolare, il lavoro si pone quale forza propulsiva e dirigente in una società che tende ad essere di liberi ed eguali. Molti della Commissione avrebbero consentito a chiamare l'Italia «repubblica di lavoratori» se queste parole non servissero in altre costituzioni a designare forme di economia che non corrispondono alla realtà italiana. Si è quindi affermato, che l'organizzazione politica, economica e sociale della Repubblica ha per fondamento essenziale — con la partecipazione effettiva di tutti i lavoratori — il lavoro: il lavoro di tutti, non solo manuale ma in ogni sua forma di espressione umana.

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